Intervista con CJ Mitchell della label britannica False Walls

Nel mio muovermi random in veste di “spider” musicale della sonosfera, questa volta mi sono imbattuto in un’interessante realtà discografica britannica, la False Walls. Come ascoltatore tempo fa ero entrato in contatto con una sua produzione, il box di Andrew Poppy, e grazie a Kathodik ho pensato di intervistare il deus ex machina CJ Mitchell per farmi raccontare quali altre interessanti produzioni, tra free jazz e musica contemporanea, sono il presente e il futuro della False Walls (photo by David Carson).

Qui trovate l’intervista in Inglese

Quali sono le origini della label False Walls Records? Come è nata l’idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?

Ho fondato la False Walls nel 2002, mentre vivevo a Chicago, pubblicando sei CD che spaziavano tra post-rock, improvvisazione, elettronica e un progetto radiofonico. Molti dei musicisti dell’etichetta discografica risiedevano a Chicago, città che dispone di una grande rete di band, locali, festival ed etichette discografiche.

Di queste uscite, vale la pena di ascoltare due album dei Tiny Hairs, un gruppo fantastico. All’epoca, Copper Press (USA) scrisse: “Il sestetto di improvvisatori Tiny Hairs, con base a Chicago, fa una musica che tocca molteplici stili: elettronica, post-rock, improvvisazione sperimentale e persino minimalismo… ‘Coldless’ [il loro secondo album, 2004: https://tinyhairs.bandcamp.com/album/coldless] è un’aggiunta significativa e attrattiva alla crescente ondata di produzioni sperimentali provenienti da Chicago che resistono a facili categorizzazioni”.

Quello tra il 2002 e il 2004 era un periodo in cui si spedivano le copie delle recensioni alle riviste, piuttosto che inviare un link per il download via e-mail – Internet non era in grado di aiutare la promozione con la pubblicità, tanto meno con i download e lo streaming. Gestire l’etichetta richiedeva molto tempo e, oltre a un lavoro a tempo pieno, purtroppo non potevo dedicarle il tempo di cui aveva bisogno: nel 2004 l’etichetta è stata chiusa.

Nel 2021, vivendo ora a Faversham (Kent, Regno Unito), ho rilanciato la False Walls. Durante Il Covid-19, molti altri miei lavori si erano interrotti e ho avuto il tempo di pensare alle possibilità di gestire di nuovo l’etichetta: per cominciare, le sei uscite originali potevano essere rese disponibili per la prima volta in formato digitale, ed ero affascinato dalla musica che avevo trovato online di Helena Celle e Andrew Poppy, entrambi felici di pianificare le edizioni fisiche di quei lavori.

Gli sviluppi online comportano oggi un contesto radicalmente diverso per un’etichetta rispetto al 2002-2004: per esempio, le vendite digitali e lo streaming, i social media, i download offerti per le promozioni, le stazioni radio online.

Come scegli le produzioni?

Le pubblicazioni si sono sviluppate in modi diversi. A volte sono entrato in contatto con musicisti conoscendo il loro lavoro e sviluppando un’amicizia con loro insieme alla pubblicazione dei loro lavori: è successo con persone come Andrew Poppy e Cinder/Cindytalk (conosco i Cinder dagli anni Novanta, ma ho pubblicato i loro lavori solo di recente).

Al contrario, altri musicisti hanno contattato l’etichetta per capire se la False Walls fosse interessata a pubblicare il loro lavoro – non conoscevo il lavoro di Kevin Daniel Cahill o Astrïd prima che mi contattassero.

