Kathodik Meets…Devocka

Uno Scambio Di Mail…

Di Emanuele Carbini

carbeman@virgilio.it

Uno scambio di mail e l’occasione per conoscere meglio i Devocka. Parliamo di “Non Sento Quasi Più”, il loro primo album, di Ferrara, la loro città, ma soprattutto di…

Quattro amici che si conoscono da sempre e che da sempre si massacrano le orecchie con la propria musica. Siamo di Ferrara e dopo varie esperienze musicali ha preso corpo il progetto Devocka nel 2004. Suoniamo rock di matrice punk-noise ma senza restrizioni di genere, ed il nostro nome nasce dalla passione comune per “Arancia Meccanica”, nel duplice capolavoro novella e film. Devocka un neologismo, uno slang anglo-russo proposto da Burgess nella sua opera. È il modo in cui Alex, il drugo, il protagonista dell’opera chiama le ragazze. L’origine del nostro nome vuol essere, oltre che una scelta semplicemente legata al suono della parola, spigolosa come il nostro sound, anche una sorta di omaggio a Burgess e Kubrick.

 

  1. Nella recensione ho preferito porre l’accento sul vostro lato “cantautorale”, pur essendo i Devocka un gruppo di stampo rock. Concordate con l’affermazione?

Igor: Perchè no! Effettivamente qualche testo e qualche proposta melodica sono frutto diripetuti e vari ascolti in ambito cantautorale, non vedo quindi perchè non possa essere un lato che esce dall’ascolto del nostro disco. Quando componiamo non badiamo troppo al genere, lasciando libera l’espressività dei brani. Poi ognuno ci trova quello che sente di più nelle orecchie, noi sintetizziamo con il termine “rock” il nostro genere, gli aggettivi specifici li lasciamo trovare ad altri.

 

  1. Ho scelto L’eco del Tempo _non a caso quasi a metà album_ come chiave primaria per leggere il vostro album: media all’urgenza nervosa di brani come Noise vs o Controllo, con una ricerca spiccatamente melodica. Qual’è la vera natura dei Devocka?

Igor: Bella domanda! L’Eco del tempo è certamente uno dei brani di punta del nostro album, lo stesso mixaggio dell’intero disco è stato fatto seguendo la traccia di quel pezzo. Ci piace esser vari e non fossilizzarci su uno stile specifico, alcuni brani sono roboanti, altri melodici, insomma non escludiamo nulla in fase di sviluppo dei brani. Mi piace molto la frase che hai utilizzato “media l’urgenza nervosa”, direi perfetta per sintetizzare L’eco del tempo nel contesto del disco. Non a caso (come hai notato), è stata posta al centro della tracklist.

  1. In “Non sento quasi più”, il vostro primo album, è contenuto anche il video del brano Nota Uniforme. Che tipo di esperienza è stata girare un videoclip? Che tappe ha avuto la sua realizzazione?

Igor: Inizialmente si percepiva un certo imbarazzo nel “girare” un videoclip, ma quando abbiamo visto le prime immagini montate, la faccenda ha preso decisamente un’altra piega, e ci siamo divertiti moltissimo, anche perché ogni giornata di riprese finiva con mangiate a base di pane e salame. Un’esperienza positiva insomma. La regia ed il montaggio sono stati affidati ad Alex Poltronieri e Davide Ravani, nostri amici, che hanno fatto un lavoro encomiabile. L’idea di fare un videoclip ci è sempre balenata in testa e così abbiamo deciso di concentrarci su una canzone che ci sta particolarmente a cuore. Il montaggio schizofrenico e l’interferenza con immagini di guerra reali sono principalmente idee di Alex, poi ognuno ha di noi ha dato suggerimenti.

  1. L’aspetto “live” rappresenta per band esordienti come la vostra il veicolo principale per cercare maggiore visibilità all’esterno. Credete che rimanga ad oggi lo strumento promozionale più efficace? Come programmate i vostri concerti?

Igor: Sì a nostro avviso rimane il veicolo migliore per farsi conoscere, il più veritiero e poi per noi è un’esigenza primaria. È chiaro che serve molto anche la promozione dell’evento, in ogni modo facciamo un live robusto e da poco è iniziato il nostro tour che abbiamo definito assieme al prezioso contributo di Nervous, collettivo di esportazione “artistica”, e della nostra label, la CNI.

  1. Nota tecnica: Come rendete dal vivo i pezzi dell’album?

Igor: Dal vivo qualche brano viene riprodotto fedelmente altri no! Ad esempio il finale de L’eco del tempo, dal vivo ha una coda molto più lunga e diversa da quella proposta nel disco, la stessa Marzo viene proposta senza la doppia voce, Controllo la anticipiamo con un intro e Nota Uniforme finisce decisamente più rumorosa rispetto al formato digitale. Molte di queste variazioni nascono direttamente sul palco, quindi ogni tanto c’è una sorpresa durante il live.

