(Side One Dummy Records / Wynona Records 2003)
L’album di debutto di questo trio dell’Oklahoma è stato accolto con grande enfasi dalla critica, alcuni l’hanno definito ‘il miglior debutto del 2003’. Ecco, se penso anche per un secondo agli Interpol non c’avrei dormito la notte dopo una sparata del genere, però i Maxeen hanno una potenzialità, derivata soprattutto da un sound bello solido e ritagliato con mestiere dai gruppi che adorano.
E non si vergognano mica di nascondere che vanno dietro a roba blasonati tipo U2 o Guns’n’Roses, ma ascoltando bene l’album l’influenza dominante sembrano proprio i reggae-lovin’ Police. Però mentre il vecchio trio del biondo inglese univa reggae e punk in maniera piuttosto efficace, i Maxeen sostituiscono spesso quest’ultimo con una più serena new wave e sferzate pseudoemo. Scelta che alla lunga li premia con un sound quasi quasi originale e che li rende immediatamente riconoscibili, cosa non indifferente per un debutto.
Peccato però che il materiale sia così poco omogeneo: si passa tranquillamente da ottimi pezzi ben suonati e ben scritti ad altri che sembrano abbiano richiesto molto meno lavoro. E per l’ascoltatore è inevitabilmente frustrante sentire che una band dall’ottimo potenziale (come in Soleil e Poison June) si perde in numeri piuttosto Blink-otti come Shuffle My Feet e Take The Weight Off.
Ringraziamenti dunque vanno al mitico Ed Stasium (Twenty twenty twenty four hours to goooooo) che con la sua produzione ‘sentita’ e pulita rende piacevoli anche i pezzi meno ispirati. Anche se a volte neanche i miracoli riescono a salvare i Maxeen dal suonare delle copie spudoratissime dei Police, tipo in Good Enough dove il primo ritornello sembra proprio rippato da Message in a Bottle.
Comunque sia come album di debutto è senza dubbio notevole, una più che discreta alternativa alla ormai intoccabile scena new yorkese.
Voto: 8
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