(Words On Music 2005)
Ci eravamo già occupati in modo diffuso dei Lorna in occasione dell’uscita del loro debutto sulla lunga distanza, “This Time Each Year”, apprezzandone la rimarchevole complessità, tanto negli arrangiamenti quanto nelle melodie.
Notevoli erano quindi le aspettative in vista dell’uscita del loro nuovo album, “Static Patterns And Souvenirs” (licenziato dalla sempre ottima Words-On-Music di Minneapolis, presso la quale sono già accasati For Against e Coastal), il quale, fin dal primo ascolto, è risultato senz’altro essere all’altezza del suo predecessore.
La band inglese prosegue infatti decisa e senza distrazioni nel proprio cammino creativo fatto di trame colte e raffinate nella loro multiformità, e ulterioromente impreziosite dall’inappuntabile prestazione vocale di Sharon Cohen.
Ne sono qui prova eloquente l’indiepop moderatamente upbeat dell’ironica e jangly Understanding heavy metal parts I and II, gli accenni sci-fi di The last mosquito fight of the Summer e He dreams of spaceships, con i loro futuribili sottofondi sintetici, le ballate countryficate a metà strada tra Red House Painters e Mojave 3 (Homerun, Remarkable things, The swimmer), le atmosefere jazzate di Snow song e le eco Paisley Underground di Will you still love me yesterday.
Se a suo tempo avete seguito il nostro consiglio e vi siete lasciati tentare dai Lorna, abbandonandovi alle loro sublimazioni melodiche, non potrete ora mancare l’appuntamento con “Static Patterns And Souvenirs”, trattandosi, a parere di chi scrive, di quanto di più prossimo alla perfezione si possa immaginare.
Voto: 9
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Autore: acrestani71@yahoo.com