SPECIALE CULANDARI 2002 VYNILITIC YEARS BY THE RAVEN Calendario per camionisti, come quello sul quale Carmen vorrebbe finire: “Nuda, naturalmente, in una di quelle foto bruttissime stampate dal computer. Ma non penso che mio padre sarebbe orgoglioso di me se sapesse che il signor Giovanni Privitera si fa Messina-Edimburgo con le mie tette appese in cabina”. da ‘L’alfabeto di Carmen Consoli’; Rockstar n¡12, dicembre 2001
Achille Bonito Oliva, in una puntata di dicembre che Sciuscià ha dedicato ai culandari, ha detto che si tratta di un ‘fenomeno a bassa degustazione erotica, quasi sempre per uomini soli’. Sulla prima parte della frase sono abbastanza d’accordo, sulla seconda un po’ meno, perché mi pare di aver incontrato i culandari ovunque, tranne forse in quelle case dove le mogli hanno il mattarello facile, sia psicologico che – sometimes – non solo. Non riesco però a vederci alcun intento libidinoso nell’appendere una bella ragazza che mostra il proprio corpo più o meno o per niente vestito, semplicemente credo che sia più appagante all’occhio, quando si alza lo sguardo dalla scrivania per vedere in che giorno capiterà il 16 febbraio, una Ferilli semisvestita che un Frate Indovino intabarrato. Gnoccosità sì, erotismo no. O proprio pochetto. E per fortuna, perché in fondo, dove sta scritto che ne deve avere? Un bel corpo nudo non deve mica sempre suscitare erotismo, chiedete ai nudisti. Quanto allo scandalizzarsi… ma davvero oggi c’è ancora chi si scandalizza per simili foto? Continuo a pensare una volta di più che il male sia negli occhi di chi guarda. Per gnoccosità, ad ogni modo, intendo semplicemente la bellezza della ragazza ritratta. Un semplice bel vedere, e nient’affatto voyeuristico. Almeno spero. Perché se uno compra un culandario per eccitarsi, beh, è messo proprio maluccio. Parlare di sfruttamento del corpo femminile? si potrebbe anche fare, ma fatemi fare due premesse: 1) per tutti gli anni che sono stato a lavorare in una fabbrica del cazzo mi sa tanto che il mio corpo è stato più sfruttato di quello della Arcuri per il culandario dell’anno scorso; 2) la stessa Anna Falchi ha asserito che, visto che lei ha deciso di gestirselo da sola, e che i soldi se li intasca lei, non è affatto sfruttata ed è per di più cosciente di quello che fa. Mercimonio del proprio corpo, al massimo, ma non mi pare proprio il caso… Ed ora, se vogliamo parlare di sfruttamento del corpo femminile va bene, ma come per quella favola di Esopo (o era Fedro?), prima eliminatemi tutte le donne che compaiono nude anche solo per pubblicizzare uno stupido orologio (o peggio, vestite da mamma sprint per vendere una merendina del cazzo o da casalinghe col sorriso a 32 denti solo perché hanno usato il Ciffeteammoniacaz sul lavandino), tutte quelle che compaiono nude sulle copertine de L’Espresso e Panorama, GC e Capital anche quando si parla di Euro (donna nuda con sacchettino di soldi in mano), di vacanze invernali (donna nuda che scia, giuro, ho visto pure questo!) o di giustizia (donna nuda con manto di ermellino strategicamente aperto sul davanti), toglietemi tutte le donne nude che compaiono languide, compiacenti o aggressive sulle copertine dei dischi (anche dei nostri dischi, a volte), dei libri e di quant’altro, sulle pubblicità delle discoteche (quasi tutti i flyer sono di una volgarità abbacinante), tutte le locandine dei film con su donne nude e tutte le scene in cui ci sono donne nude senza un solo motivo che non sia quello specifico, toglietemi tutte le letterine, bustarelle, tettarelle, veline, berluschine, RAIne, ciccine e bocchine che in tv dimenano tette e culi generosamente mostrati attraverso strategici costumi ti vedo/non ti vedo solo per andare – con tacchi a due piani – a togliere un adesivo da un pannello, toglietemi le inserzioni di 144 con frasi come ‘fammi godere’, ‘ti faccio godere’, ‘godemichet’, “godipopolo”, “Godo, in provincia di Ravenna” che non solo di Peynet ma perfino di Anais Nin han ben poco, pubblicità di spettacoli hard core, di linee telefoniche più o meno bollenti con – in realtà – algidi nastri registrati o annunci