Intervista con Francesco Covarino, deus ex machina della tape label tsss tapes di Perugia

Nuova puntata dei miei pellegrinaggi sonori da “spider” musicale della sonosfera. Questa volta l’attenzione è rivolta ad una tape label, intravista all’edizione numero 13 del Only Fucking Labels, festival musicale focalizzato sulle label indipendenti dell’underground marchigiano e internazionale, che si tiene ogni anno al CSA Sisma di Macerata. La suddetta è la tsss tapes di Perugia, microlabel specializzata in audio cassette con artisti che esplorano i meandri del suono sperimentale e ambientale. Detto fatto, ho contattato il deus ex machina Francesco Covarino e mi sono fatto raccontare la storia, la gloria e il futuro della tsss tapes. A voi la lettura.

Come è nata l’idea di fondare la label tsss tapes?

Negli anni ’90 e 2000, che sono gli anni in cui ero adolescente e poi ventenne e andavo a un sacco di concerti, compravo tanti dischi innamorandomi di gruppi che ancora oggi sono i miei gruppi preferiti, guardavo alle persone che gestivano un’etichetta come a delle specie di eroi, che portavano avanti un’impresa difficilissima. Penso per esempio a Mirko Spino della Wallace Records, o ai ragazzi della Constellation Records. Non ho mai pensato che io fossi il tipo di persona in grado di fare una cosa del genere, però cercavo di mostrare a queste persone il mio affetto e ammirazione comprandogli più dischi che potevo.
Poi nel 2019 avevo quasi 40 anni e all’improvviso mi è venuta la voglia di provare a fare una piccola etichetta, avevo cominciato ad usare tantissimo Bandcamp, scoprivo e compravo tante cose nuove su questa piattaforma e non so bene come, ma mi è venuta la voglia di avere un’etichetta. Mi sembrava una cosa più facile rispetto a venti anni prima, soprattutto per il fatto di poter raggiungere in modo relativamente semplice tanta gente che poteva essere interessata ad ascoltare questa musica. Ho pensato di cominciare con una compilation di percussionisti e ho scritto a un paio di persone che avevo conosciuto proprio perché avevo comprato le loro cose su Bandcamp, poi ho scritto a altri batteristi che mi piacevano e così piano piano questa compilation ha preso forma e man mano che avanzavo prendeva forma anche l’idea dell’etichetta, cose pratiche a cui all’inizio non avevo pensato, tipo: quante copie stampare, dove farle stampare, come fare il master, che tipo di carta e che grafica usare per le copertine, come stampare e come piegare le copertine, quali buste usare per spedire le cassette… Ho iniziato in maniera molto spensierata e leggera e tutte le cose che per me erano nuove e sconosciute le ho affrontate una alla volta man mano che me le trovavo davanti. Non è che avessi pianificato molto, quando ho iniziato avevo questa idea, questo sogno, di pubblicare un giorno Giovanni Lami e Jeph Jerman, e avevo questa lunga lista di nomi di musicisti che mi piacevano e che avrei voluto far uscire, ho cominciato a scrivergli e pian piano, in maniera molto naturale, sono venute tutte le cassette una dopo l’altra. Non lo so, magari questa spensieratezza e leggerezza a vent’anni non le avrei avute, avrei sicuramente sentito la pressione di dover riuscire a vendere tante copie, di avere recensioni su Blow Up, di diventare famoso e ricevere mail di gente che mi diceva “bravo!”

 

Al lavoro su una produzione di Jeph Jerman

Su che genere musicale vi siete orientati? E perché?

E’ sempre stato difficile per me trovare una definizione per la musica che pubblico con tsss tapes, a me “sound art” non è mai piaciuta molto perché mi fa pensare a una cosa asettica, a musica per musei, mentre io la musica che pubblico la vedo come una cosa calda, organica, grezza e per certi aspetti anche parecchio punk. Però probabilmente “sound art” è quella che funziona meglio. Sennò direi: musica fatta in gran parte da non-musicisti, che usano oggetti e suoni che fanno parte della propria quotidianità ma di solito non vengono associati a qualità musicali, e che in questi oggetti e suoni cercano la delicatezza, la sorpresa, la bellezza.

