Biografia di una generazione “peggio” e dimenticata.
Esce per la casa editrice Stampa Alternativa nell’interessantissima e “scomoda” collana Eretica la prova letteraria di Bruno Panebarco, una sorta di “romanzo di formazione” e disinformazione personale che illumina un periodo raramente esplorato da cartacee storie personali e non solo. L’autore attraverso il racconto autobiografico, ben scritto, con un stile agrodolce e piacevolmente scorrevole, godevolissimo e mai banale, narra, nel finire degli anni settanta, la picaresca conoscenza, il suo e di molti altri infossamento, convivenza/dipendenza/odio/ancora amore con la roba=eroina che lo accompagna come una fedele amica per un bel pezzo della sua vita. Senza falsi pudori Panebarco ci racconta la sua storia, i suoi innamoramenti con splendide e dolci ragazze a la Don Giovanni dell’ero, i suoi viaggi, le sue peripezie musicali con il suo gruppo Prostitutes, i sogni e le conseguenti disillusioni provocate dalla dipendenza da questo buco nero che non lascia spazio a niente figuriamoci all’immaginazione. E con/grazie a lui rivive una generazione, quella degli anni ’80, che chissà perché o percome non ha avuto e continua a non avere molto spazio, quasi a voler chiudere per sempre un passato che non si vuole far ritornare e chiarire, una ferita aperta e purulenta su una generazione non inquadrata che cercava solamente di vivere la quotidianità estranea alla scelta della lotta armata o al punk/x. Persone nel “mezzo” che vivevano e sopportavano la lacerazione/dilemma/scontro esistenziale/generazionale con l’ausilio di un ago nel braccio, spesso fino alla fine. Una peggio gioventù, come dice l’autore, diversa e complementare alla meglio gioventù che abbiamo visto al cinema e in televisione. Una peggio gioventù che, grazie a Panebarco, almeno rivive in queste pagine. Un inizio…
Marco Paolucci