indie:rocket:concerti Gennaio

tra l’altro il ritorno di Chevreuil e Valina

GREG MALCOLM in: HOMESICK FROM NOWHERE (NEW ZELAND)
Giovedì 8 Gennaio @ VASTO – Chieti – Almanach pub
Venerdi’ 9 Gennaio @ PESCARA – Kabala jazz club
Sabato 10 Gennaio @ L’AQUILA
Lunedi’ 12 gennaio @ FAENZA – Clan Destino  
chitarrista eclettico, insolito e sperimentale, si è cimentato in vari generi tra cui il SURF, l’avantgarde
e la musica tradizionale japponese e islamica. In questo tour europeo da solista, propone un set incetrato
sulle possibilità della sua chitarra acustica amplificata. Il suo ultimo lavoro solista HOMESICK FROM NOWHERE
è stato paragonato ai lavori di FRED FRITH, EUGENE CHADBOURN, ZOOT HORN ROLLO, DAVEY WILLIAMS,
JHON RENBOURNE e PHILIP GAYLE. Ha pubblicato SURFEDELIC, Proper records 2000 (Matt Gibb, Marc Howe);
What is Keith?, Proper records 2000 (Tony Buck, Leo Bachmann, Jenny Ward, Jon Rose, Joe Williamson);
Trust only this face, Braille records 12, 1995 (Jenny Ward, John Kennedy).
info story and samplers: http://homepages.ihug.co.nz/~malcolmg/

 

CHEVREUIL + GORDZ (FRANCIA)
Etichetta: Ottonecker http://www.ottonecker.fr.st / RuminanCE www.chez.com/ruminance/
Distribuzione europea: Chronowax  
 
Gli STORMANDSTRESS incontrano i DON CABALLERO e gli AC/DC.
Attivi dal 1998 sono un duo chitarra e batteria, proveninente da Nantes, Francia.
Chiaramente influenzati dall’ultimo album degli Storm And Stress poropongono pezzi strumentali corredati da una chitarra su 4 amplificatori, batteria al centro e publico dentro e intorno lo “stage”. Steve Albini registra all’Electrical Audio di Chicago il loro LP “Chataeuvallon”. Per avere un’ idea più chiara dello stile degli Chevreul, immaginate un concerto di un gruppo ibrido formato da Shellac e Storm and Stress, con un tocco di Don Cabballero e le potenza degli AC/DC. Dopo il loro primo album “Ghetto Blaster” masterizzato da Fabrice Loreau (Yann Tiersen, Prohibition), moltissimi i responsi positivi già ricevuti da stampa e pubblico che li ha visti per ben due volte in Italia a fine Marzo e Luglio 2003. Ascoltando la band dal vivo si ha l’opportunità di notare che le caratteristiche ed il valore del gruppo non vengono affatto penalizzati, e che, anzi, tutte le loro qualità scintillano enfatizzate dal palco. Hanno accompagnato dal vivo Us Maple, Laddio Bolocko, Strom & Stress (Touch & Go), Lumen, la Guinguette Pirate, L’Altra, Bobby Conn (Thrill Jockey), King Q4, Ratiopharm, Rogojine, Oxes (Monitor), Gordz, Goddar, Guapo, The Plan, North Of America.
Se gli Chevreuil registrano con Steve Albini in persona, i Gordz non sono da meno  scegliendo Lionel Darenne (assistente di Steve Albini) per registrare il oro lavoro devoto ed ispirato a Jesus Lizard, The Ex, Mr Bungle e Shellac. I GORDZ fondatori dell’etichetta francese RUMINANCE  (casa di  Oxbow, Chevreuil, Cheval de Frise), hanno suonato dal vivo con Arab On Radar, Rachel’s, Cheval de Frise, Chevreuil ed Oxes.
Discografia Chevreuil:

 

