(Homemade Avantgarde/ 2002)
Pardon…se usufruisco di questo spazio nel divagarmi in fantasiosi pensieri su un unione d’intenti tra gli alambicchi granulari dentro le diverse stagioni soniche utopizzate da Micheal J. Shumacher, in uno dei suoi ultimi entourage, con la ricondotta strada minimal O’Rourkeiana in “I’m Happy, I’m Singing And A 1,2,3,4”. I rintocchi pianistici deflagrati in bleeps, sventagliati con logica surreale del primo vederli sventolati, a mo di aquilone, dalla trasposizione Conradiana del licantropo di Chicago, avrebbe reso imprescindibile l’acquisto di questo disco, ma….aihmè stiamo solo farneticando.
Cercate di…anzi mi comprenderete se ho immaginato codesta alchimia nel presentare Dll -aka Lorenzo Brutti-, sulla sua matrice/i sonora, su questo ep uscito per la propria ‘Homemade Avantgarde’. Ai riferimenti biografici e stilistici rimando i lettori alla recente intervista, al contrario soffermo lo sguardo sulla musica, su quel cambiamento (oseremo dire radicale) intrapreso da il duo John Deere, per la ricerca meditata di tonificanti rarefazioni uditive ottenute plagiando la vecchia, tradizionale sei corde. Un unico assaggio (poco più di 11 minuti) dove non predomina nessun sali e scendi strutturale, il tema prende le sembianza ‘reali’ di un cuscino elettroacustico dove trova agio distendersi la melodia.
La tecnica, la chitarra apportata dall’uso dell’archetto, come altri oggettucci pescati qua e la (To Bow) si unisce alla pratica improvvisativa, mai questa, fomentata dalla partenza, ma utilizzata come processo di rifinitura finale. Una piacevole cartolina che constata la produzione italiana nell’ambito casalingo tra le prime in fatto di originalità e testardaggine verso musiche altre.
Voto: 7
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