Mi è difficile definire un filo conduttore musicale che colleghi tutti i lavori dell’etichetta, se non quello di riflettere i miei interessi per la dinamica, la tessitura, il contrappunto, l’atmosfera, il trascorrere del tempo in ambienti uditivi ricchi e avvolgenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di musica strumentale, ma non solo; sono interessato a metodologie che riguardano musiche improvvisate o composte, e tutto ciò che sta in mezzo. I miei gusti musicali sono ampi. Passo volentieri dall’ascolto di Evan Parker che improvvisa al sassofono soprano: https://evanparkerfw.bandcamp.com/album/the-heraclitean-two-step-etc, ai paesaggi sonori elettronici estesi di Tremble With Joy: https://tremblewithjoy.bandcamp.com/album/born-trembling.

Tremble With Joy ‘Born Trembling’

Questi album danno un’idea della gamma di lavori dell’etichetta:

Helena Celle, Cindytalk e Kevin Daniel Cahill: tre registrazioni soliste, tutte (coincidenza) di musicisti di base a Glasgow:
https://helenacelle.bandcamp.com/album/music-for-counterflows
https://cindytalk.bandcamp.com/album/subterminal
https://kevindanielcahill.bandcamp.com/album/impossible-worlds

Henry Dagg/Evan Parker: Henry tratta il sassofono improvvisato di Evan attraverso test-oscillatori dell’epoca Radiophonic Workshop, modulatori ad anello, un variatore di frequenza e un sistema di ritardo a nastro variabile:
https://falsewalls1.bandcamp.com/album/then-through-now

Gene Coleman: integrazione di strumentazione classica (tra cui un quartetto d’archi e altri ensemble) con strumenti tradizionali giapponesi ed elettronica (tra cui Toshimaru Nakamura, Otomo Yoshihide e Sachiko M.):
https://falsewalls1.bandcamp.com/album/exploratorium

Inoltre, ogni uscita include materiale visivo e/o scritto dai musicisti e da altri: note di copertina, interviste, saggi, poesie e opere d’arte visiva. Mi piace molto lavorare con i musicisti per sviluppare le idee e i contenuti delle loro confezioni e collaborare con il designer David Caines per tutti i layout. Devono essere oggetti bellissimi.

A questo proposito, i progetti più ambiziosi sono stati i cofanetti di Andrew Poppy e Evan Parker, ciascuno con 4 CD, libro e custodia. È stato illuminante svilupparli con i musicisti e i cofanetti sono una delizia da tenere in mano, leggere e ascoltare:

https://evanparkerfw.bandcamp.com/album/the-heraclitean-two-step-etchttps://www.falsewalls.co.uk/release/ark-hive-of-a-live/

https://www.falsewalls.co.uk/release/ark-hive-of-a-live/

Perché la maggior parte delle uscite è in cd?

Da quando ho rilanciato l’etichetta, ho continuato a impegnarmi per il formato CD. Per me è il modo migliore di ascoltare la musica, anche se vendiamo anche in digitale.

Abbiamo incluso un’intervista del 1995 con Evan Parker nel libro inserito nel cofanetto, in cui riflette sul vinile e il CD: “I miei problemi con ciò che accade all’estremità superiore [della gamma di frequenze dei CD] sono relativamente piccoli rispetto ai problemi che ho con il rumore superficiale, i ticchettii e i pop. Eppure c’è chi parla dei silenzi avvolgenti e vellutati del vinile! Ho ascoltato tutti i migliori giradischi – alcuni piuttosto esotici che costano un sacco di soldi – e si sentono ancora ticchettii e schiocchi e rumore superficiale, a meno che non si sia sordi. Non voglio queste informazioni aggiuntive. Preferirei che ci fosse una leggera distorsione delle informazioni che voglio, piuttosto che un sacco di informazioni aggiuntive che non voglio. È la fine, per me non si può tornare indietro”. Sono d’accordo!
Inoltre, il vinile è costoso: da produrre, da comprare, da spedire…
Nei negozi di musica i vinili sono più presenti dei CD, cosa che mi dispiace ma che capisco: non sto chiedendo meno vinili, ma più spazio per i CD. Sfogliare i negozi di CD è un piacere raro al giorno d’oggi.

Avete in programma in futuro uscite in vinile?