– Chevreuil / Ulan Bator (7″ Ruminance 2000)
Chevreuil : Sport (Lp 8t. W.ottonecker / Ruminance 2001 ristampa 2003)
– Chevreuil : Ghetto Blaster (Cd 9t. Ruminance / Ottonecker 2001)
– Chevreuil : Chateauvallon (Cd 10t. Ruminance / Ottonecker 2003)
– Room 204 / Chevreuil Split (7’’ 2t. Effervescence / Ottonecker 2003)
SABATO 24 GENNAIO                        Milano @ Conchetta
DOMENICA 25 GENNAIO – ORE 17:00 Mirandola Modena @ Aquaragia
LUNEDI’ 26 GENNAIO                          *Tba/DayOff*
MARTEDI’ 27 GENNAIO                       Ancona @ Thermos
MERCOLEDI’ 28 GENNAIO                  *Tba*
GIOVEDI’ 29 GENNAIO                        Treviso / Venezia *Tbc*
VENERDI’ 30 GENNAIO                       San Vito di Leguzzano – Schio (VI) @ Centro Stabile di Cultura

CHEVREUIL EUROPEAN TOUR

GIOVEDI’ 1 APRILE *Tba*
VENERDI’ 2 APRILE  Firenze @ *Tba*
SABATO 3 APRILE Milano @ *Tba*
DOMENICA 4 APRILE *Tba*

LUNEDI’ 5 APRILE  Faenza @ Clan Destino

 
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VALINA (AUSTRIA) + SICBAY (USA) European Tour

MERCOLEDI’ 11 FEBBRAIO Mestre @ Jam *Tbc*

GIOVEDI’ 12 FEBBRAIO Fano (Pu)  @ Bachelor
VENERDI’ 13 .FEBBRAIO Milano @ Conchetta
SABATO 14 FEBBRAIO Mirandola (MO) @ Acquaragia
DOMENICA 15 FEBBRAIO  Roma @ Init / Firenze @ CPA *Tba*

I SICBAY ( http://www.sicbay.com ) da Minneapolis/St.Paul, USA incidono per Skin Graft Records prima ( http://www.skingraftrecords.com )  e 54°40′ or Fight Records ( http://www.fiftyfourfortyorfight.com ) poi. Suonano un “Frenzied Challenge-Rock Melodico” e sono Nick Sakes (Ex Dazzling Killmen, Colossamite), Ed Rodriguez (Gorge Trio, Ex-Colossamite, Ex-Iceburn), Dave Erb. Si ispirano a Polvo, Colossamite, Pixies, Wire, Kerosene 454, 31Knots, Jawbox, Hurl, Minutemen, Faraquet, Pitchblende Si sono Formati nel 1999 a Minneapolis (Casa di  AmRep Records, Husker Du e Prince), che ha formato il loro suono potente e dolce/amaro. Combinando la storia dei suoi membri fondatori Nick Sakes, Ed Rodriguez con lo stile chitarristico di Dave Erb, il risultato è un’amalgama di tempesta, melodia e zucchero. All’inizio del 2003 Ed Rodriguez ha lasdciato la band per trasferirsiin California, dove adesso suona con i Flying Luttenbachers. Ha preso il suo posto l’amico di vecchia data e batterista straordinario Greg Schaal.

 

