Coldplay ‘A Rush of Blood to the Head’

(EMI 2002)

Ve lo dico subito. Non mi hanno mai fatto impazzire più di tanto, anche se intendo quantomeno precisare che non mi sono mai accodato a chi li considerava l’ennesimo proiettile pop sparato da Albione.
I Coldplay eh? (tono alla Homer Simpson)… beh una band in possesso di un’innegabile sensibilità melodica del tutto personale.
“Parachutes”?… un buonissimo e impeccabile disco d’esordio: lirico al punto giusto, capace di far perdere l’ascoltatore in meravigliose leziosità in grado di fermarsi (con grande savoir faire degli autori) prima dell’abisso della stucchevolezza.
Il loro enorme successo negli States? E cosa vi aspettavate dagli inventori del consumo di massa… è da almeno un secolo che l’Europa produce idee e l’America le standardizza… ovvio che sia il luogo ideale dove, se qualcuno parla di sé (e dire che il sound dei Coldplay è autoreferenzialmente ‘truly British’ è un eufemismo) e non dice soltanto sciocchezze, viene preso per un originale, quando non addirittura per un genio.
Il loro secondo album? L’esempio del brutto effetto che fa essere adulati dalle persone sbagliate. Le sonorità si riempiono di melassa melanco-pop, gli arrangiamenti si fanno più ricercati nelle intenzioni e più banali nei risultati avvicinando il prodotto a dischi più propriamente mainstream. La produzione dei suoni e la cura dei particolari di “A Rush of Blood to the Head” sfiora l’iperuranio apollineo, il loro look sobrio e ‘adulto’ ci deprime per inutile professionalità ostentata.
In realtà mi spiace di aver tracciato finora un quadretto fuorviante in direzione di una stroncatura. Il secondo album dei nostri è, ovviamente, di buon livello, piacevole da ascoltare e capace di restare nel lettore Cd per un certo tempo grazie a ipermelodiche perle pop come il bel singolo all’acqua di rose In My Place, ad arpeggi di stordente bellezza come quello di Clocks o alle cullanti oscillazioni di un brano mid-tempo come Green Eyes. Quello che mi chiedo però a questo punto è: non bastava un singolo e qualche B-side?… Al posto di Warning Sign ci riascoltavamo senza problemi qualcosa degli Echo & The Bunnymen… al posto di Whisper qualcos’altro dei Chapterhouse (eh… tutt’altra storia… almeno per il sottoscritto) e al posto di A rush of Blood to the Head riascoltavamo volentieri Lolita Elle dei Jack…. poi addirittura…al posto di Amsterdam… bastava infilare nel lettore qualsiasi pezzo di “All That You Can’t Leave Behind” degli U2… ah.. no… sorry… chiedo perdono… quello in effetti non lo farei mai. O forse qualcuno di voi è disposto a farlo arrivati a questo punto?

Voto: 6

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