comunicato stampa serate e concerti “murato”- bo

da nov: Darby, Pilìa, Rocchetti…programma dei concerti per i mesi di novembre e dicembre all’interno della serata denominata “MURATO” in quel del rinnovato CLUB74 (ex-circolo della grada) di bologna. la serata, tutti i mercoledì a partire dal 3 novembre,  è a cura della redazione musicale di Città del Capo Radio Metropolitana in collaborazione con la Unhip Records e vedrà esibirsi sul palco alcuni tra i più stimolanti artisti della scena musicale indipendente italiana ed internazionale, seguiti da “discoteca” con i dj della radio. ovviamente rimango a disposizione per ulteriori approfondimenti. al sintetico programma faccio anche seguire approfondite note biografiche per tutti gli artisti in cartellone. ringraziando dell’ attenzione saluto cordialmente,

giovanni gandolfi/unhip records

unhip records (www.unhiprecords.com)
e città del capo radio metropolitana (www.radiocittadelcapo.it)
presentano:

MURATO

tutti i mercoledì sera concerto imprescindibile e a seguire i dj di città del capo con gagliarda selezione indie-rock e paraggi

inizio concerti ore 22
al CLUB 74 (ex-circolo della grada)
via della grada 10, bologna (in centro, prosecuzione di via riva reno tra via s. felice e via del pratello)
uscita tangenziale numero 5 (Lame) e seguire indicazioni per il centro/palasport
bus 13, 19, 36, 38, 39 e 61 notturno – fermata san felice/palasport
e-mail: info@unhiprecords.com

mercoledì 3 novembre 2004
RIVULETS (slowcore acustico sull’etichetta dei Low da Minneapolis MN, U.S.A. / Chairkickers music)
+ DREKKA (lo-fi minimale da Bloomington IN, U.S.A. / Blue Sanct records)
a seguire dj UDA
ingresso 5 euro

mercoledì 10 novembre 2004
FINN (cantautore con intense ballate stile-Radiohead da Amburgo, GER / Sunday Service-Hausmusik)
a seguire dj Fede MC
ingresso 5 euro

mercoledì 17 novembre 2004
OFFLAGA DISCO PAX (elettronarrativa elettorale da Reggio Emilia, ITA / Santeria records)
a seguire djs Jonathan Clancy e Michele Restuccia
ingresso 4 euro

mercoledì 24 novembre 2004
DIANA DARBY (cantautrice da Nashville TN, U.S.A. / Loveboat records)
a seguire dj Elisa Graci
ingresso 4 euro

mercoledì 1 dicembre 2004
VIOLETTA BEAUREGARDE (electroviolence pianobar da Bergamo, ITA / Anemic Dracula records)
a seguire djs Jonathan Clancy e Michele Restuccia
ingresso 3 euro

mercoledì 8 dicembre 2004
3/4 HAD BEEN ELIMINATED (Stefano Pilia, Claudio Rocchetti e Valerio Tricoli, ITA / Bowindo records)
a seguire dj Fede MC
ingresso 4 euro

mercoledì 15 dicembre 2004
DEAN ROBERTS (sperimentazione elettroacustica dalla Nuova Zelanda passando per Vienna, Kranky records)
a seguire dj Elisa Graci
ingresso 5 euro

mercoledì 22 dicembre 2004
ultimo appuntamento prima della pausa natalizia con disko a cura di dj UDA (unhip records)
ingresso gratuito

NOTE BIOGRAFICHE

mercoledì 3 novembre

RIVULETS

Rivulets è il progetto di Nathan Amundson, songwriter cresciuto in Alaska, autore di acclamati album di intenso folk minimalista realizzati con la preziosa collaborazione di Alan Sparhawk e Mimi Parker, ovvero i Low (i quali hanno pubblicato sulla propria personale etichetta, la Chairkickers, i suoi primi due lavori). In uscita, di supporto al tour, un ep per Acuarela (con la partecipazione della bravissima Jessica Bailiff), che fa seguito ad un altro recentissimo ep su Tract Records (nel quale spicca, tra gli altri, un brano con Jarboe dei leggendari Swans).

selected press quotes:

“Who? Singer-songwriter Nathan Amundson. Sounds like: Dark, sparse folk music played on acoustic guitar and an assortment of other instruments. How is it? Quietly effective and moving. Close examination will be rewarded handsomely. Kindred spirits: Low, Nick Drake, Will Oldham” – Alternative Press, US