VALINA ( www.trost.at/valina  )  ” . “Vagabond” è un secondo full lenght. C’è anche un primo, che a dirla tutta è a tutt’ oggi difficilmente reperibile (se non dalle loro mani), dal titolo bizzarro: “Into Arsenal of Codes”. “Vagabond” invece, questo molti lo sapranno, è stato registrato da Steve Albini. [ … ] a Chicago. Ce n’è, a Chicago. “Vagabond”, al di là delle questioni relative a registrazione e produzione, è tutto e solo quello che ho ascoltato durante il mese di Luglio. Dopodichè, “Vagabond” è un album di bellezza desueta, una stella sfavillante nel cielo della musica indipendente europea che in pochi hanno saputo ammirare in tutta la sua lucentezza. Ecco allora, la vedo nitidamente, la bocca del lettore che dice: “eeeh, mamma mia, addirittura!!!”. Eh sì, addirittura, non scherzo mica. “Vagabond” è, nelle parole di chi per primo ha tentato di dirmi cosa ne pensasse per confrontarsi con le mie opinioni, “un grande mix di un sacco di cose che ci piacciono”. Frase che coglie lo Spirito puro, se posso dire. E non che sia un guazzabuglio senza senso della roba che uno in effetti ascolta sul percorso della propria vita e che poi va ad evacuare nella sala prove, cosa che fanno tutti, abbiamo fatto tutti; proprio per niente. Sapete cos’è “Vagabond”? E’ il potere bearsi di melodie inusuali e trasversali che originano nell’ universo musicale indie sin dalla sua nascita (se ce n’è stata) senza essere distratti dal tappeto musicale intricato e decisamente math al quale sono inerenti; ed il potere bearsi di strutture ritmiche manipolate, frantumate, altamente tecniche senza essere distratti dalle melodie alle quali sottendono. A quanto io mi ricordi, questo con i Don Caballero non era tanto facile farlo. Anche se i Valina, buttato lì di sfuggita, i Don Caballero potrebbero ricordarli per molti versi. Eppure “Vagabond” non è un album decostruito, non più di tanto; ed il suo impianto è lontano anni luce dalla tradizione noise alla quale molti lo hanno ricondotto. “Vagabond” ad un disco degli Shellac non ci si avvicina neppure più di tanto, per dire. Mancano i suoni, quelli più pesanti. Per quel che riguarda gli Slint poi, figuriamoci, niente a che spartire… le schede informative delle band sono decisamente delle puttane. “Vagabond” potrebbe essere piuttosto un album Gern Blandsten, forse addirittura Jade Tree. Ma anche qui, in pochi sarebbero stati in grado di contestualizzarne l’ originalità nell’ ambito del recinto dei rispettivi “profili” di produzione; ci sarebbe voluto il coraggio che hanno più spesso, se non sempre, le
etichette che nell’ ambito indipendente sono “più indipendenti”. Discorso un po’ contorto, se vogliamo; il fatto è che a me suona parecchio. “Vagabond”, per cercare di farvelo intendere, è un album di musica di levatura, ma che non per questo manca di approcciare il vostro udito con educazione: quando sa che l’ eccessiva preparazione tecnica è ad un centimetro dall’ ostentazione, sterza bruscamente e si fa easy per non farvi perdere l’ attenzione; quando invece vi sorprende troppo distratti attiva Claus
(batterista, divinità) e vi da un pizzicotto cortese per ricordarvi di mantenere gli accendini ben ficcati nella tasca, chè i tempi degli accendini sono lontani e la musica ha spesso bisogno della dovuta concentrazione. Nel senso che “Vagabond”, al contrario di una pletora di dischi di catalogo Touch&Go, ci tiene parecchio a farsi capire, è quello che vuole; e però allo stesso tempo non desidera affatto essere preso sottogamba, poiché quella è una abitudine popolare: e se a “Vagabond” gli si dice pop, lui risponde “I say horsehead under your blanket”. Quindi attenzione. Diciamo pure, oramai è il caso, che “Vagabond” è un essere umano, una persona, ed io me ne sono innamorato follemente; mentre invece i Valina sono esattamente quello che in questo periodo della mia vita io vedo come “la band ideale”. Poi chiaramente i gusti sono quanto di più magmatico esista e le opinioni vanno e vengono con i tempi… ma questo molti lo sapranno.”   GIORDANO SIMONCINI -STEWEY’S STAR #4

Recensioni su Blow Up, Rumore, Kathodik,  intervista fiume su STEWEY’S STAR #4 il più grande magazine indie italiano dai tempi di Equilibrio Precario
(3000 copie di tiratura)

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BULBUL (AUSTRIA)
Etichetta: Trost records  www.trost.at/bulbul  

 

