Di Manuelita Marcantonij
A seguito del suo coraggioso quanto tellurico coming out via fibra ottica, Jason viene invitato dall’Harry Hay School di L.A., (un liceo sperimentale per “diversi”), ad inaugurare l’anno scolastico.
E’ l’occasione giusta per l’adolescente della east coast di raggiungere la città californiana attraversando i tradizionalisti States in Ford Taurus, armato di una tenda e una bandiera arcobaleno, accompagnato dal suo ragazzo Kyle, (in partenza per l’Università di Princeton) e l’”effervescente naturale” amico di sempre Nelson. Un’esperienza metafora di un percorso di conoscenza e traguardo dei rispettivi percorsi interiori. Una “66” che attraversa quel limite tra l’età degli slanci e dei valori universali (come l’iniziativa individuale, l’indipendenza, l’uguaglianza delle opportunità) e quella dell’età adulta con tutti i limiti e dubbi del caso, soprattutto quelli personali: il razionale e romantico Kyle che non riesce ad adattarsi ai mutamenti improvvisi, alle anomalie della vita, gli spigoli e le curve del concreto; Jason alle prese con i problemi degli aspetti dell’omosessualità che stridono con la sua virilità; Nelson, infine, che si sente incompleto sul piano sentimentale.
Tra fughe rocambolesche in auto, concorsi per sosia di Britney Spears, libri di Kerouac, tramonti selvaggi, una nazione che ha fatto della libertà il proprio vessillo si confronta con l’immagine di sé. Immagine fatta di solidarietà, tolleranza, ma anche fastidio, e omofobia.
Ultimo episodio della saga della trilogia liceale di Alex Sanchez. Un romanzo a metà tra “Priscilla, la regina del deserto” e la sceneggiatura del solito teen movie. Un libro il cui autore si è diligentemente impegnato a giustificare la sua ragion d’essere. Con discreti risultati.