Un Labirinto Di Paure Ipertestuali.
Di Aldo Piergiacomi
Casa di Foglie
Mark Z. Danielewski
2005 Mondadori – Strade Blu
Devo ammettere che sono in grande difficoltà…
Pensavo che dare un commento a questa opera prima (e ultimativa?) di Mark
Danielewski, fosse un compito più semplice, quasi automatico… talmente tanti
sono gli stimoli che si ricavano nel leggere quella che a tutti gli effetti è
una vera esperienza ipertestuale, che immaginavo che il compito si poteva
ridurre solo ad una selezione di quelli più interessanti…
Ma forse è proprio questo il difficile… perchè “CASA di foglie” è una
molteplicità di cose:
E’ innanzitutto cinema o meglio critica cinematografica… del resto non è altro
che la recensione su un film/documentario fatta da un vecchio ‘cieco’ (!)… ma
è anche arte visiva e concettuale
E’ Joyce, Boudelaire e Borges… dei flussi di coscienza e delle sinestesie che
si inseriscono fra paradossi e citazioni di testi veri o verosimili
E poi è una riscoperta del tempo e dello spazio con l’uso originalissimo (al
limite della paranoia) dell’impaginazione grafica: le parole sembrano avere vita
propria, mutano cambiano forma, esplodono e implodono in se stesse, facendoci
perdere i classici punti cardinali e mostrandoci che non c’è più un sopra o un
sotto e soprattutto né un prima né un poi…
Ma questa rivoluzione copernicana non si limita alle vicende dei protagonisti
del libro: sei tu il suo vero destinatario… e così scopri che il tempo di
lettura può rallentare fino a quasi fermarsi in pagine ricchissime di
informazioni da leggere per ore (es. il catalogo di ‘tutte’ le opere
dell’architettura occidentale e dei suoi autori!) per poi accelerare
vertiginosamente in altre composte solo da singole parole o addirittura semplici
lettere…
Ma ti ritroverai anche in un nuovo sistema di riferimento dove le pagine si
devono (?) capovolgere, leggere al contrario o allo specchio (!) dove leggi i
margini e salti il centro (o viceversa) e dove rincorri le note andando avanti e
indietro ossessivamente…
Anche perché questo libro non finisce mai… anche quando avrai pensato di
leggere l’ultima sua pagina (sei poi sicuro di sapere qual è?) tutto ti
riporterà a riprenderlo in mano a rileggerne dei brani a ridare significato al
tutto con quello che si è letto e con quello che si leggerà…
Ma a questo punto non vorrei che si pensasse che tutto si risolvesse in un
semplice esercizio di stile… “CASA di foglie” è anche un libro di e sulle
nostre Paure…
Non è la classica paura dell’ignoto e del non conosciuto, qui ad impaurire è la
sovrabbondanza di riferimenti e di citazioni autoconcatenate… è la moderna
paura del perdersi fra i mille riferimenti che appunto perchè apparentemente
illimitati, atterriscono perchè proclamano la morte delle certezze e di tutta la
pseudo verità illuministica.
E poi c’è anche la scoperta terrificante del nostro lato nascosto… è il
conoscere il buio e il vuoto che c’è in noi e quanto questo ci spaventi… e
alla fine di trovarci da soli, senza nessuno con cui condividere le nostre vite,
con l’inevitabile epilogo dato dal cadere vittima di una paurosa follia senza
speranza…
Non resta che chiedersi:
e se alla fine il libro risultasse proprio un complicatissimo labirinto che,
facendoti vagare fra le sue pagine, non ti permettesse di trovare l’uscita dalle
sue stanze…?
E ti ritrovassi imprigionato fra le mura di questo edificio senza nessuno…?
Cosa potrebbe essere peggiore di rimanere da SOLO con quello che sarai dopo
l’esperienza di aver conosciuto l’ignoto della tua
C
A
S
A
?
Forse solo perdere l’occasione di leggere questa affascinante opera e tentare di
scoprirvi la tua parte nascosta!