(ESP/Goodfellas 2002)
Questa recensione vuole essere un tributo a Donald Rafael Garrett che, scortato dal silenzio generalizzato, ha lasciato questo bel mondo nel 1989. Negli anni Sessanta, proprio a metà decennio, fece parte del gruppo di John Coltrane e tal evento, pur essendo fra le poche tracce riscontrabili lasciate da Garrett in quel periodo, s’è dimostrato indelebile giacché partecipò all’incisione del basilare “Kulu Se Mama” (una delle opere più afro del grande ‘Trane). Non ci sono invece segni concreti in grado di documentare la sua grande amicizia con ‘Muhal’ Richard Abrams, anche se la diceria che lo vuole, insieme al ‘primo’, fra i cospiratori impegnati ad iniziare l’esperienza dell’AACM non è certo una semplice leggenda… ciò anche se non fece mai parte di quell’associazione. La formazione del Sea Ensemble – insieme alla girovaga Zusaan Fasteau che a fasi alterne sarà anche sua compagna di vita – avviene all’incirca nel 1971. Si tratta di una two wo-man band in cui i due, che originariamente suonano contrabbasso (lui) e batteria (lei), si trasformano inevitabilmente in multistrumentisti… è forse la prima volta che assistiamo al fenomeno di una sezione ritmica che si propone come orchestra. Fra gli strumenti utilizzati ci sono anche esemplari esotici, provenienti da altre culture, come lo shakuhachi e il ney (rispettivamente flauto giapponese e persiano) o come lo sheng cinese (corrispettivo dello shõ giapponese), uno strumento a fiato definito impropriamente organo a bocca a causa delle sue canne verticali in bambù. Erano i primi approcci fatti dai jazzisti, e dai musicisti occidentali in genere, con questi strumenti e una certa imprecisione – la stessa che si riflette nei termini approssimativi utilizzati nelle note di copertina dei dischi (sharuhachi… nye…) – risultava inevitabile. Erano anche i primi approcci con le culture musicali che stavano dietro a tali strumenti e il Sea Ensemble può essere a pieno diritto inserito, a fianco di Don Cherry, dell’Art Ensemble Of Chicago e di quella splendida emanazione degli ultimi che è il duo Joseph Jarman & Don Moye, fra coloro che scrissero pagine memorabili in questo tipo di ricerca. “Jazz meets the World”, scriverà poi Joachim-Ernst Berendt nella sua notevole “Fotostoria del Jazz”… ma non spenderà neanche una parola per Rafael e Zusaan… eppure loro c’erano. Sotto silenzio è passata pure la ristampa in CD di questo primo disco del duo, originariamente uscito nel 1974, che possiede tutti i tratti e le caratteristiche descritte in queste righe. La loro musica presenta però anche altri elementi, quali l’opera antologica effettuata nel corpo della musica afro-americana individuabile, ad esempio, in Stork Cools Its Wings dove la voce di Zusaan passa dal canto scat ad escursioni free sullo stile di Patty Waters. Dopo “We Move Together” i due attraversarono l’Atlantico e pubblicarono altre registrazioni per la milanese Red Record; la lunga permanenza di Garrett a Pisa, e la sua partecipazione attiva alla vita del CRIM (centro per la ricerca sull’improvvisazione musicale), sono episodi impossibili da dimenticare. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come una persona eccezionale che tutto merita fuorché questo oblio cui il suo nome viene sottoposto ma gli stregoni della penna hanno altro cui pensare. Zusaan Fasteau è ancora attiva e continua a fare musica, collaborando anche con strumentisti di rilievo, ha un’etichetta discografica, la Flying Note Records, e i suoi dischi si possono acquistare all’indirizzo www.kalimuse.com. (no ©)
Voto: 8
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Autore: sos.pesa@tin.it