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Un libro e cinque film per approfondire il legame tra William S. Burroughs e il cinema.

 

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Un libro e cinque film per approfondire il legame tra William S. Burroughs e il cinema.

W. S. Burroughs: The Cut-Up Films – doppio dvd + booklet Italiano/Inglese
Restaurati e rimasterizzati digitalmente

DVD 1
The Cut-Ups
1966, UK, 18 minuti 45’’, bianco & nero
regia: Antony Balch
sceneggiatura: William S. Burroughs
cast: William S. Burroughs, Brion Gysin

William Buys a Parrot
1963, USA, 1 minuto 25’’, colore
regia: Antony Balch
sceneggiatura: William S. Burroughs

Bill and Tony
1972, UK, 5 minuti 11’’, colore
Versione originale inglese con sottotitoli opzionabili in italiano
regia: Antony Balch
sceneggiatura: William S. Burroughs
cast: Antony Balch, William S. Burroughs

Towers open fire
1963, UK, 9 minuti 29’’, bianco & nero
Versione originale inglese con sottotitoli opzionabili in italiano
regia: Antony Balch
sceneggiatura: William S. Burroughs
cast: Antony Balch, William S. Burroughs, David Jacobs, Bachoo Sen, Alexander Trocchi

Ghost at n°9 (Paris)
1963-1972, UK, 45 minuti 7’’, colore e bianco e nero
Versione originale inglese con sottotitoli opzionabili in italiano
regia: Antony Balch
sceneggiatura: William S. Burroughs

DVD 2
Extra
Commissioner Of Sewers
Un video ritratto di William S. Burroughs di Klaus Maeck
1991, Germania, 28 minuti 35’’, bianco e nero
regia: Klaus Maeck
cast: William S. Burroughs, Jürgen Ploog

Thot-Fal’N di Stan Brakhage
1978, USA, 14 minuti, colore
regia: Stan Brakhage
cast: Jane Brakhage, Tom Bartek, Gloria Bartek, W. S. Burroughs, Allen Ginsberg, Peter Orlowski

Introduzione di Alessandro Gebbia Docente di Letteratura Americana -Universita’  delgi studi di Roma La Sapienza
(39 minuti 05’’)

Lo schermo nudo
Il cinema secondo Burroughs, Burroughs secondo il cinema

Apparentemente il cinema non sembra essere stata una passione fondamentale nella vita e nell’opera di William S. Burroughs, anche se in realtà non sono poche le occasioni in cui il grande scrittore americano si è imbattuto con questo medium artistico, in veste di sceneggiatore ma anche di interprete. Certo esigui sono i film tratti da (o ispirati ai) testi letterari di Burroughs, e questo perché la sua opera è ben poco cinematografica nel senso classico del termine, a causa della scarsa importanza che lo scrittore attribuisce al plot narrativo. La sua è un’estetica non lineare, frammentaria, la sua è una scrittura affabulatoria e gergale, fatta di continue associazioni visive. Logico, quindi, che l’equivalente filmico della sua letteratura non può che avere uno stile “sperimentale” e fare uso del cut-up, un procedimento caotico e casuale, derivante dal collage dadaista, che consiste nel tagliare e incollare pezzi di testo alla ricerca di nuovi significati. Burroughs lavorò, come sappiamo, su questo procedimento a partire dal 1959 insieme a Brion Gysin, singolare figura di pittore sperimentale e romanziere, che ne è il vero scopritore; Gyson e Burroughs applicarono il cut-up a varie forme artistiche e a un po’ tutti i supporti. Dalla pagina alla tela, dal nastro magnetico – lavorando su registratori e nastri con lo stesso piglio di un cyberpunk contemporaneo – al film. Nel campo cinematografico il risultato sono una serie di cortometraggi raggruppati sotto il titolo di Thee Films, realizzati con l’inglese Antony Balch tra la fine degli anni ‘50 e la fine degli anni ‘60. I primi due cortometraggi, Towers Open Fire (1963) e The Cut-Ups (1966) hanno una struttura piuttosto simile, infatti ritroviamo le stesse immagini con un montaggio sempre diverso ma rapido, seriale e frastornante, accompagnate da un collage sonoro altrettanto ossessivo. In entrambi compare per esempio la Dreamachine, un dispositivo per produrre immagini oniricoipnotiche, messo a punto da Gysin e da Ian Sommerville nel 1960. Tale macchina, composta da un cilindro traforato che ruotando crea effetti stroboscopici, consente a Balch e Burroughs di decostruire e ricostruire la realtà fino allo spasimo. In realtà la Dreamachine rappresenta il cinema stesso, la visione allo stato puro, poiché ricorda i brevetti dell’era pre-cinematografica, e in particolare lo zootropio. In questo senso l’operazione di Burroughs e Balch è un ritorno alle origini del movimento, dal punto di vista sia percettivo, sia concettuale.
Bruno Di Marino

A presto
Cordiali saluti
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