Denman Maroney Quintet ‘The Air-Conditionate Nightmare’

(Neuma Records 2024)

Dal pianoforte preparato del compositore americano John Cage all’“iperpiano” di Denman Maroney, il passo è breve. O quasi. Musicista versatile come pochi, Maroney (nato nel 1949 in Francia ma poi stabilitosi negli Stati Uniti) si muove in un territorio mediano tra la composizione contemporanea e il jazz. Quest’ultimo è particolarmente preminente nel doppio, imperdibile Cd di recente pubblicazione per la Neuma Records, che vede protagonista il quintetto capitanato dallo stesso Maroney al pianoforte, cui si aggiungono Emilie Lesbros (voce), Robin Fincker (sax tenore, clarinetto), Scott Walton (basso), e Samuel Silvant (batteria). Il primo Cd comprende un ciclo di songs (tutt’altro che tradizionali, come la durata suggerisce) con testi di autori vari (Yeats, Eliot, lo stesso Maroney), intitolato The Air-Conditionate Nightmare (2022). Il secondo comprende invece brani strumentali che, nell’insieme, formano le Covid Varations (2020). Le composizioni di Maroney si caratterizzano innanzitutto per il suo stile peculiare pianistico, consistente nel suonare con una mano i tasti e con l’altra le corde dello strumento (con aggeggi vari, portando oltre le intuizioni di Cage e Cowell). In tal modo, Maroney è in grado di eseguire frasi che procedono a tempi diversi, producendo, in collaborazione con gli altri musicisti, intricati ingranaggi poliritmici che richiamano da vicino la scrittura di un altro “american maverick” come Conlon Nancarrow. Ma, si diceva, Maroney è autore eclettico, per cui la matrice avanguardistica si sposa alla perfezione con quella jazzistica, evidente nel meraviglioso interplay tra i musicisti – cui l’autore riserva anche alcuni (limitati ma preziosi) spazi per l’improvvisazione -, nella tavolozza timbrica generata dalla line-up del gruppo, nelle melodie spigolose e negli spostamenti di accenti caratteristici del pianismo di un Theloniuos Monk (non a caso omaggiato in un brano). Le soluzioni ritmiche e melodiche sperimentate da Maroney tendono un po’ a ripetersi, ma si rimane comunque avvinti, nell’ascoltare questi brani in sequenza, dal fluire organico delle note, dei temi, delle sequenze ritmiche: un flusso sonoro che, per riprendere le parole di un altro grande musicista come Fred Frith citate nelle note al (doppio) Cd, lascia letteralmente rapiti, “senza respiro”.

Voto: 7,5/10

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