“Residing in a hazy singer-songwriter space somewhere between Nick Drake and Red House Painters’ Mark Kozelek, RIVULETS’ eponymous debut is the work of one Nathan Amundson. Using voice and guitar he’s crafted a work of forlorn balladry and fragile-hearted beauty.” – Mojo, UK (2002)

“He makes a wonderfully evocative melancholic sound. His voice, guitar and songs radiate a potent poignancy, that put him on a par with Tindersticks or Low at their most sorrowfully beautiful.” – Dream Magazine, US

“Four stars (DEBRIDEMENT). Amundson’s songs may occasionally make Nick Drake sound full o’ beans, but their forlorn, otherworldly beauty is seldom less captivating.” – Mojo, UK (2003)

“DEBRIDEMENT is already a shoe-in for best release of 2003.” – dB Magazine,

per un’ottima monografia in italiano, comprensiva di recensioni:
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Monografie/rivulets.htm

Rivulets (ChairKickers’ Union, 2002)
Da radici country e folk, per quanto “scarnificate” e portate al minimalismo più estremo, attinge Rivulets alias Nathan Amundson, cantautore di Duluth scoperto dai Low… Pervaso da una luce grigia ed opalescente che richiama, a tratti, i crepuscolarismi di Mazzy Star e Swans (sintomatico che la terza traccia si intitoli proprio in questo modo…), l’album – che si avvale della partecipazione di Alan Sparhawk e, in un brano, della voce di Mimi Parker – paga più di un tributo alla propria band-guida ma rispetto ad essa si contraddistingue per un mood ancor più levigato ed etereo, che prende vita da una strumentazione inconsueta (optigan, xilofono, cimbali, ukulele, oltre alle chitarre acustiche) per librarsi tra soluzioni armoniche “sospese” ed arcane, dalle reminiscenze quasi esoteriche. Valga per tutti il folk lunare e densamente onirico di Barreling Toward Nowhere Like There’s No Tomorrow.
(8/10), Maurizio Marino, “Rockerilla”

Debridement (ChairKickers’ Union, 2003)
Chiudete gli occhi e immaginate l’interno solenne e ombroso di una cattedrale. Immaginate i pavimenti marmorei, le volte altissime, il senso di misticismo che pervade gli interni. Debridement, secondo, impressionante album di Rivulets aka Nathan Amundson, è stato registrato all’interno della chiesa del Sacro Cuore di Duluth, non distante dalla casa di Mimi Parker e Alan Sparhawk dei Low, artefici della scoperta di questo schivo ma geniale menestrello originario dell’Alaska. Caratterizzato da tonalità più acustiche
e “sacrali” rispetto a quelle del bellissimo esordio omonimo del 2002, Debridement immortala su disco ogni più piccola sfumatura originata dalla particolare location in cui è stato realizzato, ed è così che apparenti
imperfezioni come i passi sul pavimento o gli scricchiolii delle panche diventano come per miracolo parte stessa del suono. Ma se il contorno è di quelli che non si scordano, il piatto forte di quest’album è rappresentato dallo stile narrativo di Amundson, abile a dipingere storie di disillusione e flebili palpiti di speranza con il solo ausilio di una voce preziosamente evocativa ed uno stile chitarristico emozionante, il cui paragone con Nick Drake appare molto più sensato che in tanti altri casi simili. Magiche e perturbanti come una tempesta sull’oceano, Cutter, Steamed Glass, The Sunsets Can Be Beautiful (Even In Chicago) – in mezzo alle quali compaiono ora la voce di Jessica Bailiff, ora il banjo e il piano di Marc Gartman, ora le chitarre di Jon DeRosa (Arktica, Pale Horse And Rider) – ci assalgono con il loro carico d’angoscia e poesia lasciandoci letteralmente senza parole. Mentre Will You Be There, accorata preghiera che vede la presenza degli stessi Low, appartiene al dominio della pura bellezza e non ha davvero bisogno d’altre spiegazioni. (8/10) Maurizio Marino, “Rockerilla”

web: http://www.rivulets.net/

DREKKA

Drekka è invece il moniker dietro cui si cela Michael Anderson, cantautore stralunato dedito a ballate e bozzetti acustico-elettronici dalla forte impronta lo-fi. Chitarra, voce, distorsioni, elettronica povera, rumori
d’ambiente gli ingredienti della sua musica: immaginate una via di mezzo tra Flying Saucer Attack e Syd Barrett, oppure tra Coil, Dave Fischoff e Alastair Galbraith. In uscita a novembre 2004, in concomitanza con il tour, il nuovo disco, “Extractioning”. Peraltro (e cosa non da poco…) Anderson è il proprietario della Blue Sanct, una delle labels più importanti del panorama indie americano.

