(Atavistic / Wide 2004)
Classico è l’aggettivo che meglio si addice alla descrizione di
questo nuovo lavoro del quintetto capitanato da Ken Vandermark, non appena
le prime note partono si intuisce senza troppi preamboli che ci troviamo al cospetto
di un’opera di quelle memorabili per quadratura del cerchio.
Outside Ticket scorre via magicamente con tutti i crismi che un termine
come classico può comportare, una scrittura aerea caldissima che
spande a piene mani il verbo Mingus tutto intorno; inebriante.
La produzione di Bob Weston (Shellac) è scintillante, strumenti
ripresi in diretta a creare una fantasmagorica sensazione di sessions di
quelle di una volta.
Knock Yourself Out dedicata a Basquiat sbatte forte in testa
un potente ritmo funk che sembra giungere dalla grande mela lercia
degli anni 70; adoperare cautela nel maneggiarla dunque.
Per Intagliamento dedicata ai nostrani Zu (compagni d’innumerevoli
scorribande sonore con Ken) si affacciano per la prima volta chiaramente visibile
i tentacoli di certa impro, pericolosi attimi di stasi subdola che sfocia
nel lamento del silenzio.
Telefon è per Glenn Gould ed è assolutamente e strepitosamente
cinematografica nel suo incedere sincopato che sembra diretta mutazione del verbo
Mingus (di nuovo) e Davis; vi consiglio caldamente di procurarvi il documentario
’32 Piccoli Film Su Glenn Gould’ e di far andare questo brano in sottofondo.
Mi trovo di nuovo costretto ad adoperare il termine classico.
Quello che risalta maggiormente in questo ‘Element Of Style’ è
la ricerca effettuata sulla scrittura e sulla capacità comunicativa intrapresa
dal quintetto che li porta ad essere mai come ora probabilmente ad un passo dal
grande pubblico, basterebbe un’ulteriore aggiustatina qua e là e
sarebbero pronti ad essere fagocitati anche da chi non ha dimestichezza con materiali
del genere.
Gyllene è struggente slow che se fossi David Lynch farei
carte false per averlo come colonna sonora per un film.
E chi se l’aspettava tutto questo ben di Dio?
Voto: 8
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