(Boring Machines 2024)
Me la ricordo bene Giuliana /MONICA (in grande perché i giganti sono grandi), col suo biondo, il cappottino e la mano nella mano del piccolo Valerio, sola, sullo sfondo delle ciminiere del petrolchimico di Ravenna (l’A.N.I.C.).
Me la ricordo che ero piccolo pure io e non capivo il freddo che sentivo nell’ossa.
Me lo ricordo il fumo che sbuffava fuori, biancastro, velenoso e appiccicoso (cosi lo immaginavo), da quelle alte bocche spalancate, e ricordo pure che anche io, sentivo i capelli che mi facevano male senza capire il perché (pure oggi lo capisco poco meglio, ma il freddo è sempre quello).
Poi guardavo papà che piano piano si addormentava, scivolando con la testa fra le braccia sul tavolo dopo cena, sfinito dalla stanchezza di una vita di sbattimenti (per noi, per voi, per tutti, si credeva/ci credeva, un cancro alle ossa il premio finale).
Guardo i telegiornali dell’oggi, guardo fuori nell’oggi, guardo le facce, i corpi in strada, il nostro correre come formiche affaccendate, in direzione di un’enorme ululante nulla cimiteriale.
E poi, ieri come adesso, immaginavo un’enorme sole caldo, che aumentava e aumentava di grandezza, sentivo il calore sulla pelle, sempre più e sempre più, e poi nulla.
Un unico enorme, punto rosso.
L’ignoranza si combatte anche in questa maniera.
Poche stronzate, fatelo vostro.
(Vinile 10”+ photo book 140 pagine + t-shirt)
Voto: 8,5/10