Da Blow Up, recensione di Paolo Bertoni a Drekka, “Take Care to Fall” (Blue Sanct, 2002)

“.. un debutto scintillante, lo-fi minimale che ha il profumo penetrante e p ungente dei migliori Amp. Flying Saucer Attack e Hood, che sguazza ebbro di feedback in Silent Day, che si rifugia nell’intimità profonda in Fractured.. che si trasfigura in inquietante toy music in Sickness Subsides, che si quieta nella singhiozzante ballata Fracture…” (7/8).

web: http://www.bluesanct.com/bands/drekka/bio.html

mercoledì 10 novembre

FINN

finn. has his dwelling place in the middle of hamburg – his music, however, seems as if he was operating from below the water line. to educate our hearts, this thoughtful twentysomething creates a sound exuding warmth and intimacy. we are happy to share this experience, because through finn.’s veins runs grand emotional cinema!

“expose yourself…” comprises an intro and nine fragile global hits in which an acoustic guitar is enchanted by analog shooting stars. solemn synth strings appear to have wandered off from some old shellac record, the beats pulsating gently and almost absent-mindedly. above all of this hovers an entranced head voice, celebrating every single breath and forming words into sounds.

finn. plays music for a different reality – his debut album is an intertwined sea of melodies, a rapture of the deep, a bewitchingly beautiful parallel cosmos. we dive down into an intriguing world suffused with soft twilight – expose yourself!

(Andi Schoon)

web: http://www.finnmusic.com

mercoledì 17 novembre

OFFLAGA DISCO PAX

Offlaga Disco Pax è un collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti che aderisce al Movimento per il Socialismo Tascabile. Il gruppo è nato a Reggio Emilia nell’anno dispari 2003 ed è composto da Enrico Fontanelli (basso, moog prodigy, casiotone, premeditazioni grafiche, pensiero debole), Daniele Carretti (chitarre, basso, mutuo quinquennale) e Max Collini (voce, testi, ideologia a bassa intensità).
Offlaga Disco Pax propone ciò che qualcuno ha definito “Elettronarrativa Elettorale”. Si sentono apocalittici, integrati, naif. I brani, abbastanza descrittivi, sonorizzano storie ed eventi reali, spesso locali, riassunti in titoli come “Robespierre”, “Khmer Rossa”, “Kappler”, “Tatranky”, “Piccola Pietroburgo”, “De Fonseca”. Dopo avere suonato più volte in giro per l’Italia il collettivo si è iscritto (insieme ad altri 250 gruppi) all¹ edizione 2004 del Rock Contest di Firenze, storica manifestazione organizzata da Controradio – Popolare Network.
Lo hanno vinto, con loro sommo sbigottimento – la finale si è tenuta il 20 marzo alla FLOG – conquistando sia il premio della critica che quello della giuria, composta da musicisti affermati e da giornalisti di molte testate specializzate. Stanno registrando il loro primo disco.

Offlaga Disco Pax: tutto il resto è desistenza.

Hanno scritto su Offlaga Disco Pax:

Luca Collepiccolo, Blow Up di maggio 2004
Una marcia trionfale, quasi l’avanzare inesorabile di un bulldozer sovietico. Tale l’impatto live degli emiliani
Offlaga Disco Pax: una glaciale presenza scenica che ferisce con una squassante drum machine, ricorrendo ad un’effettistica povera ma essenziale. Poi una chitarra che sparge umori mancuniani (siamo dalle parti di Joy Division/New Order) ed un cantato/recitato spaventoso. Fermo. Potrebbero essere l’impossibile atto di
congiunzione tra i Suicide ed i primi CCCP, ma non facciamo fatica a scorgere affinità con i contemporanei eroi della neo new wave, su tutti gli Xiu Xiu di Jamie Stewart.