BULBUL è un noiserocker austriaco di talento. su questo ononimo disco rinverdisce i fasti dei BIG BLACK d’assalto e squadrati di metà anni ottanta. soprattutto quelli dei primi ep, ma anche un  album monumentale quale songs about fucking, sembrano essere una discreta fonte di ispirazione per il chitarrista. Listen Ok, Yallow sea me, Luna G., Oh Mosquito, aprendo spesso al jammin jazz, seppur contenuto nei recinti assordanti d’ suon madre arcigno, fan si che l’opera risulti godibile anziche tetragona. Se potete immaginare un LP della Chcago di Naked Raygun, Effiges, e Big Black, quasi del tutto mondato dagli insulti vocali e sciolto dai ranghi strumentali serrati a testugine, bene … allora siete pericolosamente vicini allo svelare quel torbido enigma del rumore cui fa fede il nostro BULBUL. (7) Massimo Padalino – Blow Up – NOVEMBRE 2003

Austrias noiserocker extraordinaire Bulbul deliver their masterpiece with the new self titled cd. They came a long, exciting way. It started as a one-man band when Moussi Bucy, outfitted with guitar and drumcomputer, metalplates and vacuum cleaner noise-thunderstorm charmed with melvins-like heavy guitars and a 600g handmade steelcover. The next step was more mellow, accompanied by two fine jazz reeds (of Trio Exklusiv fame) for the live gigs. The wild result of the recent line-up (with FuckheadÕs/Wipe OutÕs ddKern on drums, bassist derhunt and sound-engineer ollmann): mighty, improvisational noise-driven rock. Especially live they mix their energetic songs with howling electronical bits to an overwhelming soundadventure. Special joy for the vinylfreaks: 10 different screen printed covers with – again different colours and backsides. The cd has 10 different covers to choose from, too. The impressing artwork was done by viktor kšnig (schrattenberg) who worked with Bulbul on various projects.

Disponibile dal 26 al 29 febbraio

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LIQUID LAUGHTER LOUNGE QUARTET (GERMANIA) Etichetta: Flight 13 / Cargo / Ritchie Records www.lllq.de 

