(Snowdonia/Audioglobe 2004)
I paragoni e le analogie, in generale, non sempre danno garanzie di precisione conoscitiva e di attendibilità “scientifica”. Quindi, aprire la recensione di “…13 Piccoli Singoli Radiofonici…” dei cesenati Aidoru con un richiamo all’esperienza degli Anatrofobia può essere relativamente rischioso, ma utile per esemplificare alcune caratteristiche comuni ai due straordinari progetti (dal suono sostanzialmente diverso). Come i piemontesi i quattro romagnoli – Dario Giovannini alla voce, alla chitarra, al pianoforte, alla fisarmonica, Diego Sapignoli alla batteria ed alle percussioni, Mirko Abbondanza al basso e Michele Bertoni alla chitarra ed agli effetti (ora sostituito temporaneamente da Paolo Gradari) – sono partiti da suoni tipicamente “rock” (nel loro caso col gruppo Konfettura, nel 1994, genericamente etichettato come “punk band di matrice californiana”) per arrivare a creare qualcosa di assai diverso; come gli autori di ‘Tesa Musica Marginale’ hanno rivolto l’attenzione a certe complesse sonorità degli anni Settanta (facendo leva su una competenza musicale e strumentale, anche “classica”, di prim’ordine) per darne tuttavia una elaborazione originale e particolare. Così alcuni brani (la brevissima Angelo-gnomo e Se La Parola Amore) partono dal suono “progressivo” italiano e Nothing Infinity Reality germina dalle morbidezze melodiche di Robert Wyatt (con il “vocoder” che da un tocco alla Air); ma il “trattamento” riservato al Preludio Op. 28 n° 2 di Chopin fa capire che agli Aidoru non interessano barocchi esibizionismi di tecnica o applausi reverenti alla fine di ogni parte strumentale. Il lavoro portato avanti dal 2001 con il Teatro Valdoca – cinque spettacoli musicati ed eseguiti, per la regia di Cesare Ronconi, anche fuori dai confini nazionali – ha contribuito infatti all’alto tasso emotivo presente in “…13 Piccoli Singoli Radiofonici…”: l’apporto dell’autrice/attrice Mariangela Gualtieri (che ha scritto tutti i testi “italiani”del CD, fornendo le suggestioni della sua voce di ragazzina inquieta in Io guardo spesso in cielo) e gli interventi anticonvenzionali di Morena Tamborrino (che in Ossicine e soprattutto in Fas 3 Bis, di cui è “corresponsabile”, mette bene a frutto la sua vocalità esasperata) si fondono perfettamente con la musica polimorfa dei romagnoli. Quindi la sopraccennata complessità non risulta mai freddamente perfezionistica, ma viene resa ruvida da una attitudine molto “indie-rock” (sentire l’iniziale 90 (La Paura) o la furia della già citata Fas 3 Bis): in questo senso concorrono positivamente anche le manipolazioni elettroniche (ottimo il lavoro svolto in questo senso dagli Aidoru e dall’ospite John De Leo – dei “vicini di casa” Quintorigo – in Parole Porte Parole Ali).
In conclusione, l’ottima riuscita di questo CD spinge al recupero del loro “esordio” vero e proprio – “…Cinque Piccoli Pezzi Per Gruppo Con Titolo…”, edito dalla World too small Records nel 2002, con buoni riscontri di critica – e al sostegno vigoroso dei progetti futuri del quartetto (è prevista la partecipazione ad una compilazione prodotta dalla Snowdonia, che coinvolge gruppi italiani insieme a bambini/ragazzini rigorosamente sotto i 15 anni… inoltre Dario Giovannini e Michele Bertoni si sono uniti ad Andrea ed Antonio Comandini degli Emmevubì per dar vita ai Marquez: una uscita discografica dovrebbe essere imminente).
Il sito del gruppo, dove si possono apprendere anche le iniziative della Fondazione Aidoru, è: www.aidoru.org
Voto: 9
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