(Farpoint 2016)
Bel tape album, quello organizzato dal performer e visual artist
irlandese Fergus Kelly. Elogio della disgregazione
elettroacustica quanto della stasi ambientale (infida e
cedevole). Livide panoramiche corrotte da una pioggia acida, ingolfate di detriti in ogni dove. Strappati montaggi concreti, crepitanti e granulosi (la side A).
Ritorte e deflagrate fasi distensive (la side B).
L’arte dell’evento micro, massicciamente amplificato e del feedback in innesco trattato. Strascicamenti metallici, degradate aperture pastorali, macchinari in accensione gripposa, echi sovrapposti di frequenze in lontananza.
Per registrazioni di eventi elettromagnetici, no-imput mixer, speaker in
ululato e field recordings. Nulla di nuovo sotto il cielo
grigio/metallo, ma la strategia organizzativa, aggressione
sensoriale/diluizione catatonica rugginosa, funziona.
Chi ama i rapidi consolidamenti e i repentini processi di fratturazione
concreta, è il benvenuto.
Voto: 7
Marco Carcasi