Carlo Alessandro Landini ‘L’orecchio di Proteo. Saggio di Neuroestetica Musicale’

Come recita il sottotitolo ‘Ambiguità, trappole cognitive, strategie decisionali’, in questo poderoso tomo, frutto di una ricerca portata avanti da dieci anni, impressionante per documentazione e per esempi trattati, Carlo Alessandro Landini, compositore di musica contemporanea, che, leggiamo nelle note, unisce la sua ricerca musicale allo studio della psicoacustica e della neurofisiologia della percezione, nello specifico del tempo musicale (sospeso o dilatato), e alla collegata idea di forma (modulare o espandibile), prende in esame i processi cognitivi, consci e inconsci che permettono al nostro cervello di decifrare e codificare qualsiasi messaggio musicale giunga all’orecchio, ma anche i meccanismi che il nostro cervello mette in campo per presentarci l’esperienza dell’ascolto, arrivando “a farci accettare a vari livelli di piacevolezza questa esperienza”. Nel volume Landini analizza attraverso esempi, citazioni tratte da testi scientifici, filosofici, letterari più disparati, accompagnando le sue approfondite spiegazioni con grafici e immagini pittoriche, come il concetto dell’ambiguità possa essere declinato in musica iniziando direttamente dalla creazione musicale, “nella sovradeterminazione rispetto al materiale di impiego. In tale residuo linguistico si annida, laddove questo esista, l’ambiguità in musica”. Nella trattazione Landini ci porta a comprendere che “la percezione […] rimane erratica, errabonda, peregrina nella sua umana e creaturale fallibilità. Questa è la musica, questa è la percezione che l’uomo ha della musica”.
Andando avanti nella lettura troviamo analisi approfondite dell’opera di György Ligeti, collegate al concetto di frattale di Benoît Mandelbrot in musica, combinate con l’arte di Jackson Pollock. Leggiamo con curiosità Chopin sezionato al “microscopio pentagrammato” per il suo Studio op.10 n. 10. Continuiamo la lettura e veniamo a conoscenza del fatto che un concetto, quello di di dettaglio, sia fondamentale per aiutarci a districarci nella comprensione di “strutture narrative altrimenti opache”. Continui riferimenti alla storia della musica, alla storia della ricerca scientifica e della cultura, permettono a Landini, con il suo stile affascinante e puntuale, di raccontarci della musica di Prokof’ev, accostata da diversi studiosi alla pittura cubista. In un altro momento particolare della sua ricerca, Landini ci parla della metanarrazione di Michael Nyman, considerandolo “un caso del tutto inedito di sfocatura in musica, il cui esito si colloca alla metà esatta fra l’ambiguità cognitiva […] con cui si travisa il canone della lingua, lingua che l’artista a proprio piacimento “utilizza, smonta, svuota per immetterla, infine, in un’attesa drammaturgia di segni […] e l’ambiguità percettiva (dovuta all’azione aberrante di figure musicali labili, sfuggenti, difficili a cogliersi, alle quali non è permesso di stagliarsi con nitore e limpidezza essenziali sullo sfondo amorfo del rumore)”. Proseguendo la lettura – segnalo alcune sezioni per me rilevanti del volume a mo’ di esempio – ad un certo punto Carlo Alessandro Landini ci parla di Schubert in questi termini, “la produzione musicale di Schubert si presta magnificamente a illustrare i trucchi cognitivi che il cervello mette in atto per neutralizzare la perplessità scaturente da un complesso di informazioni vuoi contraddittorie, vuoi ipoconnotate, ossia insufficienti a “situare” un’azione, a contestualizzarla, a interpretarla (anche, e soprattutto, retrospettivamente, cercando di far rientrare un dato acquisito di recente entro un paradigma già noto, apparentemente in contrasto con il primo)”. Riflessioni che non ci lasciano indifferenti e attivano connessioni, riflessioni, ricerca della musica citata per poter capire, anche grazie all’ascolto immediato, quello che Landini ci dice.
Di nuovo, la riflessione dell’autore sulle indagini linguistiche di Ferdinand de Saussure e Roland Barthes, utilizzate per ulteriormente approfondire l’ambiguità nella comunicazione. E via di questo passo, per giungere, dopo circa 800 pagine di avventurose esplorazioni, alla conclusione a cui arriva il nostro autore, giunto al termine del percorso. Conclusione “ambigua”, non finita ma aperta a future “disambiguazioni”.
Consiglio: leggete il libro e ascoltate la sua musica, qui trovate la recensione delle sonate per violoncello e pianoforte scritta da Filippo Focosi. Buona “disambiguazione”.

Carlo Alessandro Landini, L’orecchio di Proteo. Saggio di neuroestetica musicale. Ambiguità, trappole cognitive, strategie decisionali, Lucca, LIM, 2021