Piano Magic

Quattro chiacchiere digitali con i Piano Magic

 

 

 

 

 

 

Di Marco Pagliariccio

pagliariss@libero.it

I Piano Magic sono una delle band più solide e al contempo in evoluzione del panorama rock alternativo contemporaneo. Con il loro recente Ovations hanno dato ulteriore prova della loro fervida creatività, che pur restando nei confini del dark-wave, strizza l’occhio all’elettronica per creare un mix etereo e ammaliante. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere il leader del gruppo Glen Johnson in occasione della tappa di Montefano della recente tournee italiana della band inglese e di realizzare questa intervista.

Ciao Glen, vederti in azione durante la performance al teatro di Montefano lo scorso novembre è stata un’esperienza indimenticabile e straniante per me che conosco la tua musica sin da gli esordi di “Popular Mechanics” (datato 1998). Ascoltare i Piano Magic oggi ed ascoltarli 12 anni fa dà quasi l’impressione di trovarsi di fronte a due band diverse. Come mai la vostra musica, in una decina d’anni, è passata da un polo all’altro? Cosa ha influenzato questo radicale processo di evoluzione?
È stato un processo organico e progressivo, infatti. I Piano Magic sono nati come un hobby da registrazione domestica e quindi erano incentrati principalmente intorno a strumenti elettronici, che peraltro amo tuttora. Ma io sono anche un chitarrista che è cresciuto ascoltando tanto Sonic Youth, Fugazi, Dinosaur Jr. quanto Kraftwerk e Cabaret Voltaire. Col tempo la chitarra ha iniziato ad avere la precedenza nella musica dei Piano Magic mentre l’elettronica è confluita più che altro nei miei progetti paralleli (Textile Ranch e Future Conditional). Mi sembrerebbe abbastanza stupido fare un concerto stando impalato davanti al laptop o a un sintetizzatore – o meglio, stupido per me e per il pubblico.La “rock band” è ancora il formato più adatto e naturale per il live, che ci piaccia o no.

Negli ultimi anni la tua produzione, confluita in vari progetti (oltre ai già citati, da ricordare il debutto da solista del 2009, dal titolo “Details Not Recorded”) è diventata via via più vasta, anche se in tutti quanti è evidente la presenza di una stessa mano. È segno di una urgenza espressiva di qualche tipo o cos’altro?
Sono stato molto prolifico in effetti negli ultimi 18 mesi. Ho perfezionato la mia tecnologia per registrazioni casalinghe nello stesso periodo nel quale mi sono sentito eccezionalmente ispirato, così il risultato è stato un sacco di releases in un breve lasso di tempo. Come e se questo tasso di produzione si manterrà in questi anni non posso saperlo. Di sicuro ho in mente un nuovo album dei Future Conditional e uno nuovo da solista. Più in là magari ancora qualcosa firmato Piano Magic.

Nei testi delle tue canzoni gli elementi autobiografici sembrano essere centrali. Quanto di te c’è in esse?
Il 99%. Non sono molto bravo a scrivere di cose dalla prospettiva di altre persone. Probabilmente ciò è collegato al fatto che uscire di casa mi fa stare a disagio, a meno che non sia per dare da mangiare a volpi, uccelli e scoiattoli.

Nella tua musica è evidente l’amore per la new wave e i suoni dark degli anni ’80. Pensi che il tuo successo sia legato alla riscoperta di questi generi negli ultimi anni o ti senti slegato da questo “processo”?
Penso che ci sia un’intera nuova generazione che sta riscoprendo ora la musica degli anni ’80 e ne stanno recuperando degli elementi finanche a trafugarli completamente. Mi piace questo recupero ma non ho ancora sentito un disco attuale che si possa dire migliore dei primi 3 dischi dei New Order o dei primi 3 degli Human League. È bello usare i suoni di quell’era naturalmente, ma le tue canzoni devono provare ad essere buone indipendentemente da questo recupero. Il mio personale amore è per i suoni dark-wave dei tardi anni ’70 e primi anni ’80 che sono sempre stati lì perché sfortunatamente sono vecchio abbastanza da aver comprato quei dischi all’epoca.

Quali sono i tuoi musicisti e band preferiti? E quali sono i migliori secondo te tra quelli usciti negli ultimi anni?
Kraftwerk e Smiths sono i miei preferiti nei termini di musica verso la quale guardo. Sono due gruppi agli antipodi ovviamente, ma come ho detto amo allo stesso livello il synth e la chitarra, quindi non posso prescindere da questi due riferimenti. Ci sono un sacco di gruppi validi in giro in questo periodo, mi piace Fever Ray e amo molto gli XX e i We Fell To Earth, ma se devo considerare gli ultimi 15 anni o giù di lì Portishead, Radiohead e Low hanno fatto alcuni dei miei dischi preferiti. Queste ultime tre band sono magnifiche.

Qual è la tua relazione con l’Italia, sia a livello musicale che più in generale?
L’Italia ci è sempre molto piaciuta. Il pubblico è sempre stato presente e generoso. Abbiamo lavorato con delle buone agenzie come Locusta e Grinding Halt così andare in tour in Italia per noi è stato sempre divertente. Abbiamo rapporti di amicizia con gruppi come i Giardini di Mirò e gli Offlaga Disco Pax. Ovviamente la vostra è una nazione bellissima con una grande cultura. Venire in tour in Italia è sempre un piacere per noi, questo è sicuro. Ma non è tutto positivo. Berlusconi è una figura preoccupante, soprattutto per l’attenzione che riserva alla giustizia e il rifiuto degli immigrati. Inoltre sono scioccato e depresso per come è stato trattato il caso dell’omicidio di Meredith Kercher. Io credo che Raffaele Sollecito e Amanda Knox siano innocenti ma nonostante ciò sono in prigione e lo saranno per i prossimi 25-26 anni solo perché il procuratore capo e la polizia hanno voluto salvare la loro reputazione.

E quindi progetti per il futuro?
Tirare fuori di galera Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Fare più date possibili con i Piano Magic. Mi piacerebbe molto tornare in Italia per qualche festival quest’anno. Registrare, come detto, il nuovo album dei Future Conditional. Produrre il maggior numero possibile di album con la nostra nuova etichetta Second Language. Ma oggi in particolare? Dare da mangiare agli animali che vivono tra la neve. Loro hanno bisogno di tutto l’aiuto che possono trovare.