Dread Beat An’ Blood

“DREAD BEAT AN’ BLOOD”

autore: Poet And The Roots

etichetta: Virgin

anno di pubblicazione: 1978

con: Linton Kwesi Johnson, Floydie Lawson, Vivian Weathers, Denis Bovell, Winston ‘Crab’ Curniffe, Jah Bunny, Everald Forrest, John Varnom, Desmond Craig, Lila Weathers.

È una sigla fin troppo esplicativa, quella scelta da Linton Kwesi Johnson per esordire nel mondo discografico. Giamaicano trapiantato a Londra fin dal 1963 e, al tempo di questo disco, già autore di due raccolte di poesie, Linton approfitta della ‘nuova onda’ per dare una base musicale alle sue parole di cronaca, denuncia e rivendicazioni. Al suo fianco Dennis Bovell, che dopo un anno produrrà anche l’esordio del Pop Group, una spalla fedele in grado di creare, attraverso la profondità dub dei suoni, il perfetto contraltare alla gravità e leggerezza declamatorie (rispettivamente di tono e di scansione) del poeta. Se è vero che il tandem produrrà più di un capolavoro – da non dimenticare Tings An’ Times del 1991 e Bass Culture del 1980 – la nostra scelta è caduta nel più ruspante disco d’esordio in quanto scintilla primordiale, nonché influenza fondamentale per numerosi ragazzi bianchi che in quei giorni si accostano alla musica nera. I testi, in buona parte tratti dal libro eponimo del 1974, vengono superbamente recitati nella tipica inflessione, la cui espressività è esaltata dall’assenza dei fiati; pillole amare appena addolcite, in Song Of Blood, dal falsetto inopinatamente soul di Vivian Weathers. Brani come Dread Beat An’ Blood, Man Free, It Dread Inna Inglan e Five Nights Of Bleeding resteranno per anni, con lievi aggiustamenti nell’arrangiamento, cavalli di battaglia nelle esibizioni dal vivo; ma è soprattutto All Wi Doin Is Defendin, con il piano di Desmond Craig a rinfacciare delizie canterburyane e la splendida voce sospesa tra ritmo e pianto, a lasciare il segno e a proporsi come vertice assoluto dell’intera produzione targata LKJ. Come se non bastasse c’è la notevole copertina firmata da Una Howe.