Marco Baratti – “Viaggi di musica”

OFFLAGA DISCO PAX promo CD (nostalgia per il comunismo perduto .. questi brevi racconti sono
contagiosi e creano dipendenza : imperdibili per chi ama MASSIMO VOLUME, CCCP, COCTEAU TWINS, AIR)

Maurizio Blatto, negozio di dischi “Backdoor” di Torino (ex collaboratore di Rumore)
“Circa una settimana fa un nostro cliente mi ha dato un CDr dicendomi: ascolta questo, dovrebbe piacerti.
L’ho messo su e ho coinvolto Franco, il mio socio, nell’ascolto. Siamo impazziti, il primo giorno l’abbiamo ascoltato in repeat continuo. Nei giorni successivi è andato a palla, attendevamo le frasi migliori, fosse stato in vendita i nostri clienti ne avrebbero comprate venti copie”.

Stefano Solventi – MUCCHIO SELVAGGIO nr. 577
Sono in tre: un chitarrista in vena di inquitanti riverberi, un misterioso orditore di pattern e samples, un frontman robustello che non canta ma recita prosaici reportage dissidenti per un teatrino febbril-glaciale tra nostalgico feticismo seventies, declama politicamente scorretto e apocalissi prossima ventura. L’insieme rimanda a certi disarmanti CCCP, aleggiano tetri ectoplasmi Suicide ma il taglio è in definitiva molto personale.

web: http://www.offlagadiscopax.it/ o http://offlagadiscopax.splinder.com

mercoledì 24 novembre

DIANA DARBY

Gabriele Pescatore, Il Mucchio Magazine
Fantasia Ball, secondo album di Diana Darby, è uno di quei lavori di cui ci si innamora alla follia. Oppure lo si finisce per odiare, stremati dalla circolarità con cui si ripetono le armonie. Come era stato per l’esordio (Naked Time), anche stavolta la cantautrice americana non sceglie mezze misure: trentotto minuti in cui siamo accompagnati quasi esclusivamente della sua voce e da una chitarra acustica che (fatta eccezione per basso, contrabbasso e violoncello che compaiono, qua e là, quasi per magia) disegnano atmosfere minimali ed intimiste, fragili e ricche di una poesia che riporta alla mente certe cose di Joni Mitchell (l’accostamento non sembri azzardato…) o anche, per restare al presente, la migliore Cat Power. Più che canzoni, quelle che la Darby sussurra sono magnetiche cantilene, come quelle, ispiratissime, con cui ci accoglie: sia Fly Away che Falling Down, infatti, raccontano le piccole cose – soprattutto le delusioni – del quotidiano con uno stile che piace perché trasmette timidezza e vulnerabilità; quelle che poi, a ben vedere, sono le caratteristiche di tutta l’opera. Su If It Feels Good alla chitarra viene attaccata la spina e i suoni prodotti – assieme al basso che si percepisce in lontananza ma che poco si intromette – accrescono il vigore di una composizione che con il passare dei secondi si fa sempre più intensa e che, anche in versione acustica, sarebbe risultata splendida. Ferry, invece, impressiona per la presenza di un contrabbasso e di un triangolo con le parti vocali che, per una volta, risultano meno ovattate, tutt’altro che rumorose, comunque impreziosite dagli archi il cui eco arriva inaspettato. E si va avanti così, tra confessioni decisamente autobiografiche di sogni infranti (My Own) e ricordi perduti, forse, per sempre (Caroline). Il tutto, opportuno ribadirlo, con una classe ed una maturità che, considerata la giovanissima età della musicista, non possono che stupire. Canzoni semplici e toccanti, piene della grazia che solo i veterani riescono a possedere e che, invece, sono scritte da una quasi esordiente. Di cui sentiremo ancora parlare.

Elio Bussolino, Kataweb
Per ascoltare la voce di questa cantautrice texana sarà proprio il caso di aguzzare udito e attenzione. Un piccolo sforzo che le canzoni del suo secondo album personale ripagheranno generosamente. Il registro emotivo di queste canzoni è infatti inversamente proporzionale al timbro vocale della Darby, sembra cioè aumentare mano a mano che parole e suoni si fanno più flebili e soffusi.
Il suo è un piccolo capolavoro di grazia e parsimonia, un album che pare concepito per lenire malinconie inguaribili, sedare dolori profondi, stemperare paure ataviche, un disco che pare fatto di nulla e che al contrario è in grado di offrire moltissimo.
La sensazione di percepire l’impalpabile battito d’ali di Fly Away e il tepore caduco di un’estate che volge ormai al termine – Summer -, il fermo immagine di un quadro domestico che nulla e nessuno sembra poter mutare – The Only One Who’s Listening -, il ritratto di una ragazza degno di uno stilnovista – Caroline – e una cover spettrale di Blue Turns To Grey dei Rolling Stones.
Chi può disdegnare il conforto di una voce così discreta e seducente?

