Paolo Zangara ‘Scusi, dov’è il bar?’

(Snowdonia Dischi/Audioglobe 2024)

Dignitoso è il primo aggettivo che viene (subito) in mente, nel recensire il disco di Paolo Zangara (in veste soprattutto di bassista, presente se non presenzialista in vario sottobosco italico già della seconda metà degli Ottanta), financo ascoltando la prima canzone Silenzi Irrequieti; dignitoso e svagato, nello sciorinare più di mezz’ora di brani grossomodo “jazz” di antica fattura (Non Mi Sembrava Un Capriccio, di questa c’è anche un evocativo video sul Tubo) con apparente noncuranza. L’aspetto “vintage”, anni Sessanta, è lampante (Dall’altra Parte Del Mare); eppure, in qualche modo, emerge carsico un sommesso tocco personale. Giorni e Notti è classica, Parole più pregnantemente singolare, la programmatica Sono Quello Che Sono addirittura sincopata.Una corsa passa furtiva, la conclusiva Senza Meta congeda placida.
Un cantante (in questo album non tocca nemmeno uno strumento) assennato, senza ombra di dubbio.
Alla bisogna hanno partecipato, spesso nella pertinente cornice del lago di Monate, Lory Muratti (the house of love) che produce il tutto nel suo studio/casa e offre le sue chitarre in alcune canzoni, Roberto Talamona (pre-produzione e chitarra classica e flamenca), Pier Tarantino (batteria), Francesca Morandi (contrabbasso), Mauro Banfi (pianoforte), Mauro Brunini (tromba, flicorno), Tarcisio Olgiati (sax), Elisabetta Girola e Leila Rossi (cori).

Voto: 6,5/10

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