(Slowdime/Wide 2003)
Lo si dice sempre, ma sono in pochi a crederlo, che a forza di insistere si ottengono dei risultati. E se li si ottengono all’ estero e non sul suolo natio comincia a non essere più motivo di sconforto. O almeno speriamo che così si sentano i Three Second Kiss che pubblicano il loro quarto lavoro (terzo album) per un’ etichetta americana, la Slowdime che si appresta a diventare la valida antagonista della Dischord nella produzione della musica alternativa alle, solite, palle propinate da tanto majorume.
Il trio nostrano mostra in questo album un’ impeccabile abilità agli strumenti loro assegnati da, chissà, quale musa ispiratrice, e le canzoni si susseguono con altrettanta, impeccabile, rigorosità geometrica. Sarà per la musica che ci fanno sentire, per le armonie che si ispirano e suonano come, ma, non uguale, perché loro sono diversi, e cioè un math-rock con le calcolatrici a batterie solari.
Sarà anche per l’amicizia con i June Of 44, sarà per qualcosa nell’aria, ma questi italiani non sono solo spaghetti e mandolino, ma robuste e intelligenti armonie soniche, rigorosi strutturalismi mutanti post-rock, sfrerzate batteriche che diffondono virus benefici. La produzione di Steve Albini è sempre più una garanzia, l’ approccio amichevole permette ai nostri di far venire fuori la loro idea di musica senza tanti plagiarismi, troppo onerosi di questi tempi di euro. Finiamo con uno spot: italians do it better. Postate gli insulti uno per volta grazie.
Voto: 8
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