E’ uscito il libro+dvd dedicato a Paolo Gioli intitolato ‘Paolo Gioli: Un cinema dell’impronta’. Click Per Infos.
Kiwido – Federico Carra Editore | www.kiwido.it | info@kiwido.it
Paolo Gioli: Un cinema dell’impronta “…il cinema nell’era dell’immagine analogica.” Libro (256 pp, 280x240mm, b/n e colore) + Dvd “6 film di Paolo Gioli” (88 minuti), 35 euro
Co-edizione tra Centro Sperimentale di Cinematografia e Kiwido – Federico Carra Editore a cura di Sergio Toffetti e Annamaria Licciardello della Cineteca Nazionale, il libro “Un cinema dell’impronta“, in uscita a Novembre 2009, include il Dvd “6 film di Paolo Gioli” contenente i lavori inediti dell’artista veneto.
Primo lavoro monografico sul cinema di Paolo Gioli, il volume raccoglie i contributi di Giacomo Daniele Fragapane, David Bordwell, Dominique Païni, Elena Volpato, Jean-Michel Bouhours, Bruno Di Marino, Keith Sanborn, Nico Stringa, i cui saggi critici sono presentati nella versione originale e in traduzione italiana e inglese. Un ricco apparato iconografico sottolinea, in un continuo gioco di rimandi, l’inestricabile legame tra le attività pittorica, fotografica e cinematografica dell’artista.
Paolo Gioli è indiscutibilmente uno dei più importanti fotografi italiani contemporanei, famoso soprattutto per le sue straordinarie immagini Polaroid, ma anche per i fotofinish e per le fotografie stenopeiche. E’ autore di film che sviluppano tutta una serie di temi, di approcci e di tecniche che dialogano in modo strettissimo con la sua produzione fotografica, pittorica, litografica e incisoria: Volto sorpreso al buio, interessantissimo e inquietante, straordinario dal punto di vista del rapporto tra cinema e fotografia; Tracce di tracce, in cui l’artista cancella dalla pellicola qualunque elemento rappresentativo, non c’è più l’immagine, c’è solo la traccia della traccia che può essere traccia fisica, segno, impronta; Finestra davanti a un albero, film dedicato al pioniere della fotografia delle origini Fox Talbot; Figure instabili nella vegetazione, film interamente basato sul doppio, Gioli azzera la figurazione trasformando un’immagine che sta descrivendo un’azione in qualcosa che sembra svilupparsi da sé a partire da una centralità che viene al tempo stesso esaltata e negata; Farfallio, un nucleo di riflessione filosofica sulla forma, sul dispositivo e sull’immagine; Anonimatografo, materiale elaborato a partire da un oggetto found footage, una pellicola di un anonimo cineamatore dell’inizio del 900 che diventa uno straordinario universo di sperimentazioni possibili.
Gioli fa in qualche modo critica della visione a partire dagli strumenti che l’ultimo secolo ci ha consegnato. E dunque la chimica e l’ottica della fotografia, il trascinamento, l’otturatore, il farfallio, l’oscillazione della successione delle immagini che genera l’illusione di movimento, e via dicendo. Una cultura dell’immagine che l’occidente ha abitato e esplorato per oltre un secolo e mezzo e che adesso sta cambiando. Gioli è prezioso non solo per la sua produzione, appunto, filmica, artistica, fotografica, ma anche come testimonianza critica di che cosa è stata l’era dell’immagine analogica. (Giacomo Daniele Fragapane)
L’espace lutte contre le temps chez Gioli. Lutte infinie qui transpose les anecdotes narratives du cinéma romanesque en roman des images. (Dominique Païni)
An instantaneous sampling of space becomes three seconds of cinema, rendered as a pulsating vertical scan. The downward drift produced by Gioli’s stenopeic camera tends to erase the frameline. (David Bordwell)
Cette posture paranoïaque nous démontre qu’il y a chez Gioli une curieuse alchimie personnelle, entre Dalí et Marcel Duchamp. (Jean-Michel Bouhours)
In Gioli il medium è il corpo e il corpo è il medium. Un corpo glorificato, rigenerato e purificato dalla e nella luce ridotto a pura icona al di là del bene e del male, del peccato e della redenzione. (Bruno Di Marino)
Un’impronta del corpo che si fa tempo. Un’impronta che si fa sequenza. È la durata del cinema catturata in un unico battito di palpebre. (Elena Volpato)