“FACE TO FACE”
autore: Kinks
etichetta: Pye
anno di pubblicazione: 1966
con: Ray Davies, Dave Davies, Mick Avory, Pete Quaife, Nicky Hopkins.
I Kinks stanno ben oltre la diatriba buoni / cattivi inscenata da Beatles e Stones; tanto oltre che è quasi impossibile liquidarli in così poche righe, l’unica osservazione può riguardare l’ormai appurata fatalità che, a causa di un mood tipicamente britannico, ne ha costretto il successo entro le patrie frontiere. Soprattutto i loro testi, così impregnati di inglesitudine, risultano spesso inintelligibili per un pubblico di tipo internazionale. Eppure la loro influenza nel resto della musica rock, dal garage al beat italico, è stata enorme; un’influenza che trova ragione in arrangiamenti, insieme semplici e sofisticati, che autorizzano l’utilizzo di un termine come avant-pop. Buoni esempi di tale gusto concertatorio ce ne sono pure in questo disco, dove alcune canzoni sono concretizzate ora da un trillare di telefono, ora da un brontolare di tuono e ora dallo sciabordare della risacca marina. La voce, mai zuccherosa, si muove in costante bilico fra dolce ironia e guizzi graffianti; ed è proprio la voce che, insieme all’originalità degli arrangiamenti, dà alla loro musica quell’aspetto tipico, particolare e unico, definibile kinksiano e sempre presente, indipendentemente dal canovaccio utilizzato che può variare dalla ballata psichedelica (Rainy Day In June e I’ll Remember), al rock’n’roll (House In The Country e Holiday In Waikiki), al jazz (Little Miss Queen Of Darkness), fino a delicati acquerelli un po’ cabarettistici, e tipicamente raydavisiani, come Dandy, Fancy e Sunny Afternoon. Un accenno va fatto per il delizioso, e spesso risolutivo, clavicembalo di Nicky Hopkins, che, insieme a Jimmy Page, era uno dei session men più ricercati del periodo e alla cui presenza l’incontenibile Davies dedica la speculativa Session Man.