(Warp 2003)
Sinceramente attraverso un periodo di scoramento, insoddisfazione… insofferenza verso parecchie cose, atteggiamenti e persone ecc. ecc..
Una cosa comune?
Spero di no, spero l’umanità non mi somigli… già fa abbastanza schifo così… che bisogno c’è di tendere sempre al perfezionamento di un’attitudine
Disimparare l’unica cosa degna di nota che si può evincere, leggere fra le righe della realtà.
Inarco lievemente le labbra mentre ascolto quest’ultimo lavoro degli Autechre. Sono decisamente in linea. Niente musica nelle palle o nel cuore (per fortuna), si fanno suonare dalle macchine e ne sono felici. Io ne sono felice. Oddio la musica non sta neanche nelle macchine… forse è in mezzo. Software è una parola che richiama realtà troppo tangibili… strutture, dinamiche.
Musica generativa? In parte, in parte deciso intervento dei nostri nella scelta timbrica e in alcuni cambi di passo che suonano molto umani. Granuli di suono che se ne vanno a spasso e disegnano anelli (moebius) organici pronti a definire i contorni di un vuoto-blank essenza di qualsiasi messaggio musicale e non. Solo il ricordo di una forma. Bleeps strangolati, nenie malinconiche spezzettate, loops dove stridii e cigolii poliritmici riempiono lo spettro e danno il ritmo dei cortocircuiti sinaptici.
Non ho niente da dirvi su questo cd, è di sicuro qualcosa di più che un mero contenitore mediale… è un manifesto. Non mi interessa di sicuro pubblicizzarlo. Non ne ha bisogno il prodotto… ne hanno bisogno le idee
Ancora ricordo l’idiota demo policy di una label (americana? non ricordo), ad un certo punto, dopo una lunga tirata (decisamente inutile) sulla concezione di musica dietro la label, tirava fuori una bella frase che avrebbe dovuto chiarire quale genere di musica gradiva ricevere… faceva all’incirca così: “… e no! Gli Autechre non fanno avanguardia.”.
Ho appena spedito una mail con laconico “E CHI SE NE FREGA???”… nient’altro… mail art?
Magari me ne chiedono altre.
Voto: 10
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