(Wallace Records/Shove/Bloody Sound Fucktory 2018)
“Black Queer” segna un’ulteriore passo in avanti nella ricerca sonora dei Gerda. La loro funesta carica post core resta marchiata a caldo in questo quinto capitolo del quartetto jesino, ma è arricchita in positivo da un considerevole arricchimento degli arrangiamenti, e dal modo sempre più creativo e complesso di ingegnare del sano e programmato caos sonoro ad alto impatto emotivo. Diciamo senza problemi che la potenza dei Gerda oramai è ben matura e sconquassa le nostre anime al pari di colleghi più blasonati del jet set post hardcore (Converge, BloodLet, Unsane, Isis, ecc). Ogni brano è un mondo a sé, dove la dirompenza può esser concepita a colpi di possenti cavalcate circolari, dove la chitarra è divisa tra sottili aperture cristalline e violenti rasoiate, impattandosi con l’ugola arrabbiata di Alessandro Turcio; dove una belligerante trama math, governata da una voce urlata e dolorante, svela un alto tasso di sognante poesia (i desideri, i sogni, il tema del ricordo nel testo di Mare). Ovviamente è dovere ricordare che “Black Queer” è dedicato al compianto amico e musicista Francesco Villotta che, insieme al bassista Alessio Compagnucci, era l’anima portante dei Vel, cui i Gerda rendono omaggio coverizzando una sua canzone, Figlia, donandole un’anima irrequieta, veloce e paurosamente graffiante. Dopodiché abbiamo tra le mani un geniale bignami di fottuto outrock che sa tritare i neuroni anche secondo allucinate dialettiche bluescore (i quasi 9 minuti bollenti della cover firmata Pil Theme). I tempi si allungano, quindi, donando maggiore laboriosità e attenzione certosina alla struttura del brano, ma anche facendo risaltare un’interessante contrasto di tensione tra climi devastanti e improvvise distensioni chitarristiche che, ad esempio, durante la bellissima Notte e la straniante Hafenklanf strizzano l’occhio agli Isis, ma lo fanno sempre restando in sintonia col proprio mood al fulmicotone. “Black Queer” sembra essere l’album definitivo, la conferma di un sound eterogeneo e allo stesso tempo orgoglioso delle proprie radici dure, pure, e crude. Bestiali.
Voto: 8
Sergio Eletto