L’idea  non fa parte dei nostri piani immediati, ma potrebbe essere presa in considerazione: molti non hanno lettori CD ora, e come si svilupperanno le vendite di vinile e CD in futuro?

Mi è stato suggerito che il precedente catalogo di sei uscite dell’etichetta, che attualmente è disponibile solo in digitale, è maturo per essere pubblicato su vinile – non conosco ancora la risposta, ma sono aperto a esplorare l’idea.

Che ne pensate delle coproduzioni tra le label? Pensate che sia una buona opzione per le label?

Non l’ho fatto, ma potrei essere interessato.

Più della metà delle vendite dell’etichetta discografica sono avvenute al di fuori del Regno Unito, e soddisfare queste vendite per posta dal Regno Unito non è il modo più efficiente per far arrivare i CD nelle cassette postali delle persone. Sto estendendo la mia distribuzione internazionale a negozi e siti web, il che mi aiuterà in questo senso, e la collaborazione con un’altra etichetta discografica potrebbe essere un altro modo per fare questo.

Pensate che sia importante l’uso dei social media per promuovere la musica improvvisata?

Sì, e non solo per la musica improvvisata, ma per tutte le forme di musica nuova e sperimentale. Gli algoritmi possono essere vostri amici in questo senso: vi fanno conoscere nuovi musicisti e nuove uscite.

Bandcamp è uno dei miei posti preferiti per ascoltare nuove uscite, e i social media mi collegano spesso alle pagine di Bandcamp.

Come vedete la scena nazionale e internazionale a livello di musica improvvisata? Artisti/e, club, ecc.?

Da quello che posso dire, ci sono molteplici approcci all’improvvisazione che prosperano in modi diversi in luoghi diversi.

Vivo abbastanza vicino a Londra, dove il programma del Cafe Oto è stato fondamentale per il mio impegno con l’improvvisazione dal vivo: per quanto ami molte registrazioni improvvisate, il contesto dal vivo le porta a un altro livello, acustico e visivo.

I cambiamenti economici e politici hanno comportato una riduzione delle possibilità di tournée nel Regno Unito, così come una diminuzione del lavoro internazionale nel Regno Unito – purtroppo ho sentito che cambiamenti simili stanno avvenendo anche in altri Paesi. Non mi occupo della promozione di programmi dal vivo, quindi non sono al di dentro di questo lavoro, ma temo un maggior isolamento tra i Paesi e all’interno di essi.

Puoi dirmi qualcosa su futuri progetti della label?

Dopo tre anni di rilancio dell’etichetta, sto costruendo un catalogo che comprende diversi lavori degli stessi artisti/band – Cindytalk, Astrïd e Evan Parker sono alla seconda o terza uscita dell’etichetta. Questo arricchisce il lavoro dell’etichetta e contribuisce a diffonderne la conoscenza.

Abbiamo appena pubblicato la nostra prima edizione con confezione letterpressed, Tremble With Joy – una nuova collaborazione di Cinder (Cindytalk), Michael Anderson (Drekka), Mark Trecka e Michael Carlson (remst8). La stampa tipografica ha richiesto il controllo della macchina da stampa, la necessità di scegliere al tatto tra i vari supporti cartacei, la modulazione della forza di pressione dell’apparecchiatura per creare una copertina in rilievo, ottenendo una tattilità soddisfacente sulla copertina texturizzata:
https://www.falsewalls.co.uk/2024/10/false-walls-letterpress-editions/

L’etichetta ha anche appena lanciato ARK, un blog in cui musicisti, scrittori e altri sono invitati a scegliere un album su cui scrivere. Le prime voci del blog riflettono una gamma eclettica di stili musicali: Robin Rimbaud/Scanner su Zoviet France, Leah Kardos su Kristeen Young, Ian Masters (Pale Saints) su Baden E Vinicius e Andrew Poppy su Julia Holter:
https://www.falsewalls.co.uk/ark/

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