I LLLQ sono una band tedesca, innanzitutto. I LLLQ sono anche una di quelle band che un giorno chissà come, pura casualità, le vai a vedere dal vivo a scatola chiusa. O meglio, a ruota di un flyer assai singolare che li aveva definiti come “DavidLynch soundalike”. Che uno pensa, “ma come fa un disco a suonare come un regista?”: sarebbe quantomeno il più bizzarro fenomeno sinestetico pensabile. Soprattutto, mi ricordo di aver rimuginato “dopo Amore Del Tropico voglio proprio vedere come si organizzano questi qui…”.[ … ] Sicchè d’ improvviso questi LLLQ, questi crucchi, hanno iniziato a suonare. Il set lo ricordo come molto particolare: tantissimi strumenti, chitarra contrabbasso percussioni sintetizzatore molto altro; vocalist con il microfono illuminato, primissimo dei richiami agli intenti del già citato flyer (non so se il lettore ricorda la scena di Blue Velvet in cui Dean Stockwell canta in una lampada…); tempistica morbosamente dilatata, infinitamente dilatata, liquida. Manco a farlo apposta. Ed io lì, perso nella musica sin dalla prima nota, a speculare su ciò che stavo ascoltando. Tant’è che pochi giorni dopo sono riuscito a procurarmi tutta la discografia del gruppo in questione e l’ ho passata in rassegna tre volte. Se mi chiedete “perchè tre?” io ovviamente non so rispondere. Così. Uno mica deve avere sempre tutti i perchè, nella vita. Ho comunque appurato che l’ album migliore (la band ha alle spalle tre full lenght, qualche singolo ed il dieci pollici del quale si pretende di parlare qui) è quello “rosso”, il self titled. Del quale però non vale la pena narrarvi, poichè l’ ultimo lavoro in studio è “Was the pleasure…”, (e noi qui si tenta nei limiti del possibile di occuparci solo di roba nuova), che è anche la cosa più “sperimentale” creata dalla band durante la sua carriera, sebbene tutti i tratti distintivi essenziali delle precedenti produzioni siano anche qui sotto perfetta luce. I LLLQ sono grossomodo un gruppo ossessivo e nella musica e nel pensiero. Le loro storie sono noir, omicidi, amori malati, apparato concettuale vagamente deviante, “surrealismo americano” (ancora Blue Velvet). Dico questo nella piena coscienza di quanto sia forzato aggettivare con “americana” la proposta sonora di una band crucca, e dunque più europea tra le europee; e me ne frego anche, se vogliamo fare i pignoli, poichè è semplicemente così che stanno le cose. Nella musica dei LLLQ trovano il loro posto tutte le idee che sono state, prima di chiunque, di Angelo Badalamenti, una per una capillarmente, muovendo dalle chitarre surf per giungere agli slow fumosi di cui presumo tutti sappiamo, sempre all’ interno del grande disegno di straniamento sensoriale (di cui presumo tutti sappiamo) che è poi quello che ci si dovrebbe sentire in grado di definire come “abituale” con riguardo al grande compositore. Badalamenti, non i crucchi. Il nuovo diecipollici dei LLLQ è dunque più che altro tutto questo, anche se in una forma che ambisce ad essere new edition se così si può dire, e che mantiene fermi i presupposti e vi fa ruotare attorno songwriting e paranoie del caso. Bisogna aggiungere che quando, come si assume, contano più le suggestioni della musica di per sè – che qui non è il messaggio pur essendo il medium – al voler ottenere il clima desiderato cooperano partiture assai differenti tra loro, che arrivano ad avere in comune la lentezza e poco altro quando non si voglia usare come unico termine coagulante quello di “atmosfera”; che appunto è sempre la stessa. “Was the pleasure…” propone infatti anarchicamente e con eccessivo coraggio un piatto assai misto: blues, surf, ballate, nenie, qualche volta addirittura psychobilly… lo psychobilly di un quarantacinque giri fatto girare a trentatrè, per essere precisi. Se mi si dovesse chiedere cosa penso del risultato finale, non esiterei a sottolineare in prima battuta come la band riesca a perseguire esattamente quello che vuole, di traccia in traccia sistematicamente. Ma sul valore musicale, o anche sull’ innovatività del lavoro (che poi sono molto spesso due facce della stessa medaglia), conservo ancora – a buon diritto – qualche piccola riserva. Credo che la cosa più ovvia da fare sia indicare i LLLQ a chiunque cerchi musica ambientale che funga da adeguato sottofondo alle proprie inquietudini; al contrario, tutti coloro che antepongono la lucidità critica alla paradigmatica figura del nano che balla dinanzi ad un fondale di tende rosse, preferiranno senz’ altro dirigersi altrove. (STEWEY’S STAR #4 – Giordano Simoncini)

(David Lynch like sounds with rockabilly, blues) “The Liquid Laughter Lounge Quartet plays cocktail music, a bitter-sweet liquid concoction that sticks in your throat leaving an aftertaste that is somewhere between pretty and pretty ugly. These four gentlemen of Freiburg borrow, alienate and counterfeit country and western, Rockabilly, an immense blues rendered with austere arrangements and an emotive and often hysterical voice. Anyone who finds themselves thinking about David Lynch films has hit the nail squarely on the head. With upright bass, drums. guitar a voice and a suitcase stuffed with sounds, Liquid Laughter Lounge Quartet are just as much a part of the furniture as the dilapidated sofa in the corner at The Heartbreak Hotel. And, the music matches the decor: pretty but also quick to unsettle and in places somewhat divergent and diffused, its contours washed smooth in deep swathes of red and blue. Ghosts whisper to rockabilly skeletons; this sotto voce country and western accompanied by a besotted Brian Ferryesque refrain. The far-flung and two-left-footed tango receives a jolt and a wry blues shuffle is danced until the glasses become stuck to the tabletops. The ice has long melted and the drink now tastes more bitter than sweet- just like the memories. Lyrics about angels, drugs, strange neighbours, forgetting and disappearance are morbid yet tender. The songs often hang in the air in much the same way a photograph from better days hangs on the wall.”