di massaggiatrici che quasi sempre son tutt’altro (conta molto, sennò, specificare una VI misura di tette per un massaggio?) pubblicati da quei quotidiani borghesissimi e forcaioli che poi si permettono di fare campagne per la moralizzazione, toglietemi tutte le ragazze che girano con 80 cmq 80 di panni addosso per i vari Motor Show, Futurshow, Fankulshow per pubblicizzare questa o quella azienda, quelle che portano scollature vertiginose e si abbassano appena possono negli spettacoli domenicali per famiglie, quelle che stanno, ancora una volta in tv, a fare le belle statuine in un man’s man’s man’s world dove si parla di calcio, di calcio e di calcio, le donne di spettacolo che fingono di essere beccate senza veli in estate da giornalacci con carta, grafica, scritti e idee da 4 lire, toglietemi perfino la pagina pubblicitaria di Famiglia Cristiana, con un bel culo inguantato nei jeans in primissimo piano ed allora, ma solo allora, potremmo parlare dello sfruttamento sessuale nei culandari. Piuttosto, di per sé, avrebbero rotto le palle tanti son diventati…
Chi manca ormai a mostrarsi in dodici paginoni più o meno senza veli? Dunque, nonna Abelarda, la sempre citata in questi frangenti Rosi Bindi, la Lilly Gruber (venderebbe, non so perché ma, oh se venderebbe), la Sirenetta disneyana (vedo difficoltà col ’pezzo sotto’ ma per quel che mostran tutte le altre…), Sonia Raule (lo comprerei!) e Lucrezia Lante della Rovere (do it do it do it) e poi avremmo completato l’album Panini della gnocca affacciantesi al terzo millennio. Quest’anno, poi, sembra non essersi risparmiata nessuna. Uno spiegamento da task force per conquistare mezzo metro quadrato di muro. Combattimenti casa-casa. Con l’aiuto del photoshop per sorreggere qualche smagliatura incipiente, inavvertibili principi di decadimento o tette che newtonianamente in qualche caso precipitano verso terra. Ovvio che ne ho preso uno pure io (la Moric) ma come sempre, a febbraio, stanco, già lo so, lo coprirò col vecchio 1995 del Collettivo Enne Enne. Dove riportavano giorno per giorno, le vittorie del proletariato. Archeologia, più che nostalgia. Ma, è un dato di fatto, gnocca is everywhere… Quanto ai culandari, vai con l’olio glamour spalmato su ogni centimetro e peluria ti vedo ma appena appena. Eran 300, giovani e belle, / tutte culi, cosce e mammelle. / Sì, ma che palle!
Luisa Corna: (Capital; foto Giovanni Cozzi): Tora! Tora! Tora!, per dirla coi giapponesi. La sua sfortuna è stata quella di aver sposato un calciatore, il nostro (vostro, loro, visto che le ha girate tutte, le grandi squadre) Aldo Serena, per cui contrappasserà a vita, per legge dantesca, facendo la tappezzeria b(u)ona per quel parterre di mentecatti che è Pressing. Sotto lo sguardo senza zucchero di Piccinini e quello fin troppo zuccheroso della platea e degli ospiti, ‘sti ultimi che fan a gara con battute, ammiccamenti e dar di gomito a chi è più maschio (quelle tristesse!). Interamente in B/N, la Corna mostra abbondantemente, dalla cintola in su as usual, quel che ha. E ne ha, osseneha! Probabile svezzamento a cicoria e pancotto, una delle ultime. Avrei evitato il remake della celebre foto di Marilyn Monroe tra il velluto rosso: si rischia il ridicolo. I capelli lisci di alcune foto ne addolciscono lo sguardo da assistente del dott. Mengele (la ragazza ti fulmina sulla sedia con un’occhiata). Gnoccheria sua: 9; gnoccheria del culandario: 8; foto: 7; mese da lasciar appeso due mesi: aprile, dicembre.
Benedetta Massola: (Gente Viaggi, foto Conrad Godly). Tra le Letterine di Passaparola indubbiamente era la A. E il culandario lo prova. Come facessero i concorrenti uomini a concentrarsi per le domande finali con sei ragazze succintissime davanti resta per me un mistero. Ad ogni modo, quel che si intuiva dai corpetti che esplodevano, ora Mr. Godly (che per l’occasione ribattezzeremo Mr. Gody) l’ha palesato in tutta la sua grazia. Peccato che il pur impeccabile make-up qua e là cambi a tal punto il volto di Benedetta (nomen omen) da trasfigurarla. B/N e colore. Capezzoli da antologia. 8/8/8/copertina, sett., dic.
