Di Marco Loprete
L’Osteria dei Soprannomi è un posto, da qualche parte a Sestri, in cui è “vietato l’ingresso ai nomi”. Gli avventori si chiamano così Tom Valzer, Gommolo, Gino Pattume, Bestia, Carlo Tomaszewski e così via, ciascuno con una storia alle spalle, ciascuno con il proprio bagaglio di disperazione, di sogni andati a male, di disillusione. Ed è proprio attraverso la “voce” di uno questi personaggi, chiamato non a caso Io Narrante, che ci immergiamo in una Sestri nebbiosa e deserta, che Sommariva erige a simbolo di quel conformismo e di quel piattume dilagante (per non parlare della globalizzazione: non dimentichiamo che nel mondo de Il venditore di pianeti si paga in dollari e c’è uno sceriffo a vegliare sulla cittadina…) a cui i surreali avventori dell’Osteria cercano di opporsi con tutte le loro forze. Il tutto mentre il nostro protagonista è impegnato nella ricerca del fantomatico Venditore di Pianeti…
Indubbiamente lo spunto narrativo alla base del romanzo di Sommariva è intrigante. Il problema, come spesso capita in questi casi, è, per così dire, il suo svolgimento. L’autore infatti non riesce ad evitare quello che forse è il peccato per eccellenza della letteratura: la retorica. Le invettive di Io Narrante (che idea banale quella di chiamare in tal modo il protagonista-narratore della vicenda), le considerazioni pseudofilosofiche di Tom ed alcune caratterizzazioni paesaggistiche (in special modo l’insistere quasi ossessivo sulla luna, oggetto il più delle volte gelido e distante) risultano alla fine di una retoricità che sconfina nel luogo comune più trito e ritrito. E questo perché Sommariva non è né Tiziano Sclavi né Charles Bukovski, autori alla cui produzione letteraria Il venditore di pianeti più o meno esplicitamente guarda.
Dulcis in fundo, le citazioni di Bob Dylan, Tom Waits (il nome di Tom Valzer non v’aveva fatto pensare a qualcosa?), Enzo Jannacci, Edoardo Bennato, Francesco De Gregori, Vinicio Capossela e Nick Drake sono talmente tanto scoperte, grossolane, da risultare semplicemente irritanti.
Insomma, un libro assolutamente prescindibile.
Link: Marco Tropea Editore