Zeus! Intervista

Quattro Chiacchiere Digitali con gli Zeus!

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

20/02/2013: Gli Zeus sono un duo di metodici devastatori sonici. Luca Cavina, che gravita tra gli altri nei Calibro 35, usa il basso come una clava con cui si diverte a bastonare il pentagramma con potenza e violenza inaudite; Paolo Mongardi, prestatore della sua arte nei Fuzz Orchestra e nei Ronin, è un batterista metronimico che raggiunge velocità vicine al muro del suono. Come matrice generativa hanno il metal, condito con il punk, rimescolato con il progressive e dopo la seconda uscita, puntualmente recensita qui, si sono rese necessarie le Quattro Chiacchiere Digitali da recapitare loro. Le risposte sono state affidate a Luca Cavina. Come sempre a voi i risultati:

1.     Da dove viene ognuno di voi? Come avete iniziato?

La nostra storia ha inizio in una città di nome Imola, al confine tra l’Emilia e la Romagna. Proveniamo da diverse formazioni imolesi dagli esiti più o meno fortunati. Alcuni nomi, per chi ha memoria: Hellish, Mortuaria, Beppe e i suoi Scudozzi, Bambolina al Vetriolo, Taunt, Pornoise, Mourn in Silence, Testosterone Addiction, Tri-Tracks, Transgender.

I più degni di menzione sono stati senza dubbio i Transgender che possono fregiarsi del titolo di “re del rock” (cit. da “Sabato Sera”, estate 1998) per la brillante vittoria di Imola Rock Edizione 1998. Con tre dischi alle spalle (per New LM Records nel 2000, per Snowdonia nel 2003 e per Trovarobato nel 2006), si sciolgono nel 2007 con grande dispiacere dei fan. Da allora io e Paolo, orfani della band che tanto ha fatto sognare i kidz emiliano-romagnoli, nonché sezione ritmica della suddetta, ci siamo messi in proprio a lavorare finché le nostre fatiche sono sfociate in quella che oggi è diventata la bottega ZEUS!.

2.     Come vi è venuta l’idea di formare una band?

Noi ZEUS! riteniamo che la musica sia un potente mezzo di aggregazione, molto più (per esempio) della droga, dell’alcool o della discoteca, anche perché riesce a parlare al cuore di tutte le persone. Ed è per questo che una sera io e Paolo, seduti davanti al nostro solito baretto di quartiere, di fronte all’ennesima Moretti da 66, ci siamo guardati dicendoci: “Ma cosa stiamo facendo? Perché buttare via così il nostro tempo? Non sarebbe più bello andare in giro per il mondo a suonare, conoscere gente con abitudini diverse dalle nostre, visitando luoghi meravigliosi mai visti prima?”. E così girando abbiamo scoperto che la maggior parte delle persone ha le stesse abitudini e di luoghi meravigliosi non ne abbiamo poi visti così tanti. Però almeno ci pagano.

3.     Quali sono state le vostre influenze?

Oltre alla strada, ovviamente, Piero Scaruffi ci ha dato una mano a filtrare i nostri download su Mediafire. Anche se poi alla fine Captain Beefheart non mi viene mai voglia di ascoltarlo.

4.     Come create i vostri brani? Qual è il vostro rapporto con lo studio di registrazione?

Utilizziamo gli ingredienti semplici e sani di una volta (tipo il metallo) per creare pietanze musicali dal sapore contemporaneo e apparentemente sofisticato.

Riguardo allo studio di registrazione, non ho un rapporto diretto con le sue macchine. Preferisco affidarmi a chi come Tommaso Colliva, che ha registrato e mixato “Opera”, sa quali sono i pulsanti giusti da premere.

5.     Come mai la scelta del vinile rispetto al classico formato in cd per le vostre produzioni?

In realtà oltre al vinile stampiamo pure nel classico formato in cd. Io poi non ho nemmeno il giradischi.

6.     Con chi altri vorreste collaborare?

Mah…dopo aver collaborato con Justin Pearson, Nicola Ratti, Vincenzo Vasi nel nostro ultimo disco, e con Valerio Canè, Enrico Gabrielli e l’incredibile guitar hero Andrea Mosconi nel precedente lavoro, il top a cui possiamo aspirare è che siano le altre band a chiamare me e Paolo per avere un featuring sul loro disco.

7.     Come vedete la scena live italiana, e quella internazionale anche a livello di spazi per suonare la vostra musica?

Non sono più i tempi in cui i metallari si lamentavano perché non c’erano spazi per suonare quel tipo di musica. Anzi, mi sa che il Metallo e suoi derivati oggi sopravvivono meglio di altre realtà musicali. Ci sono molti grossi festival metal in giro per l’ Europa. Probabilmente questo si spiega per il fatto che i metallari sono fra i principali consumatori di birra nel mondo.

8.     Progetti futuri?

Non me l’avevano mai chiesto, quindi non saprei. Mi accontenterei di portare a termine i progetti presenti, anche solo approssimativamente.

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