Justine Mattera: (Autoprodotto; foto Angelo Lanza). La soubrette cantante (ha inciso pure per la Flying!!! e collaborato con Joe T Vannelli) ed ex moglie (vabbè) di Paolo Limiti ci riprova e stavolta, per fortuna, evita di fare la sosia di Marilyn (ma ndo, aho) a tutti i costi. Buon per lei. Lo scorso anno, per preparare il culandario 2001 in Egitto a Sharm-El-Sheik è stata arrestata per oltraggio al pudore, così stavolta ha pensato bene di realizzarlo in interni. Molto variato nelle ambientazioni (evvai col photoshop), belle foto tutte a colori ma, i’m sorry, la trovo erotica quanto una patata lessa. Irriconoscibile in quasi tutti gli scatti. Boh, c’è a chi piace, come il pesce ratto di fantozziana memoria. 5/7/7/giu, dic.
Le Veline: (GQ; foto Gian Paolo Barbieri). Bel colpo GQ, che inoltre ha giocato anche d’anticipo. Belle sono belle, ma son più coperte di Suor Germana quando dà la ricetta degli agnolotti alla San Crispino, per cui, vien da domandarsi su quanti muri finiranno appese. Certo, per quel che gliene può fregare a loro ed alla redazione di Giovani Qualunquisti (o significa altro?). Ogni mese – le due Veline alternate in foto B/N e colori – un animale di contorno (quest’anno vanno ma non chiedetemi perché), anche se magari non ci avete fatto caso. A sorpresa, Maddalena (la bionda) sorpende più di Elisabetta (la mora). E9-M8/E7-M6/8/E lug-M ott.
Victoria Silvstedt: (Playboy; foto Stephen Wayda, Arny Freitag). Ommioddio, ommioddio É un unico posterone di 160×100 per la bambolona svedese; se lo attaccate in officina incremento del 12% sul fatturato nel corso dell’anno assicurato. La biondona si porta via un punto in più per essere quella che se ne frega di meno di adottare posizioni strategiche; come a dire, se dev’esser carne, che carne sia. Vengono in mente i latini: melium abundare quam deficere est. Tanta tendente al troppa. Più difficile da ripiegare delle guide MichelinÉ Chissˆ se per quella lattina di Pepsi che giace sfocata sulla sinistra son stati versati dei soldi? 8/8/6/side senza mesi.
Naturalmente esiste anche quello a foliazione ma trattasi di normale amministrazione di sapore estivo-che-rottura-di-palle (8/7/8/marzo) Martina Colombari: (Panorama; foto Bruno Bisang). Ora è tutto chiaro; La Martina è stata il cavallo di Troia (honny soit qui mal y pense!) di Moggi per scardinarci mezza difesa. Ora si comprende meglio lo sguardo spaurito e le rincorse in affanno del Billy Costacurta, le incursioni nel burro perfino degli attaccanti del Lecce (con tutto il rispetto); per di più, la Martina non ha mai fatto mistero della sua fede bianconera. Detto questo, forse è stato il calendario più a sorpresa dell’anno. Sul fisico della romagnola non c’è da dire niente, ma proprio niente, non so se ha qualche smagliatura alla cistifellea, ma per il resto ha una pelle che va via più liscia della zucca di Galliani passata col brillantante. In qualche posa mi è sembrato di rivedere il volto di Charlotte Rampling, ma poi per fortuna mi risvegliavo ogni volta. Scommetto che Davids ce l’ha appeso all’armadietto. 8/8/8/sett., ott.
Samantha De Grenet: (Maxim; foto Francesco Escalar). Nobile d’assalto, la De Grenet è bellezza tutta particolare, a secondo da come la guardi o da come si presenta: un giorno dà dei punti a tutte ed il giorno dopo impatta con Rita Pavone. Bella ma strana. In compenso ha confezionato un culandario talmente castigato che se i novizi di qualche convento lo appendessero nelle cellette, i priori lo scambierebbero per uno di Frate Indovino. Per il gran numero di piante, foglie ed erbette (no, non c’è la marijuana) esibite. Un’occasione sprecata. Peccato. Per il mio muro. 0-10/7/8/giu., nov.
