Museo Internazionale E Biblioteca Della Musica Di Bologna Presentano ‘Voci Dall’Aldilà’…”Una Rassegna Di Film, Un Viaggio Nella Memoria” Su Compositori Scomparsi Che Continuano A Rimanere Tra Noi. Un Progetto DI Angelica A Cura Di Walter Rovere. Il 10/17/24/31 Gennaio 2006 Ore 21.00 Ingresso Libero. Click For Infos.
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martedì 10 gennaio ore 21.00: DUKE ELLINGTON / STEVE LACY
On the Road with Duke Ellington, di Robert Drew
(USA 1968/74, dur: 60’, prod: Drew Associates, distr: www.docurama.com)
Ellington in pubblico e in privato nel più intimo e rivelatore documentario realizzato su di lui,
dalla prima composizione Soda Fountain Rag a Traffic Jam,
nel corso del tour che segnò il termine del sodalizio trentennale con Billy Strayhorn.
Steve Plays Duke, di Daniele Ciprì e Franco Maresco
(Italia 1999, dur: 45′, prod: Cinico Cinema)
Su espressa richiesta di Ciprì e Maresco, Lacy sceglie e reinterpreta al sax soprano
dieci dei brani orchestrali di Ellington, e racconta in un’intervista del suo rapporto di debito
e di amore verso la musica del maestro. Portata successivamente in tour,
Lacy inciderà ufficialmente questa selezione l’anno dopo nel cd Ten of Duke.
martedì 17 gennaio ore 21.00: CONLON NANCARROW / MORTON FELDMAN
Musik für 1000 finger, di Hanne Kaisik e Uli Aumüller
(D 1993, dur: 45′, prod: BR/WDR, distr: Inpetto Film, www.inpetto-filmproduktion.de)
Un’intervista al visionario compositore americano che nella sua casa di Città del Messico
dimostra il funzionamento e illustra i concetti compositivi delle sue composizioni per rulli perforati
e piano meccanico, e interviste e commenti di altri compositori e interpreti sulla sua musica.
Con Conlon Nancarrow, György Ligeti, Charles Amirkhanian, Ivar Mikhashoff, Carlos Sandoval.
Jackson Pollock, di Hans Namuth e Paul Falkenberg
(Usa 1951, dur: 10′, prod: MoMa, distr: Anagram)
Il celebre film d’artista sul pittore americano presentato al MoMa di New York
con colonna sonora originale di Feldman, che rappresentò la prima esposizione importante
della musica del compositore, allora venticinquenne.
The 1986 Darmstadt Lecture, di Günter Woog
(D 1986, dur: 22′, prod: IMD, distr: Universal Music London)
Estratti da una lezione tenuta da Feldman e della prima mondiale
della sua “For Christian Wolff” ai Ferienkurse di Darmstadt.
Con: Morton Feldman, Eberhard Blum, Nils Vigeland.
martedì 24 gennaio ore 21.00: JERRY GARCIA & THE GRATEFUL DEAD
On the Edge: Nothing Premeditated, di Jeremy Marre
(Gb 1991, estratto, dur:10′, prod: Channel Four)
Jerry Garcia intervistato da Derek Bailey per la sua serie televisiva sull’improvvisazione in musica.
Anthem to Beauty, di Jeremy Marre
(Usa/Gb 1997, dur: 75′, prod: Isis/Daniel Tv/Grateful Dead, distr: www.eaglevision-int.com)
Un affascinante excursus, tra filmati e spezzoni televisivi d’epoca e interviste contemporanee,
sul percorso musicale di Garcia e dei Grateful Dead dal 68 al 71,
dagli innovativi esperimenti con lo studio di registrazione come strumento compositivo
per l’acid-rock di Anthem of the Sun alla svolta acustica di Workingman’s Dead e American Beauty.
Con Jerry Garcia, Phil Lesh, Mickey Hart, Robert Hunter, David Crosby, Tom Constanten, David Grisman.
… a seguire: Garcia & the Dead: schegge 1974-95
martedì 31 gennaio ore 21.00: EDGAR VARESE / LUC FERRARI
“Les grandes répétitions”: Hommage à Edgar Varèse, di Gérard Patris e Luc Ferrari
(F 1966, dur: 55′, prod & distr: Ina-Grm)
La trasmissione televisiva dedicata da Ferrari a uno dei grandi innovatori della musica del Novecento,
considerato “il profeta della musica elettronica e concreta”,
e influenza trasversale su compositori dallo stesso Ferrari a Zappa.
