Riccardo Raccis ‘Il Paradosso Di Plazzi’

Allora, dicono che chi…

 

Di Aldo Piergiacomi

aldopiergiacomi@libero.it

“Firenze, software ed ex-geni… gli asterischi che fanno la differenza…”

Allora, dicono che chi scrive gialli lo fa per raccontare qualcos’altro, dicono
anche che chi legge gialli lo fa per investigare dietro le righe, dicono poi che
chi racconta un romanzo giallo deve far in modo di evidenziare queste cose
nascoste (chiaramente tralasciando trama e soprattutto finale)…. insomma si
dicono un sacco di cose.

Allora… immagina una domenica mattina libera…. dove avevi messo (per
errore?!?) la sveglia alle 8:00, quindi dopo aver espletato le tue funzioni
biologiche (colazione compresa) ritorni a letto e decidi di iniziare un libro…
(per farti prendere sonno?!?)
immagina anche che quel libro è “Il paradosso di Plazzi” di Riccardo Raccis
(minimum fax, 2004) e che una volta iniziato non riesci ad alzarti più fino alla
fine che coincide con l’ora di pranzo (per la prima volta nella tua vita di
lettore hai finito un libro tutto di un fiato – che soddisfazione!!!);
va beh se riesci ad immaginare tutto questo saprai benissimo che il risultato è
sicuramente quello di rimanere rincoglioniti per tutto il giorno fino al punto
che avrai voglia di metterti a scrivere una recensione…

Con queste premesse, se riesci a resistere a non scrivere nulla nelle ore
successive e non vieni ucciso dai tuoi amici a cui cerchi insistentemente di
parlare di questo “tuo libro” che nessuno ha ancora letto… puoi riuscire a
metterti a tavolino (magari dopo esserti preso un giorno di ferie…) e cercare
di capire il perchè di tutto questo.

Provo ad andare in ordine:

innanzi tutto un libro ti deve “prendere”…
per il mio particolare gusto di lettore non sono mai riuscito appassionarmi ai
romanzi di Conan Doyle (confesso: non sono mai riuscito a finirne uno!!!) e
questo non perchè la trama non sia ben congegnata tutt’altro… è perchè non
sono riuscito mai a trovare un feeling con quell’antipatico di Sherlock Holmes
(ne tantomeno con quello sfigato ipodotato del suo assistente); come prima non
riuscivo a parteggiare per Topolino suo omologo di carta….
Altro discorso si deve fare per altri maestri del genere… in fondo
chissenefrega se hai già capito chi è l’assassino dalle prime pagine di un libro
di Macchiavelli è della vita dell’ispettore Sarti Antonio che ti interessa e
della sua storia con la biondina…. oltre ad un sacco di altre cose ma….
magari ne riparliamo un’altra volta.

Anche in questo caso il bello è nel contorno… non che la trama non sia
avvincente anzi… (ci sono forse troppi colpi di scena…) ma visto che non
dobbiamo parlarne si può dire che i temi vincenti sono altri.

Firenze. ma non la solita città da gita fuori porta del 25 aprile… quella più
nascosta delle vie “lontane dalle telecamere di videosorveglianza” una città che
scopri sempre più nera con i suoi piccoli locali “di genere” e le sue vicende
provinciali di piccola metropoli. A questa aggiungi una fiera di informatica
nella Fortezza che non è quella multicolore dei giorni del Forum Sociale Europeo
piena di gente festante di tutte le specie unite per scambiarsi utopie per un
mondo migliore, ma una squallida e grigia (anzi bianconera) versione, popolata
da gruppetti di grigi uomini uguali che cercano di vendersi/comprarsi le
soluzioni ai loro stress lavorativi.