Nina Moric: (Max; foto Marco Glaviano). Una mattina il Padreterno si svegliò particolarmente di buonumore, si stiracchiò e dopo una breve tolilette si diresse all’atelier, si sedette fischiettando, si tirò su le maniche, diede un paio di lisciate alla barba candida e cominciò a creare la Moric, prova vivente, appunto, che Dio esiste. Anche se i giorni no, quelli in cui oltre un Elio Vito non vai, capitano a tutti. Glaviano esalta soprattutto il corpo slanciato e le gambe chilometriche (il resto emerge da sé), quanto agli scenari, boh, mi pare che ci siano. 10/10/10/da gen. a dic.
Youma: (pubblicità Fapim). Per la teoria dell’all cats are grey, la spacciano per sosia di Naomi Campbell, ma Briatore non ci cascherebbe. E nemmeno muà, se è per questo. Ma di argomenti, culandaristicamente parlando, ne ha pure lei. Corpo atletico e flessuoso, seni prosperosi etc etc etc, c’est a dire i soliti requisiti per resistere un anno appesa ad un chiodo. L’operazione è stata promossa da una ditta di maniglie et similia di Altopascio (LU) che sembra aver iniziato una sua consuetudine culandaristica già da qualche anno ed il suo 12 pagine non è in vendita ma, come recita il sito Hot (che tra l’altro crede ancora che la Campbell sia americana!) ‘sarà regalato ai clienti e ai distributori più fedeli dell’azienda toscana’. Perbacco. Un buon metodo per perderne qualcuno di quelli rimasti fuori, di clienti. Da dimenticare il mese di ottobre, con Youma in versione sexy guerrigliera (gesuggesù). Se proprio siete fans, vedete un po’ che cosa possono farvi a info@fapim.it. 7/7/6/gen.
Pirelli (distribuzione semidivina-capital-raccomandatistica; foto Peter Lindbergh). E’ IL culandario per eccellenza, il primo del genere, il post-calendarietti profumati con donnine nude disegnate regalato dai barbieri a Natale. Nato nel 1963, si è tirato dietro una spocchia per lungo tempo a causa della sua tiratura limitata (quest’anno 40 mila copie) distribuite molto oculatamente in tutto il mondo. Ma con il passare degli anni, ha calato le braghe anche lui, con le anticipazioni su varie riviste (per l’Italia L’Espresso) ed oggi con internet. Quest’anno è stato ambientato interamente ad Hollywood e Lindbergh ha scelto attrici giovanissime ed in ascesa (o da poco ascese anche se col botto, vedi Mena Suvari, Oscar da non protagonista in American Beauty). Niente tette al vento, santificazione dell’intimo (Armani) e molto mestiere. Modelle: Selma Blair (Cruel Intentions), Kiera Chaplin (s“, parente… in cantiere il wildeiano L’importanza di chiamarsi Ernesto a fianco di Rupert Everett), Monet Mazur (Austin Power e Blow), Julia Stiles (Save The Last Dance), Bridget Moynahan (Le ragazze di Coyote Ugly, Serendipity), Erika Christensen (la figlia tossica di Michael Douglas in Traffic), James King (Pearl Harbour), Amy Smart (Outside Providence con Alec Baldwin e il recentissimo Rat Race insieme a Whoopi Goldberg), Shannyn Sossamon (l’ancora inedito 40 Days And 40 Nights), Brittany Murphy (Don’t Say A Word, con Michael Douglas) e Rachael Leigh Cook (Get Carter e She’s All That). In retro copertina Lauren Bush, modella diciassettenne nipote di entrambi i Bush. Ai quali il calendario è dedicato. Sento come un brivido lungo la schiena… A parte ciò, pur essendo di gran lunga il culandario (anzi, calendario) più castigato, è il migliore. Vorrà ben dire qualcosa… Saranno snobbetti del cazzo ma… Da 6 a 9/8/9/giu (Blair), lug (Chaplin).
