(Source/Astralwerks 2001)
“Quiet is the new loud” dei Kings of Convenience non può far altro che far riaffiorare in tutti noi una tristezza struggente, inducendoci a riflettere sull’esatto significato della scomparsa di un songwriter d’eccezione quale fu il (mai troppo a lungo) compianto Nick Drake. Le cullanti nenie acustiche del duo di Bergen riportano infatti alla mente sensazioni passate, malinconie disperse nei fraseggi arpeggiati delle chitarre acustiche, una quotidianità lancinante capace di penetrare nelle ossa per poi tornare a sublimare dai pori della pelle con estrema agilità. La sensazione prevalente quando il lettore smette di girare è l’impressione di aver ascoltato qualcosa: non si resta perplessi ma la mente prova comunque a muovere qualche passo, non può farne a meno…. c’era qualcosa degli America in The Girl From Back Then?… Era un’ eco di certo Arto Lindsay quello che spuntava da Singing Softly to Me? Ma cosa c’entrerebbe? Dio… e Simon Jeffes sarebbe davvero potuto scendere così in basso… o semplicemente non mi ricordo bene quei dischi? Dei Gastr Del Sol così inconcludenti poi… E’ una sensazione sconvolgente. Un brevissimo momento di silenzio e la propria collezione di dischi (o quella altrui) appare tempestata di gemme inimmaginabili fino a un momento prima. Qualcosa però rimpiangiamo mentre voltiamo le spalle al lettore irresistibilmente attratti dagli scaffali… le note di straziante bellezza del violino di I Don’t Know What I Can Save You From. Esitiamo un istante, e la miriade di suggerimenti evocati poc’anzi è già sfuggita alla nostra memoria… cerchiamo disperatamente di riafferrare mentalmente la nota predominante di ciò che si è appena ascoltato… E ci si accorge che i due norvegesi Erlend e Eirik hanno in definitiva affidato l’intero loro messaggio ad un chitarrismo intimista che, perso nella propria unireferenzialità Drakeiana, finisce per parlare soltanto agli orfani inconsolabili del giovane martire britannico. Ed è esattamente a questo punto che ci si rende conto che dei Kings of Convenience avevamo bisogno come di qualcuno che getti nella fossa una foto sconcia dell’amante segreta (o?) del defunto.
Voto: 5
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