Di Marco Paolucci
Ashley Kahn ritorna a narrare storie e vite di jazz, dopo aver parlato dell’album ‘Ascension’ di John Coltrane e di ‘Kind Of Blue’ di Miles Davis, questa volta con il volume intitolato ‘The House That Trane Built’ uscito come i precedenti per l’editore Il Saggiatore e ottimamente tradotto da Tiziana Lo Porto. L’autore ci fa entrare dalla porta principale nella storia della Impulse, la storica casa discografica americana che fu letteralmente “costruita”, come recita il titolo, dal grandissimo musicista John Coltrane con i successi derivati dai suoi incredibili album. Kahn con uno stile di scrittura avvincente e coivolgente racconta gli anni magici dell’etichetta che vanno dal 1961 al 1976, quindici anni che videro la Impulse, con i suoi riconoscibili album dalla costa nera e arancio, porsi come il luogo dove si sperimentava, con i mezzi necessari, l’avanguardia. Il luogo dove il Jazz (con la maiuscola) ridefiniva il suo linguaggio contribuendo al rinnovo del lessico musicale della seconda metà del Novecento. La Impulse lo rendeva possibile con la creazione di capolavori assoluti della musica tutta, in anni che videro il consolidarsi della fama “interstellare” dell’immenso sassofonista John Coltrane, che grazie ai suoi eccezionali album, permise la crescita e il consolidamento dell’etichetta come marchio di innovazione senza dimenticare la tradizione; che diede modo di incidere e formare diamanti puri di suono su pentagramma a chi veniva ingaggiato per delle sessions di registrazione sotto la cura vigile del produttore Bob Thiele. Come ad esempio Charles Mingus che incise quello ritenuto da molti, tra cui lo scrivente, il suo capolavoro ‘The Black Saint And The Sinner Lady’. O Coltrane stesso che scrisse il suo capolavoro spirituale ‘A Love Supreme’, oltre ad immergersi nella corrente New Thing con ‘Ascension’ sorta di risposta a ‘Free Jazz’ di Ornette Coleman. Ma anche Albert Ayler, naturale erede di Joh Coltrane, Archie Shepp, Pharoah Sanders, la moglie di John Coltrane Alice Coltrane, e moltissimi altri artisti che contribuivano al ‘Devoto-Oli’ del nuovo jazz e altri come Coleman Hawkins e Duke Ellington che rinverdivano la tradizione con lo stile e la classe che li distinguevano. Una miniera di tesori sonici, un cenacolo di tante illustri personalità e immensi artisti che grazie a Kahn ha finalmente trovato il suo cantore. Da avere assolutamente.