  1. Come direbbe Nick Hornby, la vostra playlist definitiva? (I migliori 5 album di sempre, i migliori 5 brani, le migliori ultime 5 cose ascoltate)

Igor: Difficilissima questa domanda… ci provo. I migliori cinque album di sempre in ordine sparso: “Goat” dei Jesus Lizard, “Whie Light/White Heat” dei Velvet Underground, “Dirty” dei Sonic Youth “Closer” dei Joy Division e l’omonimo dei Suicide. Ma non posso non citare almeno “Each One, Teach One” degli Oneida, “Nevermind” dei Nirvana, “Ok Computer” dei Radiohead e “You’re Living All Over Me” dei Dinosaur Jr. Ma cinque sono pochissimi me ne servono almento 20 di posizioni! I migliori cinque brani: Grace di Jeff Buckley, Mote dei Sonic Youth, Monkey Trick dei Jesus Lizard, Elettricità dei Santo Niente, Uomini Cattivi Non Ho Più l’Età per Lasciarli Vivi dei Six Minute War Madness e Quello che Non C’è degli Afterhours. I Cinque album che ho ascoltato ultimamente tra le nuove uscite: “Happy New Year” degli Oneida, “A Senile Animal” dei Melvins, “Rather Ripper” dei Sonic Youth, “Zeno Beach” dei Radio Birdman e “In The Absence of Truth” degli Isis.

  1. Aggiornateci sulla realtà musicale ferrarese. Che rapporti avete con la città e con le altre band?

Igor: La realtà musicale di Ferrara è molto attiva se consideriamo le dimensioni della città. C’è qualche locale per suonare e qualche situazione (sopratutto estiva) per potersi mettere in mostra. A livello di band locali ci sono tante realtà valide, citiamo Quinto Stato, Let’s Get Lost e DonVitoeiVeleno su tutte. Il problema principale è che molte non comunicano tra loro, e talvolta ci viene da pensare che non vogliano proprio farlo, il che alla fine può essere una scelta accettabile. Quello che secondo noi manca è una vera collaborazione tra i diversi gruppi. Si perde un po’ troppo tempo a criticarsi l’un l’altro invece di unire le forze e darsi una mano. Mettiamola così, ci sono state poche persone che così dal nulla ci hanno dimostrato disponibilità il resto sono chiacchiere. Però bisogna dire anche che in questi anni Ferrara ha messo sul piatto realtà valide, veramente valide, e come recita il proverbio “Non si può fare di tutta l’erba un fascio”.

  1. Alcuni di voi (tra cui Cora, la cui voce accompagna Igor) suonano negli Alpha K. Come nasce questa ulteriore esperienza? Più un diversivo o un vero progetto in parallelo?

Bonus (Francesco – basso): Alpha K. È un progetto che non credo sia giusto definire parallelo, è un altro progetto, che personalmente nonostante in qualche situazione sia stato accostano ai Devocka, credo abbia delle sostanziali differenze, attitudine, tipologia di scrittura ecc ecc…

Mi piace comunque pensare che ci sia una sorta di scambio, comunicazione ed imbastardimento controllato della musica, nel suo complesso.

Alpha K. viene considerato da me che ne sono membro, un altro modo di comunicare, un differente canale di espressione una delle molteplici facce che può avere una persona. E’ palese che fare parte di una cittadina molto piccola, riduce le combinazioni possibili dei  musicisti.

 

  1. Il vostro album è distribuito dalla Venus e licenziato dalla label romana CNI/DELTA ITALIANA: come siete entrati in contatto con queste realtà? Che tipo di rapporto siete riusciti ad instaurare?

Igor: Il primo contatto CNI è avvenuto dopo l’invio del  nostro EP autoprodotto, loro si sono mostrati interessati da subito. Poi abbiamo registrato il master di “Non sento quasi più” e l’abbiamo mandato un po’ in giro ottenedo diverse proposte, quella di CNI ci è sembrata la migliore ed abbiamo accettato!

  1.  Avete raccolto molti elogi, ci sono vostre recensioni su molte webzine italiane, il vostro guestbook è ricco di commenti di amici e fan. Quale attenzione vi ha reso più felici?

Igor:  Verissimo, in effetti non ci aspettavamo un’accoglienza così felice del nostro album. Tutti i complimenti sono ovviamente ben accetti, personalmente mi fa davvero piacere leggere apprezzamenti sull’espressività dei brani e della voce. Qualcuno ha poi scritto che certi testi si avvicinano alla poesia contemporanea, che i suoni di chitarra sono belli, che la sezione ritmica è forte e precisa. Insomma non saprei cosa scegliere. “Per fortuna” non ci sono solo complimenti, altrimenti sembrerebbe di vivere in un universo parallelo!