Clarence (Happy Web: foto Enrico Ricciardi). Un concorso in rete, una moltitudine di ragazze che spedisce le proprie foto al sito (38 mila se ben ricordo), selezioni durissime, restano dapprima in 20, poi il popolo di internet ne sceglie 12, avrebbe dovuto essere una per mese ovviamente ma così, come vedremo, non è stato. Vince Alessia (e vabbé, confesso: l’ho votata pure io…); a parte la vincitrice, di due spanne almeno superiore a tutte, la selezione è un po’… boh. O a stare troppo sul computer di perde il senso della bellezza o qualcuna era parente stretta di SuperEva. In rete, comunque, ci sono tutte le foto, le interviste etc etc come ormai saprà chiunque abbia navigato anche solo un po’ (internet come il maiale: non si butta via niente. Per fortuna). Il calendario pubblicato su Happy Web (rivista peraltro consigliatissima a tutti i navigati naviganti), invece, è un mezzo disastro. Anzi, senza ‘mezzo’. Raccolte in due pagine, sei ragazze per semestre in un fotomontaggio orrido, con interventi devastanti e grossolani di photoshop, farebbe preferire di appendere, in stretta alternativa, perfino quello della Croce Gialla (per non dir di peggio e sapete a quali mi riferisco). Tralasciamo la sagra delle braccine sulle tettine che, viste così tutte insieme sembra una mossa coreografica di un balletto boncompagnesco, ma l’intera operazione è un assoluto, totale, incredibile disastro. 0/0/0/nessuno.
Milly D’Abbraccio (autoprodotto; foto Angelo Caligaris). Un’altra che, pur non abbandonando del tutto il mondo dell’hard, ha deciso di infilarsi nello spettacolo ‘serio’. Tra i vari progetti futuri, una striscia notturna in tv intitolata Milly e una notte: “Io che ho lavorato anche al cinema con Benigni e Zeffirelli (‘al’ cinema? vendevano pop corn tutti e tre? ndr) voglio dimostrare finalmente di essere un’artista vera, preparata e a 360¡”. Anziché i soliti 90. Comunque, quando in un affare si buttano anche le porno star, potete scommetterci, c’è puzza di soldi. Le note di accompagnamento al suo culandario (14 mesi anziché 12, ottobre e novembre 2001 in più, peraltro inutilizzabili visto che era disponibile a novembre inoltrato) rivelano che il tentativo di dare una nuova, ehm… verginità all’ex fiancé di Vittorio Sgarbi (il suo più grosso sbaglio, anche se è servito a lanciarla) parte proprio da qui. Personalmente trovo che il mese migliore sia, invece, quello improntato al ‘vecchio stile’. Detto tutto. 8/6/7/gen. Curiosità: sulla falsariga di Pamela Anderson, la luna di miele della D’Abbraccio con Massimo Catarci, suo nuovo partner, sarà interamente filmata per la gioia (?) dei fans (?). Mah…
Kartika Luyet (Max). Secondo un sondaggio del sito Concento, la modella svizzero-indonesiana sta vincendo la sfida con l’altra ragazza-culandario di Max, Nina Moric per 52,76 a 47,24. Proprio vero che gli italiani non sanno votare. Ok, è bellissima, ok, l’ambientazione vacanziera ne esalta le caratteristiche brazileire (suo Paese natio), ok quello che volete. Ma non ha la faccia un po’… muffetta? No, eh? ok. Comunque si sente la mancanza dei granchietti. 8/8/8/gen.
Frate Indovino (autoprodotto). Mi ricorda il forno dove andavo a comprare la pizza da piccolo. Stava vicino ai cartelli Vietato sputare per tarra (!!!) e La persona civile non bestemmia (vero: magari ruba a quattro mani e vi vende roba cancerogena, ma non bestemmia, osti!). Sarà la mia madeleinette proustiana? mioddio… Frate Indovino è sempre uguale a se stesso, come La settimana enigmistica e la bottiglietta del Campari Soda. Una sicurezza. Con quella impaginazione piticchiosa e ciaffosa, ingombra e stipata che solo Music Club sa eguagliare (lo so, siamo un casino da quel punto di vista), con quei caratteri ‘a mano’ ma bruttini, facendo finta che i computer e Interview sono ancora da inventare, Frate Indovino attraversa indenne i secoli, i millenni, gli eoni e soprattutto mode e modi del Paese. Come per le battute di Panariello, in qualche decennio di Frate Indovino, ancora devo ridere ad una sola (“Ho l’ulcera doganale” Sigh). Poco male, almeno non ci dobbiamo pagare su il canone. Disegni sullo stile de I fatti della vita di Famiglia Cristiana che definire orrendi è pochino, consigli vitali per piantare, ad es, le calendule in aprile (ma questo lato naturistico-agricolo si è un po’ perso negli ultimi anni) etc etc ne farebbero uno dei must meno must di tutti. Eppure vende sempre un casino. Una sola spiegazione: la Chiesa ancora tira. Le 4 i: impresa, inglese, internet e Indovino. 0/0/0/so’ tutti uguali. Frase top: L’assai diffusa droga / ricercata con foga / è un misero spinello / che divora il cervello.
