La Reinterpretazione Dei Miti Classici Nei Versi Di Isabella Affinito.
Di Cristina Contilli
Isabella Michela Affinito è nata nel 1967 a Frosinone, ma vive a Fiuggi. Ha studiato all’Accademia di costume e di moda di Roma e si è occupata di grafica pubblicitaria prima di dedicarsi alla poesia.
Isabella Michela Affinito compie con la raccolta ‘La Terra Di Nike’ un tentativo interessante, ma rischioso: quello di reinterpretare con la sensibilità moderna i miti dell’antica Grecia.
Lo spunto è nato nell’autrice dall’osservazione della statua “La Nike di Samotracia”, rinvenuta nel 1863 nell’isola omonima e conservata attualmente al museo del Louvre di Parigi.
Così, nella prefazione, l’autrice spiega il senso della sua scelta: “Nike significa vittoria, era la dea greca che configurava la conquista, sempre nell’atteggiamento di spiccare il volo, metafora di grandi altezze da raggiungere con la forza delle ali.”
Nei versi della Affinito è costante il richiamo alla storia dell’arte; le sue poesie sono costruite attraverso sequenze di immagini, in cui le descrizioni dei luoghi si alternano alla narrazione mitologica.
Alcuni versi tratti dalla poesia ‘La Tela Di Penelope’ danno la misura dello stile e del linguaggio della Affinito: “Non ci fu più / un’altra Penelope / non solo con le mani forti / e lo sguardo di chi /sapeva che un giorno / fra mille persone / avrebbe ritrovato / quegli occhi di eroe / tornato dalla guerra. / Il telaio sapeva di / svolgere una lotta / contro il tempo / e le mani, le stesse, / gli davano coraggio mentre una spola caparbia / allontanava il grido / della rinuncia.”
Isabella Michela Affinito, La terra di Nike, Sanremo, Arcipelago edizioni, 2004