John Cale Live

@Urbino, Teatro Raffaello Sanzio, 10 marzo.

 

 

 

 

 

 

Di Paolo Rossi
ruller@tiscali.it

Sotto lo svettare del Palazzo Ducale di Urbino giace il piccolo teatro cittadino, il Raffaello Sanzio. Arrivato in loco dopo quattro ore fra treno ed autobus, intirizzito dal freddo attendevo il Gallese al varco… e sì che la warholiana banana (che andate a pensare, oh) sarebbe proprio carina da incorniciare una volta autografata. I suoi musicisti si lamentano, gli organizzatori fremono, dopo un breve sound check se ne va a cena e ad una mia richiesta di fermarsi mi guarda come se avessi interrotto il flusso dei suoi pensieri, non per forza positivi. Inizio a rimuginare e a fine concerto mi rendo conto con mia grande sorpresa di una fatto più unico che raro: John Cale era preoccupato per la sua esibizione, pervaso da una tensione che nel backstage non gli trovo più negli occhi. L’avrei dovuto immaginare, considerando anche il fatto del perché John Cale fa musica (e che musica) e non in virtù del come la faccia, che pare essere l’interrogativo che più si pone la maggiore fetta della critica musicale, sbagliando. Ospite eccezionale del concerto invernale di Territorio Musicale, Cale ha sgranato in due ore di esibizione nuovi pezzi del suo repertorio (principalmente dai recenti “Hobo Sapiens” e “Black Acetate”) così come brani vecchi di trent’anni ma che grazie all’uso di drum machine, synth e modificatori vocali splendono di luce nuova, in un rinnovarsi senza tregua (merito anche dell’ottima band). Così da un “primo atto” rockeggiante si passa ad un secondo più acustico ed introspettivo, prima di giungere alla parte finale e dei bis: Save Us, Woman, OuttaTheBag, Buffalo Ballet e Walking The Dog (cover di Rufus Thomas) i brani più rappresentativi insieme all’immortale inno della New York dei ’60s, Venus In Furs, stasera in una resa più marziale… E poi quei capelli variopinti un po’ alla Rotten! Cale si è dimostrato ancora orgoglioso alfiere di una musica senza tanti fronzoli e spietatamente diretta (ricordate il magnifico “Music For A New Society”?) . Senza alcun dubbio più efficace e motivato rispetto alle ultime apparizioni di Lou Reed in Italia.

 

 

 

 

Da vedere

Voto. 8
http://www.territoriomusicale.it
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