Grande Fratello (venduto a sé; foto Salvatore Lafata). Brutto, raffazzonato, inutile, stupido, raccapricciante. Insomma, una perfetta copia della trasmissione. Nonostante Mascia (che, vedrete, ne farà uno a breve), preferibili perfino le quattro astine barrate da una quinta che i detenuti facevano sui muri. 0/0/0/nessuno.
Le Letterine (scaricabile via internet da www.passaparola.com). Ragazzi, quelli di Mediaset in fatto di bufale ne sanno una più dell’inventore della pillola Taurus. Se andate nel sito scoprirete che è disponibile il solo foglio di gennaio, per i restanti dovrete entrare ogni mese per altre undici volte. Non male, eh? Comunque, promettono Vincenza e Benedetta. Ovviamente in divisa, ma sempre meglio dei due giudici e del Gadano. ?/?/?/?.
Barbara Chiappini. Morotta mediterranea, una specie di Cucinotta senza gli specchi deformanti (viso praticamente perfetto), sfoggia il solito palloso repertorio marino per tutto l’anno. Boh, saranno tutte ricche di iodio, ‘ste ragazze… Non ho ben capito quali programmi presenti, anzi, che lavoro faccia di preciso, ma saltabecca qua e là per reti e programmi in qualità di ospite, per cui non è difficile imbatterivicisi. Pure simpatica. 9/8/8/giu, lug e ott., mese in cui tiene fede al cognome alla grande, oh, ye’!).
Anna Falchi (Autoprodotto; foto Vanessa Von Zitzewitz). Slogan: vieni a sfogliarmi. Ormai al secondo anno in proprio, siamo già – oltre la produzione seriale – alle edizioni limitate (mille copie 50×70, 13 pagine – c’è gennaio 2003 – a 49 mila lire + 8.500 di ssp) in occasione dei 10 anni di attività. Vedremo il prossimo anno che si inventerà, perché ci potete scommettere che ripeterà l’operazione, in quanto 50 mila per 1.000 fa pur sempre 50 milioni! La Falchi in edizione amazzone-Robinson Crusoe (Eva nel Paradiso terrestre secondo la sua versione), foto colore e b/n scattate in una zona tra Cannes e Saint Tropez, nonostante la monoespressività imbronciata venderà del brutto. Sembra sia un sex symbol soprattutto tra i più giovani. In tv ha fatto sentire di avere anche un cervello. 8/7/8/gen., lug., ott.
Cristina Cellai. Di sicuro per colpa mia, ma della suddetta non so proprio niente, a parte che ha un cognome che sembra la prima persona singolare del passato remoto del verbo cellare. Farà di sicuro qualcosa in televisione… Mi perdoni, non è elegante dirlo, ma nemmeno un gran corpo, alla fin fine. Foto come consuetudine, tendenti all’artistico, miste colore e b/n. 6/6/6/mar.
Selen (Autoprodotto). Come in quel film di Stanlio e Ollio in cui i due comici dicevano sempre “Arrivedorci” e non partivano mai, Selen è sempre in procinto di dare l’addio all’hard, ma escono sue cose in continuazione. Ennesimo suo culandario (vuol dir che vende), stavolta di ambientazione naturistica sia esotica che casereccia, Selen tiene volutamente un basso profilo a livello sessuale per poter vendere, probabilmente, anche tra i fan meno ‘coraggiosi’. Niente di speciale, ma è sempre lei. 7/6/7/giu.
I Simpson. Datemi retta, anche se Marge non appare senza veli, è quello che vi consiglio di appendere. Pirotecnico, con una serie di remake di film famosi (Alien, Star Wars, Il Grinta, Forrest Gump…) almeno ha sempre qualcosa di nuovo di cui accorgersi. Great Groening. 100/100/100/tutti.
Un particolare ringraziamento va a 4P, eminenza rosa, per avermi fornito in visione i culandari.
the Raven