Norma Jean ‘Bless The Martyr And Kiss The Child’


(Solid State/Goodfellas 2002)

La Solid State di Seattle (www.solidstaterecords.com) è una tra le labels hc di fede cristiana più famose degli Stati Uniti grazie alla fama conquistata da Zao, Training For Utopia, Living Sacrifice e Spitfire; tutte bands che però o sono sciolte (T.F.U.) o sono praticamente cotte (Zao, l’ultimo loro album, “Parade Of Chaos”, è un canto del cigno). Questo per spiegarvi perché in casa Solid State s’è deciso di assumere “nuova carne”, giovani gruppi su cui puntare per il futuro. Demon Hunter, Blindside, Dead Poetic (i nuovi SkyCameFalling?), Still Breathing, magari sono nomi che ancora non vi dicono granché ma forse tra qualche annetto… chissà. Tra queste “new entries” figura anche un gruppo proveniente da Douglasville, Georgia, estrema provincia sudista americana, i Norma Jean (vero nome della mitica Monroe). I cinque non sono proprio novelli, in effetti c’è stato solo un cambio di nome, dato che dietro le spoglie dei Norma Jean si nascondono i “vecchi” Lutikriss, già noti alla scuderia Solid. Ok, passiamo all’analisi dell’album tentando di essere brevi. Dunque, titoli: kilometrici (esempio? Pretty Soon, I Don’t Know What, But Something Is Going To Happen), testi: introspettivi con invocazioni sporadiche a Jesus (vediamo voi quanto ci mettete a scovarli), booklet: magnifico con ‘ste foto ingiallite di bambini anni Venti. La musica: metal-core brutale e urlato che si definisce bene come un esatto mix di: Zao, Coalesce, Isis, Harvest e Disembodied.
L’originalità non è il loro forte ma hanno un potenziale incredibile, limite: un eccessivo controllo, una forzata mania di arrestare con chitarre stridule e stridenti una violenza di suono che rimane repressa e questo si avverte (ascoltare The Shotgun Message può essere esplicativo). Ci sarà modo e tempo per affinare il tutto comunque il potenziale rimane. In quest’album (di ardua metabolizzazione) ci dimostrano come siano capaci di creare tensioni sublimi, atmosfere pesantissime, cupe, introspettive, affascinanti come nell’outro di Pretty Soon… (gigantesco ed oscuro come pochi) o nel finale di The Human Face, Divine in cui si mescola sapientemente lo sludge degli Isis con l’imponenza brutale degli ultimi Coalesce. Il prossimo lavoro ci deluciderà meglio, per ora sette e mezzo (legittimo?).

Voto: 7

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