Fabio Battistetti, Movimenta webzine
Diana Darby pubblica il suo secondo album in Europa per la nostrana Love Boat; lei è la cantautrice americana dell’immaginario comune, ed allo stesso tempo è un’autrice di musica attuale, non suona ballate mielose, ma bensì canzoni vicine alla poesia. Il disco alterna brani in cui la voce fluttua tra note scarne e minimali, in una sensazione di avvolgimento; altri brani hanno il sapore della canzonetta, fanno compagnia in mezzo ad un’immaginaria notte, evocando intimità che la voce di Diana sa concedere. Fantasia Ball è minimale nella struttura (voce, chitarra, violoncello…) ma caldo nell’impatto, così come lo sono i testi: semplici, ma intensi nell’interpretazione. La grafica è scarna e presenta nel retro la foto di un cane, il che mi fa pensare alla copertina di Knock Knock di Smog dove c’era un gatto in copertina… analogie? Può darsi.

web: http://www.dianadarby.com o http://www.love-boat.org/bands/diana.htm

mercoledì 1 dicembre

MISS VIOLETTA BEAUREGARDE

Violetta beauregarde ha 27 anni. È nata a Bergamo ma vive da un anno ad Alessandria. Tre anni fa ha scoperto che l’elettronica applicata al ‘hardcore punk la divertiva e la stimolava. (Non ha mai ascoltato elettronica in vita sua, in verità. A onor del vero Violetta nutre una profonda idiosincrasia nei confronti dell’ascolto della musica elettronica.) infatti dall’età di 14 ascolta quasi esclusivamente hardcore punk, garage, rock’n’roll, surf, indie rock.
Dopo avere tentato per anni di suonare in gruppi composti da più di due persone Violetta che l’umanità è ottenebrata, e soprattutto che ella non è in grado di relazionarsi musicalmente con nessun altro individuo all’infuori di se stessa. Quindi nel novembre del 2002 prende una tastiera acquistata in un mercato rionale alle bancarelle dei cinesi, vari effetti per chitarra come delay, phaser, flangers, distorsori, alcuni strumenti umoristici autocostruiti, un microfono, fruity loops 3.5.6., un campionatore a 8 bit ricavato da una segreteria telefonica digitale e comincia a produrre basi sulle quali canta e urla. Produce, registra e mixa tutto da sola, a casa, senza intermediari, per le ragioni di cui sopra.
In due anni di attività violetta ha all’attivo concerti in tutta Italia e all’estero. Nel 2003 va in tour per una settimana  con gli Hawnay troof, duo in cui milita Allison Wolfe, cantante delle Bratmobile, gruppo storico della scena di Olympia assieme alle Bikini Kill di Kathleen Hanna. Alla fine del 2003 termina di registrarsi il suo primo disco “Evidentemente non abito a San Francisco” prima uscita per l’etichetta bolognese Anemic Dracula.il cd vedrà la luce a metà del 2004 Nel disco compare anche un featuring vocale della sopracitata Allison Wolfe nella canzone white white o so white.
Per l’inverno sono previste date in tutta italia, la partecipazione al Ladyfest di Stoccarda a fine ottobre e un tour di due settimane in germania, francia, olanda e austria.

web: http://www.violettasucks.com o http://heidi666.splinder.it

mercoledì 8 dicembre

3/4 HADBEENELIMINATED

Stefano Pilia: acoustic and electric instruments, loops, live electronics, objects.

Claudio Rocchetti: Turntables, cd players, live electronics, objects.

Valerio Tricoli: Tape Loops, acustic and electric instruments, live electronics, vocals.

