(Opax Records 2004)
Terzo appuntamento per la serie “From The Earth To The Spheres” che
dopo la prima vacillante uscita sembra essere diventata una valanga sensoriale
inarrestabile, si; proprio valanga sensoriale viene da definirla questa splendida
collana. Visione lucida e maledettamente bastarda di un nuovo possibile modo di
intendere (e maneggiare) materiali liquidi appena palpabili. Forma di
psichedelia meticcia che si fonde con clangori e bagliori avant per una
serie di schizzi e lapilli (auditivi) impressionanti ed impressionati da notevoli
fregi retrò/futuribili.
Jackie-O Motherfucker sparano via una tirata assurda tra sballi elettronici,
deliqui sull’orlo abissale del punto Zab e una propensione improvvisativa
in odor di Ayler. In poche parole un tour de force morbidissimo
e velocissimo(o lentissimo a seconda dei casi) che trova strani punti di contatto
nella mia rovinata capoccia con i deleteri mantra degli Hafler
Trio; l’unica differenza è che i Jackie al contrario degli albionici
spaccano il culo senza lacrima con gli strumenti. Che dire; maestri assoluti.
I My Cat allora che fanno?
Ma rilanciano è chiaro; quasi venti minuti (manca un secondo solo) di deleterio
viaggio astrale che lambisce territori allucinogeni di notevole fattura, strambamente
ritmato parrebbe anche, qualcosa di primordiale che vive di rifrazioni texane
(già detto ne sono sicuro, vecchio rincoglionito che altro non sono), spasmi
alla Popol Vuh (detto anche questo, rincoglionito alla seconda ma che ci
posso fare), giocattolerie varie di qualcosa che forse è gioco di divinità
incazzose ed inflessioni leggermente più spensierate che al Barrett
fuso sarebbero piaciute non poco. In definitiva conferma piena del loro momento
di grazia assoluta e perforante.
Coda sibilante quasi mugolante e si ritorna al punto Zab ed il cerchio
definitivamente si chiude.
Da avere (detto anche questo ne sono sicuro); ancora per favore. Grazie.
Voto: 7
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