Vv. Aa. ‘Free Percussion’

La vostra proposta musicale è cambiata negli anni?

Credo che non sia cambiata molto, è vero che l’etichetta è ancora abbastanza giovane perché sono solo sei anni che esiste, però mi pare che la linea sia rimasta quella. Una cosa che ho cambiato è che ora sono più interessato a cercare musicisti che vengono da paesi che di solito ricevono meno attenzioni all’interno della, chiamiamola così, scena musicale, mentre non mi interessa pubblicare una cassetta di un musicista americano o inglese perché ce ne sono già tantissimi, ci sono già tantissime etichette che li pubblicano, e se non lo faccio io lo farà di sicuro qualcun altro. Mi interessa di più scoprire magari un musicista argentino, o taiwanese, o greco e mi fa felice pensare che pubblicando questa musica posso farli conoscere a qualcuno che vive lontanissimo e magari non avrebbe mai avuto l’occasione di ascoltarli.

Giovanni Lami ‘Bias’

Voi pubblicate le vostre produzioni nel formato cassetta. Quali sono le motivazioni di questa scelta? Avete in mente altri formati come il vinile, o il Cd o il digitale? Quale formato secondo voi riesce ad esprimere meglio la vostra filosofia di Musica?

Le cassette sono perfette per un bel po’ di motivi. Il primo e più importante è che la musica che pubblico suona bene su cassetta. Sono suoni spesso registrati con mezzi di fortuna, o comunque suoni sporchi, organici, grezzi. Non ho bisogno di un genio ingegnere del suono e di un master per vinile per godermeli, anzi, mi pare che la musica che mi piace abbia bisogno di un master più semplice e discreto possibile per suonare bene. E’ musica che suona molto diretta, molto domestica, molto organica. Il nastro è perfetto per questi suoni e onestamente non comprerei mai un LP di Jeph Jerman o Rie Nakajima, questi suoni non hanno senso su vinile e non ha senso secondo me strapagare qualcuno per lavorare a un master per audiofili. Le imperfezioni e la sporcizia del suono delle cassette si sposano perfettamente con la musica dei musicisti che pubblico, anzi se possibile aggiungono pure un pizzico di calore in più.

Rie Nakajima ‘Fusuma’

Poi ci sono altri aspetti importanti, per esempio il fatto che stampare 100 cassette non ha un costo proibitivo, quindi posso decidere di pubblicare qualsiasi cosa mi piaccia senza preoccuparmi se venderà o no. Posso pubblicare una cassetta solo perché me ne sono innamorato ascoltandola, posso pubblicare la prima uscita di musicisti sconosciuti senza avere paura del fatto che nel mondo intero abbiano zero fan. Se vendo tutte e 100 le cassette sono molto felice, se se ne vendono di meno non è un disastro, le tengo a casa e ogni tanto qualcuno su Bandcamp ne ordina una copia e sono felice di averla. Immagino che chi stampa vinili magari sudi un po’ freddo quando deve ordinare 300 copie, e gli scatoloni di LP invenduti di certo occupano più spazio a casa rispetto a un paio di colonne di cassette colorate una sopra all’altra.
Delle cassette mi piace molto anche il fatto che posso scegliere tra un gran numero di colori e ogni volta posso un po’ giocare con accostamenti di colori tra cassetta e copertina, che è una cosa che fa parte dell’estetica di tsss tapes e mi piace molto.
Un altro vantaggio delle cassette dal punto di vista economico è che spedire una copia in America o in Giappone costa meno di 5€, mentre per quattro copie bastano 9€. Sono prezzi che non spaventano nessuno.
Poi a me piace molto anche il digitale e in generale come funziona Bandcamp, e mi pare di aver trovato una specie di equilibrio perfetto con cassette e digitale che mi fa molto felice. Quindi per tornare alla domanda iniziale, no, non ho mai pensato di cambiare formato.

Jeph Jerman ‘Popular Fictions’

Cosa ne pensate delle coproduzioni tra label discografiche?

