@Ancona, Mole Vanvitelliana 22/06/2011
Di Rachele Paganelli
Anna Calvi: angelo o diavolo?
Questa inglesina minuta è una delle cantanti più corteggiate del momento. Capisco anche il perché. La sua fama la precede. Pupilla di Nick Cave che l’ha scoperta e portata con lui in tour, si è fatta le ossa sfidando palchi più o meno grandi. Anche da qui si riconoscono i grandi musicisti, non è facile scovare un talento del genere. Tutto questo peso sulle spalle può essere anche controproducente. Ci si aspetta molto. Troppo. Ma qui la delusione è decisamente lontana. Anna è ospite alla Mole Vanvitelliana di Ancona, c’è molta gente nonostante sia mercoledì sera. Il posto è molto bello ed è tutto ben organizzato. Inganniamo tutti il tempo ascoltando Tori Amos da un cd messo proprio per il pre-concerto. Non capita tutti i giorni di vedere un’artista così ricercata e chiacchierata quindi grande applauso per la Comcerto. L’artista è accolta da un grande applauso, mentre noto subito che è molto elegante con i pantaloni a vita alta anni 50 e la camicetta di seta rossa. Ci sorride timida, guarda spesso in basso e parla piano per presentare il resto della band composta da un batterista stranamente composto, un bassista (che va e viene) e una tastierista/polistrumentista (annovero tra i vari strumenti un organetto meraviglioso) decisamente scatenata. Due minuti dopo già non la riconosci più. E’ sicura di sé come non mai. Già dalle prime note di Rider to the sea e la cupa Suzanne & I ti accorgi che ha una voce potente, blues quasi inquietante per la sua durezza con lei che assume davvero espressioni luciferine. La chitarra è la grande protagonista. L’intero album ha dei toni decisamente “morriconiani” ma più dark, quasi fosse la colonna sonora di un film di guerra. Nel suo modo di cantare c’è rabbia ma anche tanta sensualità come in First we kiss, una dolce ballata. Ti sorprende con assoli di chitarra difficili e potenti e questo conferma ancora di più la sua forza. Love won’t be leaving ti incanta. A sorpresa c’è anche una cover. E niente di meno che di Edith Piaf si tratta con la sua Jezebel, che onestamente non ho apprezzato molto. Certe cose non si possono proprio rendere rock. Ma c’è da dire che ha proprio un gran gusto la ragazza. La serata finisce e sono tutti in piedi ad applaudirla e ammirarla. Com’è giusto che sia. L’unica nota negativa è la sua presenza scenica, un po’ scarsa. Ma questo (spero) arriverà con l’esperienza. Quindi, per ora, ti perdono (e ti applaudo) Anna.