The enigmatically named 3/4HadBeenEliminated are Stefano Pilia, Claudio Rocchetti and Valerio Tricoli.
The three are already known on the experimental electronic scene for their previous solo releases.
Pilia´s first solo “healing memories in present tension” out on the last visible dog ,shows his ability in combining  psyco minimalist guitar drones with slow emotional riffs, while “the work called Kitano” (barlamuerte) -Rochetti´s debut album- reveals his personal collage style and wagnerian turntablism.
Tricoli released his first work on bowindo last year “Did I? Did They?” unveling the paranoid intimate poetic of his concrete electroacoustic composition. Throughout this 7 track work – the listener could easily think of as a 45 minute suite- the collaboration of the three seems  to be more fruitful in asking useless questions rather than giving useless answers. Listening and attention move without interruption through different levels of reality and fiction (is memory real? is disneyland real? is this cd real?  and what about its content?).
Diverse and distant elements – alchemically woven from the livily editing- find here the right collocation.
Fed from the purest field recording and layered drone and moving from transhumane electronics to pop attitude, the wonderful soundscape of 3/4 unveils intimacy and distance, entchantment and disillusion

recensioni

3/4HadBeenEliminated
“3quarters HadBeenEliminated”

This awkwardly named ensemble is the collaboration between three of Bowindo’s central players and co-founders, Stefano Pilia, Claudio Rocchetti, and Valerio Tricoli. The latter’s Did They Did I? is one of the young label’s best releases so far, and his comrades are no strangers within the budding Italian scene, Pilia with a CDR of beautiful droning guitar pieces on the Last Visible Dog label and Rocchetti with at least one lauded recording as Kitano. And while it might not be appropriate to call this disc the work of a “supergroup,” as the sixth and latest Bowindo release it feels, at least, like the label’s first truly essential product, the trio matching each other’s talents to create a seven-part cycle of radiant acoustic imagery. 3/4HadBeenEliminated’s 45 minutes unfurl in a graceful, gripping sweep that combines the Italians’ tendencies towards lyrical improvisation and colorful electroacoustics, with a grounding in the kind of baroque assemblage techniques championed by people like Dean Roberts and Jim O’Rourke. It is a roomy collage of found sounds, entranced piano and strings, featherweight percussion, and the small-yet-tactile electronic manipulations most Bowindos manage with the such grace. Whole tracks are swallowed within drones of unquenchable warmth, carryovers from Pilia’s Healing Memories record but without as grand a presentation, suggesting rather the distant, saturated golds of a Klimt painting. As with previous Bowindo releases, field recordings get incorporated in such a way that they guide or introduce certain portions of the piece rather than float along as surface filler, a subtle but effective way of carving an environment from the work itself. The result is the same kind of unreal ambience labelmate Guiseppe Ielasi regularly produces, an unpredictable landscape that reveals, only in afterthought (or aftershock), the rigorous method of its creation. At points during the disc a beautiful chamber ensemble emerges, picking apart minimal, plaintive lines, as if at the cue of a particular broken glass or cheap electronic whine. The effect of this invented troupe of players, slinking ghostly between so many golden guitar drones, sheets of harmonium haze, and assorted earthen resonance, only to appear with the arbitrary quickness of a twig snapping underfoot, is simply breathtaking, many listens over. “Bedrock” travels from a tender, big-band shuffle sounding almost like the Bad Seeds at their most sublime, to a lengthy area of abrasive shatter and pop, garage ambience that still manages to feel like just another station along the disc’s narrative. When the associative strains of guitar and percussive foundations disappear, more discrete patterning of electrical hums, engine turnovers, and minor tape treatments become attempts at maintaining the momentum and sonic density of a particular moment, a method aimed at continuity rather than clash, and one that helps to create an incredibly fluid sound-world, full of juxtapositions, but ones which provide an indecisive magical middle passage. It’s rare that works this complex also succeed in feeling as direct, regardless of particular directives changing with each listen, a compliment that can be paid to most of the Bowindo/Fringes releases I’ve heard. Discovering this label has been a joy, and both of its 2004 releases will rank among my favorites for the year. -( Andrew Culler, Brainwashed.com)