Poi prendi una ditta di software, ma non lo stereotipo da pubblicità dove tutto
è iperilluminato e dove tutti sono felici di scambiarsi pacche sulle spalle per
i successi reciprochi… ma quella ben più reale dove l’impiegato tipo cerca di
far passare il tempo oziando al sicuro del suo scuro box di lavoro attento a non
farsi fregare dal vicino. Quella dei brainstorming dove si partecipa per
primeggiare e sperare nella classica “buona impressione” per l’ormai insperata
futura promozione.
E vero c’è anche la collega alla quale fai il (finto!?!) filo da una vita e
quello che sembra il tuo migliore amico… ma in fondo lo sai che nessuno nel
tuo reale “momento del bisogno” potrà mai venirti in soccorso… anzi quello che
ti aspetti è che proprio loro possano darti il colpo di grazia quando sei li
rantolante a terra… e, cosa veramente peggiore, facendolo non perchè in preda
a qualche pulsione sadica ma solo perchè “sai il dovere…”

In questo contesto metti un genio… ma non quello classico dei film di Colombo
che li riconosci perchè: 1) anche se hai perso l’assassinio/ gli assassini iniziale/i, è/sono
quello/i con cui parla sempre l’oramai incartapecorito tenente 2) ha/nno talmente
tanta voglia di farsi acciuffare (forse per far terminare il prima possibile
l’agonia del telefilm) che si autoaccusa/no alla fine con delle prove talmente
inconsistenti che forse avrebbe/ro fatto dubitare anche ai carcerieri di
Guantanamo.
Insomma metti un genio o meglio un ex-genio, un bambino prodigio ormai
cresciuto. Uno di quelli che tutti dicono sia bravissimo ma che in fondo non
fanno altro che “vivere di rendita” (perdonatemi la classica espressione da
professoressa di liceo).
Chi di voi (anche solo una volta da bambino o al più tardi ieri sera) non si è
immaginato iperdotato e non ha pensato che era il mondo che sbagliava a non
accorgersi che tu in fondo eri migliore di tutti gli altri… Solo che tu
pensavi al classico stereotipo del vincente, quello che trova sempre la
soluzione migliore in un istante… il classico Gastone che vive nell’ozio
contornato da persone che lo adorano solo per la sua preziosa presenza!!!
Il fatto è che in questo caso è la realtà è un pò diversa. il genio è un pò più
reale e per questo un pò più simile a te! anche tu sai di aver risolto una serie
di problemi difficili (con genialità!?!) ma devi continuamente lavorare per
dimostrare (???) che sei ancora utile ed il brutto che continuerà così per tutta
la tua infernale vita… e ne sei perfettamente consapevole!!!

L’unica cosa che invece non trovi nella tua realtà è l’amica del genio… ed è una “perfetta” iperattenta a te e disposta a seguire i tuoi problemi, non solo
per un periodo, ma “da quando la conosci” solo per farti sentire bene senza
apparenti doppifini sessuali… questa purtroppo è solo da romanzo (anche perchè se fosse vera saresti tu ad avere i suddetti doppifini). Il fatto che poi sia
“eccezionale” non fa altro che confermare questa triste realtà…

Ah… chiaramente sono anche da romanzo la coppia di poliziotti detective all’americana: da notare (e forse sviluppare nel prossimo romanzo) l’uomo geniale nella sua stupidità, da censurare la donna troppo perfettamente intelligente (anche se così affascinante nel suo testardo innamorarsi della sua prima idea…), i personaggi di contorno: dai gemelli, ai baristi, ai vicini di casa fino ai collaboratori speciali… tutti troppo belli per essere veri,  alcuni momenti topici: in particolare la “passeggiata sul cornicione”; se sei ben concentrato riesci a sentire anche tu l’accumulo di acido lattico nella tua coscia sinistra.  Il finale…e qui non dico nulla sennò mi sbranate…

Insomma hai bisogno di altri stimoli per leggere queste 200 pagine ?!? eccone
l’ultimo: la foto del nerd di ultima copertina talmente fiero di esserlo da
farlo diventare troppo simpatico… o meglio poi scopri la sua data di nascita e la confronti con la tua… di qui l’invidia… e dici che in fondo sei stato
troppo generoso e che tutto ciò che  scritto è solo perchè sei ancora nel
periodo di convalescenza post domenica mattina… e che è il primo libro e per
questo semplice motivo uno scrittore ci mette ‘tutto il meglio di se’ e che poi
di difetti ce ne sono molti e che sarai molto contento se qualcuno te li
indicherà….
insomma ora tocca a te trovarli… x dargli il colpo finale!

ah dimenticavo…
voto: 4 asterischi e mezzo.

Riccardo Raccis
‘Il Paradosso di Plazzi’, 2004
Edizioni minimum fax
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