Quattro Chiacchiere Digitali con Vasco Viviani della Old Bicycle Records.
Di Marco Paolucci
10/09/2013: Tra gli arrivi nella posta di Kathodik qualche giorno fa sono capitate delle musicassette. Informazioni al minimo, interesse da parte della redazione crescente. L’approfondimento di rigore ha portato a conoscere questa interessante realtà svizzera chiamata Old Bicycle Records e il suo mentore Vasco Viviani. Genere tra avant rock e sperimentazione, voglia di saperne di più: totale le naturali, conviviali, fondamentali Quattro Chiacchiere Digitali per farvi conoscere ed apprezzare questo “artigiano” della riproduzione sonora. Come sempre a voi i risultati:
Quali sono le origini dell’etichetta? Come è nata l’idea e quali ispirazioni ci sono state?
Ciao Marco, innanzitutto grazie per l’intervista…Old Bicycle Records è la logica prosecuzione di un percorso iniziato verso il 1994/1995, quello della mia educazione musicale. Ai tempi a darmi il là furono i Bisca99Posse, dai quali partii con la passione della ricerca della musica e non dell’ascolto passivo. Ci sono state diverse tappe intermedie, con un paio di progetti che mi hanno visto coinvolto in prima persona come musicista (parola troppo grande, diciamo che salivo sul palco) come Pidierre e Nufenen (il primo nella mia fase rap, il secondo un’unione sepolcral dance, con la quale ci togliemmo discrete soddisfazioni) e, soprattutto, con la creazione di Pulver und Asche Records, etichetta tuttora in vita nata per sostenere il progetto musicale di mio fratello Luca, Soft Black Star. Col tempo (e grazie ad una fortunosa interferenza) sono arrivato ad Old Bicycle Records, per la quale è uscita in questi giorni proprio una cassetta con Soft Black Star come co-protagonista. I cerchi si chiudono sempre, o quasi…
Le ispirazioni sono molteplici e molto diverse: dalla scuola italiana (Wallace Records e Bar la Muerte fino ad arrivare a NO-FI e Sincope) a quella “classica” statunitense (Touch & Go, Perishable ed un sacco di altre) o meno classica (Corwood Industries, le cassettine di Eugene Chadbourne); pezzi che sembrano non avere nulla in comune, ma ognuno è pedale, catena e manubrio della vecchia bici.
A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?
Non ho mai fatto riferimento ad un modello preciso e, molto probabilmente, mai lo farò. Mi limito a scoprire cose per me splendide e meritevoli di attenzioni, togliendo un po’ di tempo a musicisti splendidi ed in tutt’altro affaccendati chiedendogli gentilmente di assecondarmi.
Non ho, purtroppo o per fortuna, il tempo, la capacità e le modalità per ambire ai modelli citati sopra… diciamo che provo a dare il massimo nel mio piccolo.
Come scegli i gruppi e le produzioni?
Non ho una linea editoriale, se non quella del mio gusto. Quando gli Sparkle in Grey mi hanno chiesto di ascoltare ‘Mexico’ per un’eventuale co-produzione penso di aver aspettato la fine del terzo pezzo per decidere: s’ha da fare. Poi, per una cosa o per l’altra, questo ha portato alla fondazione di OBR ed alla ricerca di persone e progetti che sentivo affini. Nessuno è troppo grande né troppo piccolo per me, provo a contattarlo e se deve succedere qualcosa succederà.
Col passare del tempo poi alcuni progetti mi sono stati sottoposti e ne sono più che onorato, poiché si è sempre trattato di cose bellissime.
Sono aperto a molte cose in quanto ascoltatore onnivoro, ma, se proprio devo definire una linea, è quella del progetto gestibile ed alla mia portata. Nessuna produzione troppo larga, nessuna esagerazione. Cose piccole e meritevoli, ecco tutto.
