(Cantaloupe Music 2024)
Una delle tendenze a mio avviso più interessanti nel panorama della musica (a grandi linee definibile come) popular del nuovo millennio è il recupero, da parte di diversi artisti e gruppi, della musica bluegrass, ovvero quella branca del country affermatasi negli Stati Uniti intorno agli anni Quaranta del secolo scorso. Penso a musicisti come Sam Amidon e Rhiannon Giddens o a gruppi come Carolina Chocolate Drops e Punch Brothers, i quali hanno fatto rifiorire tale tradizione, rileggendole alcune pagine con straordinario trasporto emotivo e qualità interpretativa, e talvolta reinventandola in modo originale e innovativo producendo materiale inedito. In tale solco si inserisce questo bellissimo lavoro – licenziato dalla Cantaloupe Records – del collettivo musicale americano che prende il nome di Ezra, un sestetto di fantastici musicisti statunitensi che suonano strumenti tipici del genere bluegrass, come mandolino, chitarra, e banjo, insieme a contrabbasso, pianoforte (anche in versione “toy piano”), percussioni e organo Moog. I dodici brani qui presentati spaziano da avvolgenti (e talvolta malinconiche) ballad a trascinanti pezzi “danzerecci”, inframezzati da improvvisazioni quasi “free” che flirtano con la microtonalità. Tranne che per queste ultime, la matrice folk – che sia americana, irlandese, ebraica, o persino spagnola – è sempre presente, ancorché rielaborata in modo personale, formalmente ricco e timbricamente fantasioso. La definizione, a loro affibbiata, di “progressive bluegrass”, rende l’idea della ricerca compiuta dal gruppo e della loro poetica musicale; ma, al di là di come la si vuole etichettare, la musica degli Ezra è di una bellezza e di una raffinatezza davvero uniche, e il loro contributo al “bluegrass revival” prezioso e originale.
Voto: 8,5/10