Disponibili dall’8-18 aprile 2004

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*NEPTUNE … ad aprile

Neptune Biography

Purveyors of scrap metal rock, Boston-based band

Neptune are known for their jagged melodies as well

as their jagged instruments. Sculptor and guitarist

Jason Sanford fabricates large, heavy, and menacing

looking instruments that have an evident history as

circular saw blades, gas tanks, oil drums, bicycle parts,

VCR casings and miscellaneous scrap ephemera.

These creations, which resemble “Everything from torture

devices to a Duchamp installation” (Nashville Scene), are

only part of Neptune’s visceral and intense live show.

“Playing a good show comes before personal safety

sometimes,” says Sanford, “which I think is something

the audience enjoys” (Casco Bay Weekly). Originally a

sculpture project, the music has become as eclectic as

the instruments, blending the quirks of Gang of Four,

the pounding of Einstuerzende Neubauten, the dissonant

melodies of The Ex and something “harshly seductive, like

factory noise” (Chicago Reader). Cuisinart beats, angular

guitars, disjointed vocals and steel-mill-falling-off-

of-a-cliff percussion form noisy art-rock that you

can almost dance to.

Jason Sanford – guitar, vocals, welding

Mark Pearson – bass, vocals

John Manson – drums, debris, vocals

Dan Boucher – circular saw blade rack, oil drums,

violin, debris

 

Notable Bands We’ve Played with

The Ex (3x), Liars (2x), Oneida (5x), Lightning Bolt (4x),

USAISAMONSTER (5x), Flaming Lips Boombox Experiment,

Blonde Redhead, Numbers, Erase Errata, Crack We Are

Rock, Melt Banana, Uz Jsme Doma, Arab on Radar (4x),

Wolf Eyes, 25 Suaves, The Phantom Limbs (5x),

The Fleshies (2x), Stinking Liziveta, Party of

Helicopters, The Centimeters (5x), Gogogo Airheart,

The Apes, Noxagt, Konda Holaa and the Beetches (2x)…

 

Discography

INTIMATE LIGHTNING,

Full Length CD/LP, Mister/100% Breakfast Records, 2004

THE BALLET OF PROCESS,

Full Length CD/LP, Mister/100% Breakfast Records, 2002

AT THE PINK PONY/A CAR IS A WEAPON,

Live 7″ Single, Mister Records, 2002

BASEMENT RECORDINGS E.P.,

6 song CD, Mister Records, 2001

YOUR COMPANY/PRODUCTIVITY IS A SCIENCE,

7″ Single, Heliotrope Records, 2000

STUDIO RECORDINGS, MAY MCMXCVII,

full length CD/LP, Archenemy Records, 1999

SWANG!/POODLE WALK,

7″ single. Anti-Social Records,1996

KNIFE FIGHT E.P.,

4 song 7″, self released, 1996

Rock su SINK AND STOVE recs BELGIO Disponibili ad Aprile 8-10-11 (
www.theplaywrights.co.uk )

Sono di Bristol, UK, Sono  Aaron Dewey e Benjamin Shillabeer. Suonano un
maestoso e angolare art-rock con una forte impronta pop. Il Settembre  2003
ha visto uscire il loro terzo singolo intitolato ‘the national missing
person’ dal loro debut album ‘good beneath the radar’. Nelle loro influenze
si ritovano “the smiths, the cure, the auteurs, xtc, talking heads, pixies,
pavement, fugazi, tortoise, hood, the sea and cake”. In una scura quanto
ottimistica collezione di melodiche ma sperimentali  chitarre pop,
paragonate ai contemporanei  interpol, british sea power, karate, q and not
u, the delgados, pinback, the notwist and radio 4.
‘good beneath the radar’  è stato universalmente acclamato dalla critica e
incluso nel “John Peel’s pick of the month.” Peel ha anche premiato il primo
singolo della band come ‘television in other cities’

I  PLAYWRIGTS saranno disponibili ad Aprile 8-10-11