Risate Nello Spazio
Ventiduesimo secolo, la vita sulla Terra è agli sgoccioli dopo un susseguirsi di guerre mondiali, glaciazioni e nubi tossiche che offuscano la vista del Sole. La popolazione umana, costretta a vivere in città sotterranee, è divisa in tre grandi blocchi, la Federazione Sineuropea guidata dal primo ministro Phildys Plassey, i giapponesi dell’Impero Militare Samurai, comandato dal tecnogenerale Saito, e quello Aramerorusso che riunisce arabi, americani e russi, con a capo il perfido Re Akrab, il Grande Scorpione. Due le possibilità di salvezza: un messaggio mandato dallo spazio da un vechio esploratore annuncia l’esistenza di un nuovo pianeta, vivibile e incontaminato, ricco di energia come la Terra del passato remoto; subito la notizia fa il giro del mondo e partono tre spedizioni spaziali alla ricerca di questo paradiso: da Parigi la navicella Proteo Tien, ex astronave della Disney completa di aspetto alla Mickey Mouse, con a bordo una telepate cinese, uno scienziato, un pilota spaziale, un meccanico con la sua ape aiutante e un robot; da Tokyo decolla invece un’astronave in miniatura, a bordo il generale Yamamoto, il suo vice Harada e un “grande” esercito di 60 “soldati grigi”…tutto a misura d’uomo, o di topo, simbolo dell’efficienza nipponica, pronta a ottenere il massimo dando sempre il minimo; di tutt’altro aspetto la Calalbakrab, mastodontica creatura spaziale ricca di ogni comfort immaginabile.
L’altra possibilità di salvezza viene invece dalle profondità della antica Cuzco, dalle quali sembra provenire un’incredibile energia di cui si ignora la natura; forse il segreto della grande civiltà Inca, il Cuore della Terra, oppure una traccia di un’antica discesa aliena sul nostro pianeta; incaricati di risolvere il mistero lo scienziato dodicenne Frank Einstein col suo computer Genius e il vecchio saggio cinese Fang.
In una stupefacente miscela di fantascienza e comicità, storie brevi e racconti si inseriscono come tasselli nell’incredibile mosaico della vicenda principale, un doppio filo telepatico e mediatico tra i due scenari principali, che sembrano allontanarsi sempre più nel susseguirsi della narrazione per poi annodarsi di nuovo nell’incredibile finale.
Sicuramente forte l’influenza della narrativa di fantascienza post-atomica, specie nella descrizione del pianeta allo sfascio, Stefano Benni ci mette però molto del suo nel colorire questo grigiore desolante, arricchendolo di personaggi strampalati e assurdi di pagina in pagina, e di flash-back, favole, leggende che non possono non strappare risate su risate; un mix di sensazioni apocalittiche e incredibile verve comica, il cui scopo fondamentale è la satira e la critica di una moltitudine di aspetti della società moderna, e ce n’è davvero per tutti: dalla politica alla religione (spesso non c’è differenza), dalla società mediatica pronta a tutto alla smania di potere, e nel mezzo la guerra, la filosofia quando usata a modo speculativo, il misticismo spesso vuoto contenitore che fa moda, la fede cieca nella scienza che diventa più religione di una religione. Come ogni satira fa sorridere e fa pensare. Che forse è il caso di cambiare qualcosa per lasciare intatta almeno qualche briciola del nostro pianeta.