Con Bruno Maderna che dirige Déserts, e le opinioni sul compositore di Iannis Xenakis,
Olivier Messiaen, Hermann Scherchen, André Jolivet, Pierre Schaeffer, Pierre Boulez, e Marcel Duchamp.
Presque rien avec Luc Ferrari, di Jacqueline Caux e Olivier Pascal
(F 2005, dur: 50′, prod: Audiovisioconcept/Cityzen Television)
Ferrari intervistato sulle sue composizioni concrete e cameristiche,
mentre prova l’“opera parlata” Cahier du Soir e i concerti con eRikm
e lo scultore sonoro Christoff Schläger, ed estratti della videoinstallazione Cycles de Souvenirs.
Con: Luc Ferrari, Elise Caron, Nouvelle Ensemble Contemporain, Christoff Schläger, eRikm.
La proiezione verrà introdotta da Brunhild Ferrari e Jacqueline Caux
Si ringraziano: Chris Villars, Arte France, Carlos Sandoval
Nel 1971 Konstantin Raudive raccolse in un libro con disco allegato, Unhörbares wird Hörbar (L’inaudibile si fa udibile, in edizione italiana Voci dall’aldilà), i risultati delle ricerche che aveva condotto sulle voci che aveva registrato a migliaia nel corso dei sei anni precedenti, attraverso un semplice microfono o le frequenze “vuote” di apparecchi radio o ricetrasmittenti. Per Raudive, queste registrazioni erano una prova certa di comunicazione con il mondo dei defunti, anche in virtù delle caratteristiche delle voci, che apparivano diverse da quelle “viventi” per ritmo, tonalità e uno strano poliglottismo, che si prendeva la libertà di cambiare lingua da una parola all’altra e di usare neologismi e sgrammaticature. Al professore si manifestavano prevalentemente figure familiari dal passato (parenti e amici), ma anche personaggi famosi da ambiti ed epoche diverse: scrittori e poeti come Garcia Lorca (che si esprimeva con frasi composte in lettone, tedesco, svedese, spagnolo), Shakespeare e Hemingway (in lettone), filosofi come Nietzsche, psicologi come Jung e Freud, uomini di stato come Kennedy (anch’egli in lettone, lingua madre di Raudive), Lenin, Trotzki, Hitler… (nessun musicista; ma curiosamente negli stessi anni la pianista-medium Rosemary Brown pubblicava apprezzate composizioni che, a suo dire, le erano state dettate dagli spiriti di Liszt, Beethoven, Debussy e altri, esperienze che racconterà poi nel libro Immortals at my Elbow).
In maniera analoga ai processi psicologici inconsci di proiezione, condensazione eccetera che tanta parte hanno nell’interpretazione degli Electronic Voice Phenomena, questa rassegna promossa dal Museo della Musica e Angelica accosta “voci” di compositori scomparsi di ambiti diversi; “visioni interiori” che in maniera più o meno evidente, sopra o sotto la soglia della coscienza, continuano a dialogare con il presente, e che la distanza temporale ci permette di far “incontrare idealmente” in modi in cui forse gli (o ci) erano preclusi quand’erano in vita, valutando meglio differenze o inaspettate connessioni sfuggite o sottovalutate in prima istanza.
Non a caso, immagine-simbolo di è lo scatto che ritrae assieme Sun Ra e John Cage: due mondi sonori apparentemente lontanissimi (anche e soprattutto nella ricezione critica che ebbero) e che eppure si incontrarono effettivamente per uno storico concerto nell’1986, costringendo a ripensare valutazioni consolidate ma nondimeno troppo schematiche. Analogamente, la rassegna prodotta nel 2004 si è occupata di Don Cherry, improvvisatore jazz e mistico, ma che anche Krzysztof Penderecki volle impiegare – assieme a un intero gruppo di improvvisatori – in un suo progetto; ha messo a confronto Cornelius Cardew e il suo modo di concepire l’impegno politica in musica con quello di Luigi Nono; e si è occupata di Pandit Pran Nath, la cui influenza, e del pensiero musicale indiano che rappresentava, si poté avvertire in maniera rilevante sullo stesso Cherry, ma anche su minimalisti da La Monte Young a Charlemagne Palestine quanto su un compositore contemporaneo fuori dagli schemi come Giacinto Scelsi.
