(Brilliant Classics 2024)
Caposaldo della musica minimalista olandese del secondo Novecento, l’opera Canto Ostinato del compositore olandese Simeon Ten Holt (1923-2012) può essere considerata la risposta europea ai lavori pioneristici dei più famosi esponenti americani di tale importante e influente movimento. Essendo costruita sostanzialmente sulla base della ripetizione di brevi patterns melodico-ritmici su cui si innestano un poco alla volta, in modo quasi impercettibile, delle micro-variazioni, essa rimanda all’idea di musica come processo graduale sviluppata da Steve Reich in opere come Six Pianos. Allo stesso tempo, la libertà concessa agli interpreti riguardo all’ordine con cui eseguire le 106 cellule tematiche ideate da Ten Holt e alla durata complessiva dell’esecuzione, fa venire alla mente il celebre In C di Terry Riley. Come quest’ultimo, inoltre, Canto Ostinato può essere eseguito da diverse combinazioni strumentali – nella fattispecie, pianoforti multipli, percussioni, arpa, sintetizzatori, e via dicendo – come documentato dal box di ben 12 CD realizzato dal pianista Jeroen Van Veen (insieme ad altri suoi colleghi) sempre per la Brilliant Classics alcuni anni or sono. L’interpretazione qui offerta dal trombettista Eric Vloeimans e dall’organista Aart Bergwerff è però diversa da qualunque altra ad oggi ascoltata. Nella loro versione, Canto Ostinato si trasforma in una sorta di estesa monodia che si sviluppa sopra un basso continuo. L’incastro e la sovrapposizione graduale dei pattern ritmici su cui si incentrano le interpretazioni per strumenti a tastiera o a percussione finiscono in secondo piano rispetto all’esplorazione (parzialmente improvvisata) delle linee melodiche – dal sapore antico, e venate di una certa malinconia – e delle nuances timbriche, soprattutto per ciò che concerne la tromba di Vloeimans, che in alcuni passaggi profuma di soffuso “cool jazz”. Un’altra particolarità di questa interpretazione è che i cambiamenti armonici pensati dall’Autore sono eseguiti con maggiore rapidità rispetto alla norma, il che si riflette nell’evocazione di paesaggi musicali cangianti pur nella loro apparente omogeneità. Una lettura poco canonica, dunque, quella offerta dai due estrosi musicisti olandesi in questa brillante registrazione dal vivo; ma anche per ciò assolutamente preziosa, in quanto svela tratti finora inesplorati di questa pietra miliare del minimalismo europeo.
Voto: 8/10