Liberation 2002
Tornano i brasiliani Point Of No Return dopo l’ottimo esordio “Centelha”, esponenti del caustico ‘hardcore del terzo mondo’. Dal titolo si capisce che il gruppo di San Paolo è sempre devoto alla causa socio-politica, schierato contro gli oppressori e le loro ingiustizie. Questa volta nel mirino ci sono: il governo israeliano (“…oppressao financiada pelo cumplice americano / Agora Davi é palestino..” e “…massacres para conter o terrorismo / tàtica absurda de um Estado sem memòria..” Pedra), l’industria cinematografica di Hollywood “..que garantem a prosperidade americana..” (Tela) e l’oligarchia brasiliana che relega ed affama sempre più la classe povera contribuendo a creare “..uma sociedade que segura uma arma / apontada pra sua pròpria cabeca..” (Forca).
Musicalmente la formula non varia ed é sempre gustosa: hardcore granitico che ricorda Strife, Earth Crisis, Path Of Resistance ma variegato con scosse telluriche di grind terrorifico (Cerca, Forca) di qua e melmosi rallentamenti sludge (Chibata) di la. Cori old-school frequenti (e tre cantanti sono perfetti per questo) per imprimere frasi-slogan nella mente dell’ascoltatore. Le canzoni sono 7 colpi di randello tra cui troviamo Espelho ovvero il rifacimento di Massacred And Dismembered Culture dei buon vecchi Million Of Dead Cops (il testo é veramente da lacrima). L’uso dell’idioma portoghese mi pare più che coerente per un gruppo il cui interesse é comunicare e contro-informare il popolo delle favelas. Per concludere: una conferma? A questo punto una fede.
PS: Dal vivo (constatato di persona) si superano veramente.
Voto: 9
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