Claudia Attimonelli ‘Techno: ritmi afrofuturisti’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

Un libro nato, come ci informa l’autrice stessa, dall’amore per «la musica e i mille piani di desideri che riesce a evocare». E non potrebbe essere altrimenti. “Techno: ritmi afrofuturisti”, pubblicato dalla Melthemi, è il libro che solo un’amante dell’arte del dio Apollo poteva scrivere. Ricco di notizie, spunti di riflessioni, preciso nell’analisi sociosemiotica dei movimenti socio-culturali-artistici e delle loro evoluzioni, il libro della Attimonelli si propone come un importante punto di riferimento per lo studio del rapporto tra cultura afroamericana e techno.

E’ proprio a questo che fa riferimento il concetto di afrofuturismo: si tratta di un termine di recente adozione che intende designare quel movimento culturale caratterizzato da uno stretto dialogo tra black culture da un lato e fantascienza, tecnolgia e musica dall’altro, sulla base di assunti quali «l’omologia tra schiavo, alieno e robot, l’esclusione dei neri dall’ordine del discorso sul futuro e sullo sviluppo tecnologico». Ed è a partire da questo mix di elementi che, nella Detroit degli anni ’80, i pionieri della techno hanno elaborato un solido apparato critico.

Un volume imprescindibile, che svela il collegamento (altrimenti di difficile comprensione) tra le radici della cultura afroamericana ed il mondo del djing, della laptop music, del loop, del remix, dei club, dei rave e di tutto ciò che ruota attorno ai “suoni alien”i della techno.

Link: Editore Melthemi, 2008