(Wallace Records/Audioglobe 2004)
Jazz in Italia. Una via possibile: l’essere fuori dal jazz, l’essere indipendenti. Mescolare i pomeriggi di pioggia davisiani, ricompattare il ritmo dato dalla nostra tradizione, esprimersi in un flusso di idee/storie/titoli (brani anche come narrazioni di storie). Alcuni ricordi, immagini che escono da questa bolla/cd. Un temporale in lontananza, sensazione di un destino che non tarda ad arrivare (Uno scoiattolo in mezzo ad un’autostrada). Vicoli anni 80 illuminati con pochi neon, un incedere incerto nel futuro, l’aprirsi di una speranza (Un leggero battito d’ali). Un po’ di ordinaria follia (Frammenti di durata). Il solo di fagotto della Prima merla. Il nuotare di meduse elettriche in qualche film di serie B anni 50 (Sotto il livello del mare).
Si potrebbero dire molte cose su questo album, forse inutili: la strumentazione usata, la durata delle canzoni, che gruppi rock jazz vengono richiamati, insomma incasellare il disco. Questa volta (se devo essere sincero anche le altre) gli Anatrofobia sono riusciti a non farsi incasellare. L’esperienza più che decennale del quartetto é ormai giunta a una sapienza costruttiva. Vedo questo album come colonna sonora di quello che potrá (/é?) essere il jazz. Tutto il jazz, non solo quello italiano. Un miscuglio sempre più caldo di strumenti di diverso genere mescolati con un pizzico di elettronica; un miscuglio di generi, un non-genere. L’album mi ha convinto. E` una colonna sonora per giornate diverse dal solito. Di attese di temporali con grandine. Di risate davanti a bicchieri vuoti.
Per contatti: Anatrofobia – Via Morano 16 – 10100 Perosa Canavese (To) – +39 348 852 1374 – e-mail: info@anatrofobia.com
Voto: 8
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