Come è nata l’idea del formato cassetta? Pensi di essere in controtendenza o credi in una sorta di “rinascita su nastro”?
Direi che è stata un’opportunità: trovo i formati materici (CD, LP, MC) egualmente degni di nota e la cassetta è quella che meglio si adatta alle mie possibilità; non c’è la necessita di una tiratura esagerata e non ha dei costi enormi come il vinile. La rinascita del nastro sta al materiale che vi è sopra inciso, per dirla in maniera bruta. Se le cassette sono belle e ben fatte la gente interessata le ascolterà, così come i cd o gli lp. Si tratta di una scelta nemmeno troppo feticista, non credo in una rinascita su nastro: il nastro è vivo, vegeto, e spesso (o forse sono io ad essere un’acquirente fortunato) molto bello.
Come sono i rapporti con i musicisti?
I rapporti coi musicisti sono molto diversi, così come diverse sono le persone coinvolte. Ho sempre lavorato bene con ogni persona coinvolta in OBR e quando ho avuto delle difficoltà sono state, in primo luogo, dovute alla mia imperizia ed a sbadataggini, dannata ortografia! Poi con alcuni c’è più affinità che con altri, ma questo è dettato dallo spirito umano. Purtroppo la maggior parte dei contatti con i musicisti avviene attraverso la rete: viene così a perdersi il lavoro gomito a gomito ed il contatto umano ma quando ci si incontra di solito si ha di che festeggiare!
Questo da parte mia ovviamente, sarebbe una domanda da girare anche alla controparte!
Cosa pensi delle coproduzioni?
Di base la trovo un’idea molto intelligente ed arguta (meno copie per ognuno, maggior gestibilità del proprio settore, conoscenza reciproca e contatti); dipende però molto da chi viene fatta e come viene organizzata. Con Pulver & Asche Records, anni fa, organizzammo una co-produzione per l’album di Mr. Henry & The Hot Rats (presto al lavoro con Zeno Gabaglio e Xelius su P&A tra l’altro, pubblicità nemmeno troppo velata); fu un’esperienza difficile per la lontananza delle parti in causa (Pulver und Asche, Mr. Henry, Suiteside) e per le diverse visioni della cosa. Con gli Sparkle in Grey invece il tutto è sempre stato orchestrato dalla base centrale con dei risultati a mio modo di vedere molto positivi. Sono riusciti ad unire, con due album, etichette legate ad ambiti molto diversi musicalmente giungendo ad un risultato che riesce a risaltare nel catalogo di ognuna di esse… trovo che tutto ciò non sia per nulla evidente!
Quali pensi siano state, analizzando questo primo spaccato di uscite, le produzioni migliori targate Old Bicycle Records? Quali le peggiori?
Per me è difficile analizzare quanto prodotto finora, adoro ogni singolo brano targato OBR; facendo autocritica però devo ammettere le maggiori difficoltà con le Tape Crash rosa e bianca. Entrambe stupende dal punto di vista sonoro furono inficiate da errori ortografici da me commessi: a mia discolpa diciamo che Arrington de Dionyso e Praying for Oblivion non siano nomi semplicissimi! La bianca poi ebbe dei problemi di registrazione, con un pezzo di Torba registrato due volte di seguito per cui dovemmo sovraincidere tutte le copie in maniera casalinga.
A livello di qualità mi piacerebbe spendere una parola su ognuno di loro, sperando di non allungarmi troppo tediando i lettori più impazienti.
Icydawn: Talento ticinese cristallino, il lato oscuro di un ridente cantone.
All scars Orchestra: Ho sempre adorato Brusaschetto in tutte le sue forme, quando poi è accompagnato da un parterre come questo che si vuole di più?
Sparkle in Grey: Spettacolari. L’ultimo disco ha conquistato anche mio fratello Luca e non è poco… ironicamente li chiamo i Tuxedomoon della Brianza ma se vanno avanti di questo passo fra un po’ saranno gli altri gli Sparkle in Grey di San Francisco, e non sto scherzando.