3/4 HadBeenEliminated is a trio formed by Stefano Pilia (a solo cd on Last Visible Dog), Claudio Rocchetti (two releases on Bar La Muerte – see archive – and S’Agita) and Valerio Tricoli (a cd on Bowindo, plus collaborations and productions with Dean Roberts etc.). Not sure about who plays what, but listed sources are “guitars, harmonium, double bass, percussion, glass harmonica, resonant pipes, objects, turntables, synthesizer, tapes, electronics, field recordings”, with help from Antonio Albanese (percussion and glass harmonica) and Tony Arrabito (drums). I regret not having seen 3/4… in one of their recent tour dates, because they must be pretty explosive live. This eponymous cd has its better moments when the electroacoustic scrabblings, the gigantic harmonium drones and some serene, almost bucolic guitar strumming converge: tracks like “Getsemany Fields under impossible rain”, “The soul of their suits” and “Bedrock” are nothing short of moving. Strangely enough, I always get the impression that this is a quiet cd – on the contrary, 3/4…’s intimism also has its psychic black holes, like the ominous, monumental drone of “My smallest ego” and the electronic hoarfrost of “Bench/Frozen”. But the trio has a somehow more humane, “folk” approach to minimalism and microsounds – there’s often a feel of open spaces here. Great stuff indeed, also because it doesn’t fossilize on a pre-digested set of sounds, but rather dares to fuck around and sweat on them. Along with the Dielectric Minimalist All Stars (with whom they share at least a similar approach to playing/recording), this is one of the best experimental releases that I’ve come across recently. A new cd is due out on S’Agita, and Logoplasm are definitely another valid “spiritual comparison” to 3/4…’s romantic electroacoustics.4 out of 5.(Eugenio Maggi, Chaindlk.com)

web: http://www.bowindorecordings.com/releases/HadBeenEliminated.html

mercoledì 15 dicembre

DEAN ROBERTS

Beginning with the post punk rock trio Thela and moving through White Winged Moth and into his solo recordings, Dean Roberts has marked himself as a guitarist of unique talents. Be Mine Tonight is the first recording from the New Zealander (now based in Vienna) since And The Black Moths Play the Grand Cinema was released in 2000. Roberts has played a variety of solo gigs and played with some of the heavyweights of electrical/acoustic improvisation.  Be Mine Tonight shows how  Roberts has moved from electronic texturing into songwriting and arrangements, combining rock music and sound manipulation.  Be Mine Tonight  is a recording of songs.  Slow, often wrenching songs where the brush of a cymbal, a voice or a plucked string can have great impact.  Through arrangement, processing and editing Dean Roberts has crafted out rock that presents listeners with familiar forms as it challenges them with oblique gestures.  Improvisational and electronic strategies are ably utilized to push the dimensions of rock songs played by a group of people together in one room. As Roberts told Grooves magazine; “The idea was that we would do something with really elaborate arrangements using largely acoustic instrumentation.  Something like a 60s recording, and in place of a string quartet or orchestra playing harmonic parts, it was approached like imagining a contemporary music ensemble was used instead.” Be Mine Tonight is the very first production of a young engineer and composer Valerio Tricoli, a rising name in the world of improvisational music.  It was recorded in Bologna , Italy from Dec. 2000 to Dec. 2002.  Giuseppe Ielasi, of Fringes Recordings and a legend of Italian improvisational guitar, contributed prepared guitar, as did Christian Alati.  The deft drumming by Antonio Arrabbito marks his recording debut. Roberts played acoustic and electric guitars, piano, percussion, bass, harmonium and glass harmonica. Dean Roberts began working with Werner Dafeldecker (Polwechsel) and Martin Brandlmayr (Trapist/ Radian) on a new album in the spring of 2003. Live performances and recording sessions saw the development of a definite band dynamic and the trio decided to take on a proper band name to reflect the three way creative input. In April 2003 the new trio, christened Autistic Daughters, began recording at Chrisopher Amann’s studio in Vienna, Austria. Then, in a period from October through December 2003 Dean Roberts did additional recordings with Valerio Tricoli (who was so instrumental to the success of Be Mine Tonight) in Bologna Italy. Werner Dafeldecker and Dean Roberts mixed the album, Patrick Pulsinger mastered it and Jealousy and Diamond was sent off to kranky. Given Werner Dafeldecker’s experience in improvised music as a member of Polwechsel and Martin Brandlmayr’s position in two bands that ably balance rock and electronics (Trapist and Radian) Autistic Daughters are very much more than Dean Roberts plus rhythm section. As Roberts told dB magazine while on tour in Australia in Feb. 2004;
“Our capabilities instrumentally and compositionally, in engineering and production match, and moreover our friendship keeps it all together. We are able to say and do what we want, and the vision is entirely collective.”
The seven tracks on the trio’s debut, Jealousy and Diamond, continue the exploration and mutation of the rock song roberts undertook on Be Mine Tonight. It is the band’s first statement. Autistic Daughters plan some European touring in late 2004 and early 2005.

web: http://www.kranky.net/bands.html