Per Voci dall’Aldilà II – 2006, la rassegna propone omaggi e percorsi di lettura su Duke Ellington, il cui approccio innovativo all’orchestrazione e al rapporto tra scrittura e improvvisazione in base alle caratteristiche e capacità specifiche dei propri solisti, lo hanno fatto considerare una figura di riferimento da parte di musicisti dichiaratamente “d’avanguardia” quali Miles Davis, Sun Ra (che ne faceva notare anche la sottovalutazione come pianista), John Zorn, e lo stesso Lacy, del quale la rassegna propone l’omaggio a Ellington ideato dagli autori di “Cinico Tv”, Ciprì e Maresco.
Seguono Conlon Nancarrow, figura leggendaria di inventore sonoro, per anni confinato in Messico (dove era fuggito durante il periodo Maccartista) e scoperto solo nell’ultima fase della sua vita, considerato da un compositore come Ligeti “grande quanto Bach o l’ultimo Beethoven” e le cui innovative concezioni di canoni poliritmici hanno dichiaratamente influenzato un chitarrista avant-rock quale Henry Kaiser. Nella stessa sera, un omaggio a Morton Feldman, una delle figure più singolari quanto significative della musica del Novecento, creatore di un mondo sonoro assolutamente originale, che ha stabilito collaborazioni con pittori come Rothko e scrittori come Beckett; riferimenti alla sua musica si possono trovare in un gruppo improvvisativo radicale quale gli AMM, ma anche in particolari composizioni di Fred Frith e John Zorn.
La terza serata è dedicata a Jerry Garcia, leader con i suoi Grateful Dead dell’unico gruppo che abbia radicalmente inserito l’improvvisazione nelle strutture della musica rock (al punto che nell’88, Ornette Coleman lo invitò a suonare nel suo album Virgin Beauty e ricambiò poi il favore partecipando a due concerti dei Dead); ma anche, attraverso le figure di Phil Lesh e Tom Constanten (che erano stati entrambi allievi di Luciano Berio al Mills College, prima di unirsi al gruppo), innovativi sperimentatori dell’uso dello studio di registrazione come strumento compositivo, come mostra il documentario che narra la lavorazione dell’album Anthem of the Sun (1968), all’interno del quale il gruppo usò accorgimenti sonori dall’uso di un piano preparato alla sovrapposizione nello stesso brano di tracce tratte da esecuzioni diverse dello stesso pezzo (una tecnica che Zappa usò estensivamente più avanti).
Infine, una serata dedicata a Luc Ferrari, scomparso improvvisamente lo scorso anno; si aprira con l’intervista che curò per la televisione francese nel 1966 a Edgar Varése – unanimemente considerato il profeta della musica elettronica e concreta (alla quale, nato nel 1883, poté iniziare a lavorare soltanto all’età di 71 anni, grazie agli studi radiofonici francesi), e la cui composizione Dèserts del 54 convinse lo stesso Ferrari a dedicarsi alla musica su nastro; ma la l’influenza più nota della musica di Varése è certamente quella (chiaramente udibile in molti suoi pezzi) su Frank Zappa, che ha spesso raccontato come Varése fosse il suo idolo assoluto (che cercò anche inutilmente di incontrare) dall’età di 13 anni.
Dal suo canto Ferrari, co-fondatore nel 1958 del Groupe des recherches Musicales assieme a Pierre Schaeffer, è emerso in notorietà solo negli ultimi anni, grazie all’entusiasmo dichiarato nei suoi confronti da parte di giovani compositori sperimentali come Jim O’Rourke (che aveva preso anche il nome di un suo gruppo, Brise-Glace, dal titolo di una composizione di Ferrari); Ferrari è stato d’altra parte attivissimo fino all’ultimo, anche volentieri collaborando con musicisti decenni più giovani di lui, quali il chitarrista Noel Ackchoté e il “rumorista” francese eRikm, con il quale si è esibito in concerto anche in Italia nel 2004.
W a l t e r R o v e r e