Mattia Coletti: Che tocco ragazzi.
Mesta: Una fiammella nella neve, stupendi.
Luca Sigurtà: sa essere delicato e sa picchiare, uno spettacolo.
Praying for Oblivion: Paura e brividi, nel senso migliore del termine.
Torba: Come tenere le orecchie sotto una cascata per tempo indeterminato, super!
Arrington de Dionyso & Mr. Mutak’s Group: Fantastici, la miglior colonna sonora per cucinare i gamberoni al curry, nessuna storia.
Devasquartet: Conobbi Davide quale roadie per i G.I.Joe anni fa, a Chiasso. Conobbi Seth Evol Tracks quella sera e mi cambiò la vita. Nel cuore.
Harshcore/Der Einzige: Due recensioni hanno citato Miles Davis parlandone…ora, io potrei non capirne molto ma quella serata mi pesa essermela persa dal vivo!
Polvere: Il nome dice tutto, nel miglior senso del termine… sono lì, non riesci a scrollarteli di dosso.
Eugenoise: Cioè, se le informazioni non mentono questo ha solo 21 anni! Ci sotterrerà tutti ridendo fra le macerie, fermatelo!
The Lay Lamas: Il viaggio, quello puro. Altro che sostanze, datemi un walkman!
Soft Black Star & Zeno Gabaglio: Capitati in Svizzera per puro caso, o forse non sanno di starci: non era quel posto triste pieno di banche?
Mike Cooper: Oltre alle camice hawayane c’è la classe, l’esperienza, l’arte…
Con chi vorresti collaborare?
Troppa gente nella lista: così a naso direi Scout Niblett, Soap and Skin, Powerdove, Dan Friel, Gelba, Bruital Orgasme, Fausto Rossi, Fedora Saura, Mai Mai Mai, Forse, Walkabouts, Matter, Mace, Thdr Roots, per dire i primi quattordici che mi sono venuti in mente.
Come vedi la scena musicale italiana dal tuo punto di vista “straniero”?
Guarda, ho sempre vissuto a uno sputo dall’Italia ed i miei contatti, avendo la stessa lingua, sono sempre stati rivolti in questo senso. Ho iniziato ad andare a Milano ai concerti anni fa ed in questo lasso di tempo ho visto ed ascoltato cose egregie e splendide. C’è un sacco di roba bellissima in ogni ambito, da Francesco Giannico agli Hiroshima Rocks Around, passando da Stefano Giaccone a Fekete. Tra Yeeeeeeh di Mal & the Primitives (naturalizzato italiano, quindi vale) e 950 di Fritz the Cat. Troppa roba bella, il calzolaio ha fatto un buon lavoro con lo stivale…
E per quanto riguarda la scena live italiana?
I concerti iniziano troppo tardi, purtroppo non calco molto spesso i palchi. Ho sempre avuto delle belle sorprese e delle belle conferme, dagli Infranti ai Cut qualche anno fa, a Zona Mc ed Olyvetty.
Poi gli Ovo, Enrico Gabrielli…
Se c’è una critica che devo muovere alla scena live italiana è quella di lasciare un individuo libero di vendere i propri dischi fuori dal concerto degli altri (PF, faccio solo le iniziali) lasciando brutte sorprese agli ignari acquirenti.
Progetti futuri?
Di fissato e di prossima uscita avremo like lamps on my day di Stefano de Ponti, in co-produzione con Under my bed Recordings, sempre su cassetta. Un nastro bellissimo che lascerà molta gente toccata. Arriva dai Passo Uno ed è un prodigio.
Poi ci sarà Batalha di Nuno Moita/Matteo Uggeri, su cd. Una perla dimenticata scovata quasi per caso, toccante e selvatica.
Poi altre cose, quando sarà il momento… teneteci d’occhio!
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