In linea di principio mi sembra una bella cosa, in passato magari qualche volta ho pensato di fare anch’io una cosa del genere, per esempio pensando a un’etichetta che avrebbe pubblicato su LP o CD lo stesso disco che avrei fatto uscire io su cassetta. Ma non ho mai fatto dei passi concreti in questa direzione, né ho mai ricevuto proposte di co-produzione da nessuno.
Nella maggior parte dei casi credo che il motivo principale di una coproduzione sia economico, cioè assorbire i costi di stampa tra due o tre etichette invece di averli tutti sulle proprie spalle, e capisco che magari chi stampa vinili possa avere un po’ di timore al momento di affrontare le spese di produzione necessarie. Ma per stampare 100 copie su cassetta l’impegno economico non è spaventoso, quindi questa esigenza non l’ho mai avvertita. Poi in realtà gestire un’etichetta da solo è molto bello perché puoi improvvisare, cambiare all’ultimo minuto, anticipare un’uscita prevista per aprile e farla a febbraio, per esempio. Non lavoro mai con date di uscita precise, quando le cassette sono pronte le pubblico, più o meno due cassette ogni due mesi, ma se per caso dovessero passarne tre non succede niente. E questo fatto di non dover negoziare o mediare con nessuno mi piace molto, è una libertà che non voglio perdere per andare magari ad insabbiarmi in catene di mail e telefonate con un’altra etichetta per organizzare tempi di uscita o dettagli inutili tipo titoli o note di copertina, una cosa così mi manderebbe via di testa, credo. Un altro aspetto è che ho sempre avuto un’identità grafica abbastanza chiara con tsss tapes, tutte le copertine hanno un’idea di fondo simile, le sento anche molto mie perché sono io a disegnarle, e questa mia posizione radicale sulla grafica non andrebbe molto d’accordo con una co-produzione.

Tetsuya Nakayama ‘Edo Wan’

Che ne pensate dei social per promuovere la conoscenza e l’ascolto della musica della vostra label? Siete attivi sui social?

Uso moltissimo Bandcamp e un pochino Soundcloud, nient’altro. Quello che mi piace tantissimo di Bandcamp è che c’è la musica e pochissimi fronzoli intorno. Si possono ascoltare i dischi per intero piuttosto che una giungla di tracce separate e sconnesse le une dalle altre. L’unica piccola concessione al mondo social sono le faccine di chi ha comprato il disco che compaiono nella pagina, che a volte magari c’è il rischio di comprare un disco più per la voglia di vedere la propria faccina lì sotto che per avere il disco in sé, anche se personalmente mi piace molto la possibilità di seguire altri ascoltatori e vedere che cosa comprano, è un po’ come avere degli amici che ti consigliano dei dischi. Questa cosa poi alla fine è molto importante per me che vivo in una città piccola dove non conosco molte persone che ascoltano le stesse cose che piacciono a me, negli anni ci ho scoperto un sacco di musica bellissima grazie alle raccomandazioni di altri ascoltatori su Bandcamp.
I social non li ho mai avuti per uso personale e quando ho cominciato l’etichetta mi è venuto naturale non averli. Non mi piaceva molto l’idea di fare questa continua auto promozione delle mie uscite, pensavo e penso ancora che se avessi pubblicato cose belle le piccole edizioni che avrei stampato si sarebbero vendute in maniera naturale. Facebook e Twitter mi sembravano posti dove migliaia di persone fanno a gara a chi strilla più forte per avere un po’ di attenzione, e non credo che avrei venduto tante cassette in più se mi fossi messo anche io a strillare e a forzare entusiasmo per promuovere le uscite di tsss tapes.

Tommaso Rolando/Andy Moor ‘Biscotti’

Possibili progetti futuri come un documentario e/o un libro che racconti la storia della label?

Un documentario o un libro dedicato solo a tsss tapes mi pare esagerato, però un paio di mesi fa ero a Bologna a una cosa che si chiama S M A N I A e avevano organizzato una piccola conferenza con tre/quattro persone che gestiscono etichette abbastanza più grandi di tsss tapes e mi aveva fatto molto piacere sentirle parlare dei rispettivi modi di portare avanti l’etichetta, di rapportarsi ai musicisti, di come gestivano la promozione… Quel giorno ricordo che avevo pensato che mi sarebbe piaciuto trovare le energie per mettermi a scrivere una sorta di libricino collettivo dove avrei raccolto tutte queste piccole voci di proprietari di piccole etichette italiane.

Link: tsss tapes Bandcamp Page

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