(The Communion Label/Revolver Usa 2004)
Il dischetto che mi ritrovo tra le mani questa sera non è un vero e proprio album, ma la somma delle session eseguite alla St. Brigate Church, chiesa situata a nord dello stato di New York; tali registrazioni saranno parte integrante del definitivo ed esordiente Folk Scene. Dentro la “torre”, attanagliati come api, c’è una comune di otto musicisti dai presenti più disparati: da segnalare è la presenza di Tim Barnes, solista e gregario di Neil Hagerty, che ha curato la produzione nel suo studio, il Quakebasket. Il risultato è una miscela di percezioni, attitudini e stili che attraversano due decadi: in special modo è palpabile la psichedelia americana dei tardi 60, commistionata all’elegante tribalismo teutonico di metà anni 70 preso di soppiatto da incursioni vocali e jazzistiche (molto free) di canterburiana reminiscenza. L’ascoltatore meno distratto non potrà esimersi nel ricondurre alcuni scampoli e tessiture sonore ai Can in Harveste, dall’intro zoppicante pari a Dizzy Dizzy dei suddetti Can, per poi ingigantirsi in un delirio di percussioni e di chitarre che volano via come aquiloni. Come non trovare i Jefferson Airplane in Empress Of I-91 o addirittura i Velvet Underground che vanno in gita con David Crosby in Other Kinds Run. Le somiglianze spesso sono imbarazzanti, ma sono il frutto di un evidente retaggio mnemonico. Questione di DNA.
Voto: 7
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Autore: danielecintio@hotmail.com