Di Diego Giachetti
Man mano che nuove ricerche si svolgono e nuovi libri vengono pubblicati, si ha la conferma di quanto, inizialmente, si poteva solo intuire. Negli anni cinquanta e sessanta, nelle società industriali dell’Occidente e in quelle del “socialismo” reale dell’Est europeo, si è configurata una rottura generazionale che ha alimentato, grazie alla musica rock e beat e ai nuovi stili di vita che ad essa si associavano, un conflitto che ha avuto per protagonisti i giovani, studenti o operai che fossero. Il libro di Enzo Cioffi è una chiara e dettagliata testimonianza in merito. Certo, esso riguarda l’Italia, ma è un’Italia poco italiana quella che si narra. Difatti è una popolazione giovanile che si appropria di una cultura musicale che rompe con i canoni del bel canto e del melodico tradizionali, tipici del nostro paese. Sono le “americanate” del rock, oppure il beat che arriva da Liverpool, che stravolgono regole e gusti consolidati e che, inizialmente in modo incosciente, danno parola, visibilità e conforto a una miriade di giovani che vivono il disagio della loro civiltà. E’ una grande narrazione di come attraverso il formarsi di una mentalità condivisa, in senso antropologico, sorge una coscienza nuova, una ridefinizione di sé, della propria collocazione e funzione nella società. La politica, intesa come acquisizione di coscienza collettiva volta a trasformare il presente, attorno a un progetto dato, non c’è ancora, deve ancora giungere. Ma quando arriva, col Sessantotto, essa è intrisa e poggia sulla precedente esperienza, prova a realizzare quelle speranze che si erano vissute a fior di pelle, prima della loro sistematizzazione razionale. Per quella generazione le suggestioni musicali, gli stili di vita, la scoperta dell’appartenenza al gruppo dei giovani, lavorarono alla loro formazione, costituirono la base pedagogica del loro carattere pubblico e privato. E’ un processo molecolare ben descritto e colto nella sua collocazione storica dal secondo dopoguerra alla guerra fredda, ai sintomi del disagio giovanile (maschile e femminile), ai primi vagiti del rock e del beat, fino all’esplosione del fenomeno, aiutato anche da un’industria moderna che coglie l’opportunità di mercato a fronte di una nuova domanda, quella dei giovani. La “moda” dei capelli lunghi rappresenta, da quel momento, un qualcosa di più di una semplice moda, significa protesta, presa di distanza e separazione dagli adulti (“noi non siamo come voi”, per dirla coi Rokes), contestazione. Questa vicenda è raccontata dall’autore in un duplice aspetto: quello nazionale, di cui già molto si sa, e quello specifico legato a una comunità territoriale, in questo caso il Sannio beneventano e caudino. E’ quest’ultimo aspetto il dato sorprendente e intrigante che conferma, come altre ricerche locali hanno evidenziato, la diffusione reticolare e molecolare del conflitto generazionale nel nostro paese, dalle grandi città fino ai paesi della provincia. Questa parte del libro muove dalla “periferia” verso il “centro”, dalla cornice che delimita il quadro storico. La indaga, la racconta dall’interno, la collega, quando è necessario, al quadro generale. Si scopre così una generazione diffusa, soggettività giovanili in corso di formazione, che costituiranno di lì a breve il retroterra sul quale poggerà l’altrettanto diffuso ’68, quello degli studenti, degli operai, dei giovani “estremisti”. Infine, lo storico dei costumi, delle mentalità e degli stili di vita di quel periodo non può esimersi dall’illustrare gli “attrezzi” concettuali che usa per la sua ricerca. Enzo Cioffi lo fa nella parte finale con varie appendici che descrivono gli strumenti musicali più in uso nei complessi beat, i vari festival e raduni musicali giovanili, i generi musicali, biografie di cantanti e gruppi, fino a un simpatico glossario che sviscera il significato di beatnik, bikini, blue jeans, firt, generazione ye-ye. Juke box e via di seguito.
Link: Enzo Cioffi, Cambia la musica nell’Italia che decolla. Società, giovani e sound dagli anni ’50 al ’68, Napoli, Pironti editore, 2010, pp. 382, euro 20.00