(Lautoprodotto 2003)
Un (quasi) concept album sul Babau di Dino Buzzati. L’idea è buona e come vuole la fonte si traduce in un risultato trasversale (come era Buzzati).
Il suono dei B&MC è un miscuglio sonorità di gruppi anni 70 italiani (mi vengono in mente il Banco, la PFM e i Goblin), internazionali (in Quella Di Vincenzo sento qualche eco pinkfloydiano) e di sonorita` recenti (le introduzioni dei brani sono post-rock, tipo i primi Giardini Di Miro`). I testi sono abbastanza decostruiti e hanno dei riferimenti culturali che tendono a spiazzare l’ascoltatore; in realtà sono anche molto spiritosi e in qualche modo cinici. Sicuramente non sono testi ‘pop’!
Il mondo che raccontano sembra essere proprio quello stran(iante)o di Buzzati: paure di bambini e deviazioni sessuali. Le canzoni sono (come nella tradizione anni 70) di durata abbastanza prolungata (circa sette minuti). La teatralità del soggetto probabilmente viene gustata meglio dal vivo che su cd, ma mi son piaciuti questi spiritosi martesani post-prog-rock in salsa piccante. La canzone che in qualche modo esce dalla sonorità media dell’album è l’ultima (Avviamento Con Resistenze Rotoriche), che ha qualche ricordo di C.C.C.P. e di R.U.N.I. per l’attitudine punk. A mio avviso il pezzo migliore!
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Voto: 7
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